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Alcoa, cessione dello stabilimento di Portovesme a Invitalia

Sardegna, raggiunto l'accordo tra l'azienda e il Governo. Pili (Unidos): "E' una farsa"

Pubblicato:16-11-2016 12:04
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:18

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portovesme2CAGLIARI – È stato raggiunto ieri l’accordo tra Alcoa e Governo per la cessione dello stabilimento di Portovesme (Sud Sardegna) a Invitalia, l’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa. A dirlo è il deputato di Unidos, Mauro Pili, che però parla di accordo “farsa”, spiegandone i motivi: “La firma non avverrà in forma solenne proprio perché gli americani di Alcoa hanno assegnato all’intesa un valore insignificante- attacca- l’unica clausola apparentemente rilevante è che Alcoa non farà lo smantellamento“. Il compito di smantellare “o prendere in giro i lavoratori spetterà ad Invitalia, braccio operativo del Governo- spiega l’ex presidente della Regione- per un anno dovrà essere il Governo attraverso Invitalia a collocare sul mercato l’impianto di Portovesme.

Poi se non dovesse trovare interlocutori dovrà demolire, e Alcoa, pur di uscire da questa vicenda, dovrebbe aver accettato di mettere sul tappeto una cifra pari alle presunte bonifiche da smantellamento”. Cifre che per il parlamentare si aggirano tra i 30 e i 40 milioni di euro: “Consentiranno al colosso americano di iscrivere la partita nei propri bilanci a costo zero, visto che assegnano al Governo la cifra che avevano previsto per lo smantellamento- continua- nel frattempo è probabile che il premier Matteo Renzi, in questa farsa odierna in Sardegna, tenti di manipolare anche queste informazioni per spacciarle per un risultato positivo“.

In realtà per Pili, “dopo aver perso quattro anni di imbrogli, questo è l’ennesimo tentativo di prendere altro tempo senza nessuna soluzione concreta per la ripresa produttiva, tanto meno per il ricollocamento dei lavoratori, che dal 31 dicembre prossimo resteranno senza ammortizzatori sociali”. Chiude il deputato sardo: “Come sostengo da tempo serve un revamping rilevante con costi imponenti, non meno di 100-150 milioni di euro. È evidente che si è giunti a questa situazione per responsabilità di un governo farlocco in mano a gente come il sottosegretario Claudio De Vincenti che hanno letteralmente imbrogliato i lavoratori per quattro anni”.


 di Andrea Piana, giornalista professionista

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