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Momo (Diaspora award): “Premiamo eccellenze afroitaliane”

A Milano appuntamento con Diaspora Award Italia, che scova imprenditori, filantropi, artisti e altre personalità africane che hanno vinto la sfida

Pubblicato:16-11-2018 14:44
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:47

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ROMA – “La diaspora è una causa, non è un evento. Dopo il 17 novembre, il lavoro continua”. A parlare con l’agenzia ‘Dire’ è Doukouré Momo, il fondatore del Diaspora Award Italia. Un’associazione nata a Milano per premiare “le eccellenze afroitaliane” e che domani nel capoluogo lombardo organizza il secondo appuntamento del premio.

Doukouré Momo, insieme a Nadia, Awa, Teresita, Guy e Ulrich, una rete di giovani nati in Italia da genitori africani, o arrivati qui per studiare o lavorare, si sono uniti per raccontare all’Italia quanto l’Africa faccia bene all’Italia. “Io sono arrivato più di 20 anni fa dalla Costa D’Avorio. In tutto questo tempo ho visto tante esperienze imprenditoriali, professionali o umane di successo, ma non ne sento mai parlare. Degli africani si raccontano solo cose negative: la delinquenza, i furti, o peggio. Eppure gli africani – immigrati o di seconda generazione – non sono questo. Quindi, con i membri dell’associazione e grazie agli amici che ci sostengono, ci prendiamo dieci mesi per cercare esperienze di successo su tutto il territorio. Poi ne selezioniamo alcune da inviare alla giuria, per la premiazione”.


L’obiettivo, insiste il fondatore di Diaspora Award, è portare fuori dall’ombra il talento, il valore e le esperienze di successo: “E ce ne sono – sottolinea Momo – davvero tante”. In gara figurano imprenditori, filantropi, artisti, ma anche “ospiti d’onore” e personalità di spicco alle quali viene riconosciuto l’impegno per l’Africa e che non essendo in gara ricevono un premio “ad honorem”.

Sei le categorie in concorso, strategiche per lo sviluppo del continente: media, cultura, e-commerce, gastronomia, musica e moda. Tra i nomi figurano quelli del cantante guineano Jacob Bamba, in arte Muso, autore del successo ‘Esame di coscienza’, o anche Timothy Asotie, meglio conosciuto come Toa, oppure T-Baba, nigeriano, cantante R&B, afro-hip hop, afro-highlife e cantautore prolifico, ma anche mediatore culturale e docente che vive a Torino.

Da non dimenticare Salif Savadogo Pengrenwendé, del Burkina Faso, che ha fatto dell’amore per la musica il proprio lavoro, diventando manager di vari artisti africani in tutta Europa, oppure Semah, originaria della Costa d’Avorio, che ha trascorso 21 anni in Italia per poi stabilirsi in Francia dove ha inciso quattro dischi. Altro esempio di successo è l’imprenditrice Mia Tonweh, nigeriana, che a Bergamo ha aperto un salone di bellezza dove tiene anche corsi per parrucchieri per insegnare a trattare i capelli afro. Tra gli ospiti d’onore, ci sono invece il camerunense Andi Nganso, medico della Croce rossa italiana, che ha lavorato con i migranti arrivati a Lampedusa e fornisce anche consulenza per l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). In questa categoria figurano anche personalità “extra africane” che si sono distinte per il loro sostegno all’Africa: Iva Pavic, console generale della Croazia e l’ambasciatore di pace per l’Unione Europea Giuseppe Prete. Pavic, oltre ad avere adottato nel 2014 la piccola Sasha, ora si sta impegnando per portare aiuti alla famiglia di origine della bambina nel villaggio di Melili, in Kenya. Quanto a Prete, è presidente della Goodwill East Africa con sede in Uganda, oltre che ambasciatore di pace per l’Ue. Per questo, sottolinea Momo, “incarna tutti i valori della nostra associazione”.

La cerimonia di premiazione di domani sarà accompagnata anche da esibizioni di danza, musica e sketch comici, e dalle sfilate di moda degli stilisti Lalissa e Coba Barro. Perché è una festa per celebrare l’Africa, “non si tratta di una competizione. Noi vogliamo premiare le eccellenze” aggiunge il fondatore di Daspora Aword, che chiarisce: “Non prevediamo per ora riconoscimenti in denaro, anche perché il progetto è completamente autofinanziato dagli organizzatori, ma speriamo di crescere. Dopo le prime edizioni a Milano, ad esempio, a partire dal prossimo ci piacerebbe ‘esportare’ questo appuntamento in altre grandi città come Roma o Torino. La nostra non è solo una serata: è un messaggio. E deve arrivare ovunque”.

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