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Cooperazione, Fondazione di Sardegna: “Noi con i giovani del Maghreb”

Il piano è finanziare cento borse di studio per lauree triennali negli atenei di Cagliari e Sassari per altrettanti giovani provenienti dalla sponda sud: Algeria, Marocco e Tunisia

Pubblicato:16-11-2017 17:07
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:54

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ROMA – Finanziare cento borse di studio per lauree triennali negli atenei di Cagliari e Sassari per altrettanti giovani provenienti dalla sponda sud: Algeria, Marocco e Tunisia. Ecco il piano di Fondazione di Sardegna, che con uno stanziamento di 650mila euro all’anno favorisce educazione, integrazione, scambio e quell’idea di cooperazione trasversale sposata dal governo, che ora coinvolge nelle attivita’ di cooperazione allo sviluppo accanto alle ong anche gli enti locali e i privati.

Per questo ieri pomeriggio a Roma il progetto per gli universitari nordafricani della Fondazione – organismo del Banco di Sardegna per realizzare attivita’ di utilita’ sociale – e’ stato assunto a modello, in un seminario organizzato da Legautonomie, associazione che fornisce assistenza e servizi a oltre mille Comuni italiani.

“Siamo qui a testimoniare questa prima attivita’ concretamente realizzata, anche per provare a individuarne delle altre, allargando il campo della collaborazione e delle partnership” ha spiegato alla DIRE Antonello Cabras, presidente della Fondazione.


Questi giovani, ha aggiunto Cabras, possono frequentare qualsiasi corso di laurea triennale nelle universita’ di Cagliari e Sassari, con possibilita’ di accedere anche ai corsi magistrali.

“Nella scorsa sessione estiva ci sono gia’ stati i primi laureati”, assicura il presidente. Unico requisito d’accesso: superare il test di lingua italiana. E ora che sta per concludersi, il progetto puo’ essere esteso, ad esempio “alle scuole di specializzazione post-lauream e alle lauree magistrali”.

Una possibilita’ non ancora esplorata dalla Fondazione, ma non da escludere: “Finora – sottolinea Cabras – essendo alla fine del triennio, non sappiamo ancora quanti dei nostri studenti decideranno di tornare nel loro Paese o di proseguire in Italia“.

Una buona opportunita’, spiega il presidente della Fondazione, anche per le aziende interessate a ricevere tirocinanti e giovani impiegati bilingue.

di Alessandra Fabbretti, giornalista

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