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Mondo di mezzo, il processo arriva in Cassazione: “Confermare le condanne per mafia”

Il Procuratore Generale: "Confermare l'associazione mafiosa a 16 imputati su 17"

Pubblicato:16-10-2019 16:04
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:50
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ROMA – “L’associazione di Buzzi e Carminati ha tutte le caratteristiche dell’associazione mafiosa, che rientrano perfettamente nel paradigma del 416bis”. Lo ha detto il pg, Luigi Birritteri nel corso della requisitoria in Cassazione nell’ambito del processo ‘Mafia Capitale’ a Roma.

“Proprio l’utilizzo del metodo mafioso- agg fa la differenza. L’ordinamento riconosce al metodo mafoso le caratteristiche della massima pericolosità. Per questa ragioni possiamo di dire che quando parliamo di associazioni mafiose le dimensioni non contano”.

“Quello che la Corte deve verificare è se la partecipazione originaria prevista per ciascuno degli indagati, a esclusione scontata di Buzzi e Carminati, sia sorta anche dalla consapevolezza di offrire un contributo all’unica associazione. Io sostengo di sì a esclusione di due figure, Roberto Lacopo e Franco Panzironi, per i quali chiedo il rigetto del ricorso per concorso esterno in associazione mafiosa”. Lo ha detto il pg, Luigi Birritteri, nel corso della requisitoria in Cassazione, nel processo ‘Mafia Capitale’, chiedendo alla Corte di confermare la contestazione di del 416 bis per 16 imputati su 17 ricorrenti per questo reato.


Dei 32 imputati in Cassazione, 17 sono quelli a cui è stata contestata in secondo grado l’associazione di tipo mafioso. Per Lacopo, l’ex benzinaio di corso Francia, è stato sollecitato l’annullamento con rinvio, mentre per l’ex ad di Ama, Franco Panzironi, la Procura generale ha chiesto il rigetto del ricorso e la riqualificazione della condotta con partecipazione al sodalizio, non come concorso esterno, ma come parte attiva.

L’ex ad di Ama, secondo il pg “ha un record, è partito come associato, si è evoluto, è stato condannato per la partecipazione all’associazione di Buzzi e poi è stato condannato per concorso esterno in associazione. Non è una conclusione corretta. Manca un’indicazione sulla sua consapevolezza di agire a beneficio del gruppo. Panzironi non è un concorrente esterno, ma è un partecipe. Il suo apporto è quello di snodo con la politica. Profondo conoscitore di tutti i legami politici, é inverosimile che gli sfuggisse il ruolo di Carminati. Per cui la sua qualifica di concorrente esterno è da riqualificare in diritto con il ruolo di partecipe”.

MAFIA CAPITALE. AL VIA PROCESSO IN CASSAZIONE, IN AULA IL ‘MONDO DI MEZZO’

Palazzo di Giustizia assediato dalla stampa per il via al terzo grado di giudizio del processo ‘Mafia Capitale’, nato dall’indagine avviata nel 2010 dalla Procura di Roma che ha portato alla luce il cosiddetto ‘Mondo di mezzo’. Vietate le riprese video nella’Aula Magna, dove è appena iniziato il processo.

L’inchiesta ha scoperto un fitto groviglio di affari sommersi nella Capitale, per decine di milioni di euro, che coinvolgeva trasversalmente crimine organizzato, politici, imprenditori e manager di aziende pubbliche e private. Una rete di personaggi che lucravano nel welfare capitolino e in particolare nel giro degli appalti delle cooperative sociali, ma anche sui campi rom, sui rifiuti e sul verde pubblico.

A presentare ricorso in Cassazione, 32 dei 43 originari imputati. Su tutti l’ex Nar e Banda della Magliana, Massimo Carminati, ‘il nero’, considerato il dominus della rete di affari e con lui, Salvatore Buzzi, passato alle cronache come il “ras” delle coop rosse romane, ora detenuto nel carcere di Tolmezzo.

Ma i giudici della VI sezione penale della Cassazione, presieduta da Giorgio Fidelbo, sono chiamati a pronunciarsi soprattutto sull’aggravante mafiosa, riconosciuta in appello. Accusa che era stata invece esclusa in primo grado.

Dei 32 imputati che hanno deciso di fare ricorso alla Suprema Corte, sono 18 quelli che in appello hanno avuto l’aggravante mafiosa, o il concorso esterno a vario titolo: Salvatore Buzzi (18 anni e 4 mesi), Massimo Carminati, (14 anni e sei mesi), Claudio Bolla (4 anni e 5 mesi, collaboratore di Buzzi), Riccardo Brugia (11 anni e 4 mesi, collaboratore di Carminati), Emanuela Bugitti (3 anni e 8 mesi), Claudio Caldarelli (9 anni e 4 mesi), Matteo Calvio (10 anni e 4 mesi), Paolo Di Ninno (6 anni e 3 mesi), Agostino Gaglianone (4 anni e 10 mesi), Alessandra Garrone (6 anni e 6 mesi), Luca Gramazio (8 anni e 8 mesi), Carlo Maria Guarany (4 anni e 10 mesi), Giovanni Lacopo (5 anni e 4 mesi), Roberto Lacopo (8 anni), Michele Nacamulli (3 anni e 11 mesi), l’ex ad di Ama, Franco Panzironi (8 anni e 4 mesi), l’ ex manager di Eur spa, Carlo Pucci (7 anni e 8 mesi) e l’ex presidente Tecnosky Fabrizio Testa (9 anni e 4 mesi).

A fare ricorso anche l’ex presidente dell’assemblea capitolina, Mirko Coratti, condannato a 4 anni e sei mesi, l’ex mini-sindaco di Ostia, Andrea Tassone, e l’ex consigliere comunale Giordano Tredicine. Su tutti grava lo spettro dell’applicazione della norma ‘spazzacorrotti’ che, con la conferma dell’appello, potrebbe aprire le porte del carcere anche per i condannati per corruzione e reati contro la PA.

Diverso il destino di Luca Odevaine, che ha deciso di non arrivare in Cassazione. L’ex presidente del tavolo per l’immigrazione ha patteggiato cinque anni e due mesi.
Calendarizzate dalla Corte udienze quotidiane fino a venerdì, con la possibilità di prolungare anche fino alla giornata di sabato.

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