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Una ricerca del Geena Davis Institute rivela che il 59% delle ragazze vuole essere leader nel lavoro

Lo studio ha coinvolto un campione di 10mila ragazze e giovani donne di 19 diversi Paesi d'ogni continente, di età compresa tra i 16 e i 25 anni

Pubblicato:16-10-2020 10:03
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:04

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ROMA – Nel mondo reale solo il 24% dei seggi parlamentari sono occupati da donne e le donne ricoprono solo il 18 % dei ruoli di ministro. Nel 2018 solo 17 donne erano capi di stato o premier. Nei ruoli gestionali di 1 azienda su 4 non c’è nessuna donna. Nel mondo dei media e dell’industria cinematografica e televisiva i numeri sono altrettanto scoraggianti. Lo rivela Madeline Di Nonno, Ceo del Geena Davis Institute on Gender in Media, in occasione della presentazione ‘virtuale’ della terza edizione de ‘L’Eredità delle Donne’ che si terrà dal 23 al 25 ottobre a Firenze di cui Di Nonno è tra le relatrici.

L’istituto è stato creato nel 2004 dall’attrice premio Oscar Geena Davis con lo scopo di raccogliere dati su presenza e ruoli femminili nell’entertainment e nei media, e naturalmente combattere l’evidente discriminazione. Cosa impedisce a una giovane donna di aspirare alla leadership e cosa al contrario la incoraggia a perseguire e realizzare le proprie aspirazioni? Il Geena Davis Institute l’ha chiesto a un campione di 10mila ragazze e giovani donne di 19 diversi Paesi d’ogni continente, e di età compresa tra i 16 e i 25 anni: i risultati sono raccolti nella ricerca ‘Taking the lead. Girls and young women on changing the face of leadership’, pubblicata nel 2019. Il 59 % di esse vogliono essere leader nel proprio lavoro e nella propria carriera. Il 22% vorrebbero esserlo nella propria famiglia, il 20% nella propria nazione e comunità. Per la maggior parte di esse le qualità di leadership più importanti sono l’impegno per la giustizia sociale e di genere e la capacità di prendere decisioni collettivamente. Il 60%, però, è convinto di dover lavorare il doppio di un uomo, per essere altrettanto rispettate. Il 94% è convinto che, in una posizione di leadership, saranno trattate peggio degli uomini. Il 93% è convinto che le donne in una posizione di leadership sono vittime di molestie sessuali e accanimento critico.

Se la mancanza di modelli femminili di leadership, che attraversa tutti i livelli della società, limita le ambizioni delle ragazze, cosa invece, oltre all’istruzione e al sostegno famigliare, incoraggerebbe una giovane donna a diventare leader? “If she can see it, she can be it!”, è la risposta del Geena Davis Institute on Gender in Media: “Se lo può vedere, può diventarlo”.


Nella seconda fase della ricerca, dunque, l’Istituto ha esaminato come le 56 maggiori produzioni cinematografiche del mondo, viste da milioni e milioni di persone, abbiano ritratto le donne leader. La premessa: dei dieci film campioni d’incasso 2018, nessuno era diretto da una regista. Solo uno su quattro aveva una donna tra i produttori. E solo uno su dieci aveva una donna tra gli sceneggiatori. I risultati: i personaggi maschili appaiono sullo schermo e parlano per una durata doppia rispetto alle apparizioni dei personaggi femminili. Su 2mila personaggi femminili analizzati, solo il 27% ricoprono ruoli di leader. Le donne leader appaiono completamente nude quattro volte tanto i personaggi leader maschili. E tuttavia, per citare solo un esempio, una ricerca condotta sul programma televisivo ‘X-Files’ ha rivelato che il 50% delle partecipanti al questionario ha deciso di affrontare una carriera nel campo delle Stem (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica) grazie al personaggio di Dana Scully, medico patologo, interpretato da Gillian Anderson. Nel mondo reale ci vorranno forse secoli perché sia raggiunta la parità di genere nella leadership. Ma nel mondo della fiction, dell’intrattenimento e dei media può essere raggiunta da un giorno all’altro. E ciò che accade sullo schermo, agisce nel mondo reale. 

ATWOOD: “MIA EREDITÀ? SCOPRITE VERITÀ E LAVORATE PER EGUAGLIANZA”

Qual è l’eredità che vorrei lasciare alle future generazioni? Naturalmente io non ci sarò più la decisione non spetta a me, ma alle generazioni future. Saranno loro a decidere quale sarà stata la mia eredità. Ma facciamo finta che io posso deciderlo adesso. Due consigli: cercate di scoprire sempre la verità e cercate di lavorare sempre per l’eguaglianza. Ciascuno di noi dovrebbe porsi sempre due quesiti: la tale cosa è vera? E poi: la tale cosa è giusta? È importante porsele tutte e due queste domande”. Così la poetessa e scrittrice canadese Margaret Atwood nello stralcio di un’intervista di Serena Dandini andato in onda alla conferenza stampa di presentazione del festival ‘L’Eredita’ delle donne’, che si terra’ dal 23 al 25 ottobre alla Manifattura Tabacchi a Firenze. Il video integrale sarà trasmesso nel corso della serata inaugurale di venerdì 23 ottobre alle 21 ‘Donne con i numeri. Scienziate, scrittrici, economiste che possono cambiare il mondo’.

ILARIA CAPUA: “TIRIAMO FUORI ORA IL TALENTO FEMMINILE DALLE CASE”

“Noi spendiamo 50 miliardi per l’istruzione, tipo per le università, e 250 miliardi di pensioni, questo è più o meno il rapporto. Di questi 50 miliardi che spendiamo in istruzione, più di metà va alle persone di sesso femminile, che rendono molto, con più profitto, si laureano prima e con voti più alti. Il Paese non può investire la metà di quello che dedica all’istruzione per tenere le donne dentro casa. Il nostro Paese non può più fare a meno di questo talento femminile, lo dobbiamo tirare fuori dalle case perchè noi le abbiamo fatte studiare. Lancio una provocazione allora: non le facciamo studiare, risparmiamo”. Così la professoressa Ilaria Capua, direttrice dell’One Health Center of Excellence dell’università della Florida, intervenuta ieri pomeriggio alla conferenza stampa di presentazione del festival ‘L’Eredità delle donne’, che si terrà dal 23 al 25 ottobre alla Manifattura Tabacchi a Firenze.

Nel corso del suo intervento la virologa punta il faro sul ruolo della donna “genitrice. La donna e l’utero materno- dice- non possono essere riprodotti in laboratorio, non vi è un sistema che permette di trasformare il prodotto del concepimento, che può avvenire fuori della donna, in essere umano, in bambino. Ognuno di noi, maschi e femmine, è figlio di donne e uomini, ma se la donna non avesse messo a disposizione la sua incubatrice nessuno di noi sarebbe qui. Iniziamo a riconoscere il ruolo delle donne anche come il vero fattore limitante o accelerante della perpetuazione del genere umano“. È questo il “grandissimo potere inespresso” delle donne, per Capua, che propone un paradigma per affrontare la crisi causata dal Covid: “In questo momento di grande crisi e di smarrimento ci sono tantissime opportunità ma bisogna riconoscerle, afferrarle e adattarle”, osserva. Se si mettono insieme le iniziali di queste parole “viene fuori la parola ORA. Quindi, le opportunità vanno riconosciute, afferrate e adattate ora, perché questa opportunità di far passare alcune idee e recuperare il talento femminile chiuso in casa non ritornerà. Lavoriamo insieme perché avvenga. Ora”, conclude.

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