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Maxi operazione antimafia Decimabis, ricostruito il sistema “Società foggiana”

Eseguito un provvedimento cautelare nei confronti di 40 indagati, ritenuti appartenenti o contigui all'organizzazione mafiosa locale

Pubblicato:16-11-2020 14:07
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:15
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BARI – Questa notte a Foggia ed in altre 15 province del territorio nazionale, investigatori della Polizia di Stato e dell’Arma dei carabinieri, nell’ambito della maxi operazione antimafia “Decimabis”, hanno eseguito un provvedimento cautelare, emesso dal Tribunale di Bari su richiesta di un pool di magistrati della Procura Nazionale Antimafia, della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e della Procura della Repubblica di Foggia, nei confronti di 40 indagati, ritenuti appartenenti o contigui all’organizzazione mafiosa società foggiana e responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, tentata estorsione, usura, turbativa d’asta e traffico di sostanze stupefacenti, tutti aggravati dal metodo mafioso.

“Decimabis”, si legge in una nota della Procura, “rappresenta la prosecuzione della precedente operazione antimafia, denominata “Decima Azione”, eseguita nel novembre 2018, sempre nella città di Foggia, nonché la risposta ai violenti attentati consumatisi in città all’inizio dell’anno, che ebbero ampio risalto in ambito nazionale, destando peraltro profondo allarme sociale”. L’inchiesta giudiziaria che ha compendiato gli esiti di diverse attività di indagine, tra loro connesse, è stata condotta da una task force composta da investigatori della I Divisione dello Sco, delle Squadre mobili di Bari e Foggia, nonché del Nucleo investigativo del comando provinciale carabinieri di Foggia, ed ha consentito di ricostruire le attuali dinamiche organizzative-funzionali nonché le specifiche attività criminali delle tre batterie che compongono la società foggiana: “Moretti-Pellegrino-Lanza”, “Sinesi-Francavilla” e “Trisciuoglio-Tolonese-Prencipe”, da tempo contrapposte, sia pure a fasi alterne, in una sanguinosa guerra di mafia per il conseguimento della leadership interna ed il controllo degli affari illeciti ma, allo stesso tempo, prosegue la nota, “unite nella condivisione degli interessi economico-criminali, gestiti secondo schemi di tipo consociativo”.

“SISTEMATICA PRESSIONE ESTORSIVA AI DANNI DI IMPRENDITORI E COMMERCIANTI”

Le complesse ed articolate investigazioni svolte, anche con l’ausilio di attività tecniche e corroborate dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, hanno documentato, tra le altre cose, come l’organizzazione mafiosa abbia: “realizzato una generalizzata, pervasiva e sistematica pressione estorsiva nei confronti di imprenditori e commercianti di Foggia, gestita secondo un codice regolativo predefinito e condiviso, significativamente denominato come il “Sistema”; costituito una cassa comune, finalizzata al pagamento degli “stipendi” per i consociati, nonché al mantenimento dei sodali detenuti e dei loro familiari, anche attraverso il sostenimento delle spese legali, così sviluppando processi di gestione centralizzata nell’acquisizione e nella ripartizione delle risorse economiche; gestito il racket delle estorsioni come la riscossione di una vera e propria tassa di sovranità, registrando su un libro mastro la lista delle attività commerciali ed imprenditoriali estorte, nonché gli “stipendi” pagati agli associati; regolato le dinamiche interne attraverso il sistematico ricorso alla violenza brutale, quale strumento di definizione degli assetti interni e delle gerarchie associative; sviluppato, negli ultimi anni, una significativa vocazione imprenditoriale, ed una parallela opera di infiltrazione nel settore amministrativo, orientando il sodalizio mafioso verso un più evoluto modello di mafia degli affari”.


COLPITE ANCHE FIGURE STORICHE DELLA SOCIETÀ FOGGIANA

I principali destinatari del provvedimento restrittivo eseguito sono elementi di primo piano, ed in alcuni casi anche “figure storiche”, della Società foggiana. Tra gli arrestati anche un dipendente del Comune di Foggia, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, il quale ha fornito informazioni ad esponenti della batteria “Sinesi-Francavilla”, funzionali al compimento di attività estorsive nei confronti delle locali agenzie funerarie oltre ad un imprenditore locale, attivo nel settore dell’edilizia, indagato per turbativa d’asta. Particolarmente importanti, spiegano dalla Procura, sono risultate le dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia, originariamente intranei alla Società Foggiana, i quali, con i propri contributi dichiarativi, reciprocamente convergenti, hanno ulteriormente rafforzato l’impianto accusatorio raccolto dagli inquirenti, consentendo, nello specifico, di acquisire significativi elementi di prova in ordine alle dinamiche interne ed agli interessi criminali del sodalizio mafioso.

DAL MERCATO SETTIMANALE AL SETTORE EDILIZIO: LA PERMEABILITÀ DEL ‘SISTEMA’ NELLA VITA CITTADINA

Le indagini hanno permesso di disvelare la capillare, pervasiva pressione estorsiva esercitata dalla Società foggiana sul tessuto economico della città: dal mercato settimanale cittadino al settore edilizio, dalle imprese di servizi funebri, alle sale scommesse ed alle aziende attive nel movimento terra, dall’agroalimentare alle corse ippiche: non vi ì ambito economico che la mafia foggiana abbia risparmiato nella sottoposizione al racket estorsivo. Allarmanti, sottolineano gli investigatori, anche i tentativi di infiltrazione e condizionamento nel settore delle aste pubbliche, dei servizi di vigilanza e nella pubblica amministrazione nonché i rapporti e le interlocuzioni attivati con esponenti importanti del mondo imprenditoriale locale sottoposti all’assoggettamento mafioso. 

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