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Prematuro un bimbo su 10: “La sfida è contenere gli effetti negativi”

All'Ospedale Monaldi di Napoli si è svolta la seconda edizione dell'evento 'M'illumino di viola' in occasione della giornata mondiale del prematuro del 17 novembre istituita nel 2011

Pubblicato:16-11-2019 15:33
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:37

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NAPOLI – “L’evento nasce dall’esigenza di promuovere il mondo della prematurità per sensibilizzare la popolazione a questa problematica abbastanza frequente: un bambino su 10 nasce prematuro. Questi bambini hanno bisogno di un team multidisciplinare che li accolga, che li sostenga e che li faccia crescere nella maniera più corretta e fisiologica possibile. Così alla Dire Giovanni Chello, direttore della Uoc di Neonatologia e Terapia intensiva neonatale del Monaldi, a margine della seconda edizione dell’evento ‘M’illumino di viola‘ in corso all’ospedale napoletano in occasione della giornata mondiale del prematuro del 17 novembre istituita nel 2011. 

“Dall’aprile dello scorso anno – prosegue – abbiamo aperto le porte ai genitori 24 ore su 24 perseguendo il principio della cura centrata sulla famiglia perché si è visto che una presenza costante dei genitori favorisce lo sviluppo psicomotorio dei bambini”. 

Oggi la sfida – sottolinea Chello – “è quella di contenere gli esiti della prematurità e il contenimento è legato ad un’azione multidisciplinare. Questa giornata l’abbiamo organizzata pensando proprio ad un team multidisciplinare e, quindi, abbiamo invitato i nostri maggiori collaboratori che affiancano – conclude – pediatri e neonatologi: gli oculisti, gli otorino, la nostra logopedista e la fisioterapista”. 


“Noto di anno in anno – rimarca la presidente della Federazione logopedisti italiani della Campania Florinda De Simini – un progresso straordinario che tende al recupero totale dei bambini. 

Il Monaldi rappresenta un’eccellenza anche nel percorso di abilitazione dei prematuri”. A occuparsi di logopedia nella struttura napoletana è Sara Panizzolo che osserva l’importanza del “follow up che si configura come un accompagnamento alla crescita del bambino prematuro. Nell’ultima survey riportata dall’istituto superiore della Sanità solo il 20% delle tin ha il logopedista all’interno dell’equipe multidisciplinare e solo il 60% effettua una valutazione sul versante comunicativo e linguistico”. Uno degli obiettivi è quello di promuovere la figura del logopedista “che attraverso azioni di prevenzione secondaria, intercettando precocemente vulnerabilità e fragilità del neonato prematuro, con azioni di abilitazione può contenere outcome sfavorevoli e – conclude – migliorare la qualità della vita”.

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LEONE (MONALDI): CON ORECCHIO BIONICO VITA E LINGUAGGIO NORMALI

“Una prima patologia è rappresentata dalla sordità. Grazie allo screening neonatale noi possiamo detectare quanto più precocemente possibile un abbassamento, ad esempio, genetico dell’udito: questo ci consente di seguire il paziente, protesizzarlo ed eventualmente, quando la patologia uditiva è grave, anche potergli impiantare un orecchio bionico, il cosiddetto impianto cocleare, che con una diagnosi precoce restituisce una vita e un apprendimento del linguaggio perfettamente normali”. Così alla Dire Carlo Antonio Leone, direttore della Uoc di Otorinolaringoiatria del Monaldi. 

“L’altra grande categoria che riguarda la mia specialità – prosegue – è quella delle patologie della alte vie respiratorie, in particolare il distress respiratorio. In neonatologia, ad esempio, possono esserci delle patologie genetiche come le ostruzioni o le malformazioni laringee che hanno bisogno di un intervento veloce, precoce e molto attento per non invalidare la vita del paziente quando crescerà. Solo la stretta collaborazione tra il neonatologo e l’otorinolaringoiatra- conclude Leone- permette una pronta diagnosi e una pronta terapia”.

CAPOBIANCO: NEI PREMATURI FONDAMENTALE VISITA OCULISTICA

Tra gli ospedali napoletani con cui c’è una collaborazione è presente anche “il Monaldi che raccoglie tanti bambini di bassissimo peso alla nascita e di bassa età gestazionale”. Così alla Dire Salvatore Capobianco, segretario nazionale del gruppo di studio italiano sulla retinopatia del prematuro, a margine dell’evento ‘M’illumino di viola’.

“Tutti questi bambini- prosegue- hanno necessità di essere seguiti anche dal punto di vista oculistico già alla quarta-sesta settimana di vita eseguendo una visita particolare per andare a guardare nei particolari il fondo dell’occhio e per andare ad evidenziare eventuali segni di comparsa di una malattia molto grave che, se non diagnosticata e curata nei tempi giusti, può portare fino alla cecità totale del bambino prematuro”.

“Negli ultimi anni- spiega Ciro Picardi, oculista del Santobono-Pausilipon- si è avuto un incremento esponenziale del numero di bambini affetti da questa patologia e questo è collegato alla possibilità di tenere in vita bambini con età gestazionale alla nascita sempre più bassa”.

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