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Crocifissi dopo Parigi? Merola: la strada peggiore

[caption id="attachment_24567" align="alignleft" width="178"] Virginio Merola[/caption] Il sindaco di Bologna, Virginio Merola, boccia

Pubblicato:16-11-2015 17:18
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:35

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merola.

Virginio Merola

Il sindaco di Bologna, Virginio Merola, boccia l’appello lanciato questa mattina da Bologna da Ilaria Giorgetti, presidente del quartiere Santo Stefano ed esponente del centrodestra, che ha invitato le scuole ad esporre il crocifisso dopo i fatti di Parigi. “E’ esattamente il modo peggiore di procedere, io ritengo che sia esattamente il contrario. Non è il momento di contrapporre ad un simbolo religioso l’altro, ma di prendere e ricordare il meglio della nostra istituzione comunale e della rivoluzione francese”, dichiara il primo cittadino, subito dopo il ricordo degli attentati in Francia osservato oggi in Consiglio. Ci sono provvedimenti che il sindaco intende adottare dopo l’iniziativa della presidente del Santo Stefano? Quella espressa con la lettera “è una libera opinione di Giorgetti- risponde Merola- a cui sarebbe dannoso dare ascolto, ma sono le scuole che decidono, se dio vuole”.

 

giorgetti

Ilaria Giorgetti

Identificare un popolo con una religione “è una cosa che appartiene al medioevo e che ahimè è ancora molto forte in tutta l’area mediorentale. La nostra civiltà ha fatto un grande passo avanti grazie alla rivoluzione francese che, appunto- manda a dire Merola- ha instaurato lo Stato laico, la libertà d’opinione, la convivenza tra diverse religioni senza identificare lo Stato con una di queste”. Quindi “capisco tutto, ma inviterei tutti a riflettere prima di prendere iniziative controproducenti. Credo che in questo Consiglio comunale- continua il sindaco- ci siano le forze” per lavorare ad “una battaglia culturale, nel senso dei principi e dei valori di libertà, eguaglianza e fraternità, che è quello che sarà molto più importante in questo periodo, e per una discussione vera”.


Aggiunge Merola: “Io credo che i giovani musulmani di questa città, come i giovani ebrei e i giovani cattolici, non vogliano altro che convivere insieme su progetti e iniziative comuni. Possiamo aiutarli se, oltre alle misure sociali e scolastiche, si squarcia anche il velo delle ipocrisie e ci si dice francamente, fra di noi, ‘com’è possibile che una religione permetta la lapidazione delle donne, neghi la loro libertà e neghi la libertà d’opinione?’. Credo che questo non c’entri con la religione medesima”.
Dunque, “dobbiamo aiutare a partire da questa città anche i nostri giovani musulmani a fare la differenza e insieme a noi condividere questi valori”, conclude Merola.

di Maurizio Papa

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