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Ghetto di Roma, 75 anni fa il rastrellamento: arrestati più di 1250 ebrei

Due giorni dopo, poi, il 18 ottobre, in 1000 furono caricati su un treno diretto ad Auschwitz

Pubblicato:16-10-2018 07:36
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:41

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ROMA – Il 16 ottobre 1943 le forze di occupazione naziste arrestarono a Roma oltre 1.250 ebrei. A ognuno di loro venne consegnato un biglietto in italiano con le istruzioni relative alla loro imminente deportazione. Vennero quindi portati a pochi passi dal carcere di Regina Coeli. Due giorni dopo, il 18 ottobre, poco più di mille ebrei furono condotti alla stazione Tiburtina, ammassati in 28 carri bestiame e deportati nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau.

A 75 anni da uno degli episodi più traumatici della storia d’Italia, l’agenzia Dire ha deciso di ricordare il rastrellamento del Ghetto di Roma attraverso alcuni passi tratti dal libro ’16 ottobre 1943′ (Einaudi) di Giacomo Debenedetti, uno dei critici più importanti del secolo scorso. Pagine brucianti dove a parlare è un coro sgomento e terribile da cui si staccano, solo per infinitesimi istanti, le voci dei protagonisti, subito sommerse e per sempre perdute.

Nella prefazione del libro, Natalia Ginzburg scrive: “Non possiamo fare a meno di ammirarne la straordinaria forza dello stile, trasparente come il vetro. Sembra che a parlare, nel racconto di Debenedetti, sia la stessa realtà. Le frasi si susseguono alte, nitide, disadorne, severe, e su ciascuna di esse grava il peso d’una pietà immensa. Al modo dei rintocchi d’un orologio, suonano le parole che portano all’implacabile conclusione”.


ZINGARETTI: PARTIRONO IN 1024, TORNARONO IN 16

“Alle 5 di mattina del 16 ottobre 1943, le SS naziste con l’aiuto dei fascisti, entrarono nel quartiere ebraico e deportarono 1024 ebrei romani direzione Auschwitz. Solo in 16 tornarono. Una storia che deve essere sempre ricordata e raccontata per evitare che tutto questo possa ripetersi. Mai più”. Lo scrive su facebook Nicola Zingaretti, presidnete regione Lazio.


MATTARELLA: “FU SABATO DI ORRORE A ROMA”

 “Il 16 ottobre 1943 fu un sabato di orrore, da cui originò una scia ancor più straziante di disperazione e morte: la deportazione degli ebrei dal ghetto di Roma costituisce una ferita insanabile non solo per la comunità tragicamente violata, ma per l’intero popolo italiano”. Lo dice il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 75° anniversario della deportazione degli ebrei dal ghetto di Roma.

“Il ricordo- aggiunge Mattarella- non può non fermarsi sui duecento ragazzi, strappati quella mattina di ottobre dalle loro case, attorno al Portico d’Ottavia: nessuno di loro riuscì a sopravvivere e a fare ritorno nella terra dei loro padri e dei loro giochi”.

RAGGI DEPONE CORONA A TEMPIO MAGGIORE

La sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha deposto questa mattina una corona di fiori al Tempio maggiore in occasione del 75esimo anniversario del rastrellamento del ghetto della Capitale. Da qui 1023 tra uomini, donne e bambini ebrei, il 16 aprile del 1943, dopo una retata iniziata alle prime luci del mattino, furono deportati ai campi di sterminio nazisti di Auschwitz e Birkenau. Tornarono alle loro case solo in 16, 15 uomini e una donna. Davanti al Tempio Maggiore la Comunita’ ebraica di Roma, l’Anpi, la Regione Lazio e il Roma Capitale hanno ricordato il tragico evento.

“Una ferita che rimane incisa nella nostra citta’ e che deve essere ricordata- ha detto la sindaca- Ho scritto una lettera aperta invitando tutti i cittadini a partecipare alla marcia silenziosa che quest’anno si terra’ il 21 di ottobre. Ritengo importante ricordare gli eventi che hanno tracciato un segno cosi’ profondo nella nostra citta’, perche’ ricordare il passato deve aiutarci a guidare i nostri passi nel futuro”.

“La commemorazione di oggi ha un significato particolare- ha aggiunto la presidente della Comunita’ ebraica di Roma, Ruth Dureghello- Quello che e’ successo qui fa parte delle nostre coscienze ed e’ un monito per il futuro. È bene che si abbia ben chiaro cio’ che e’ stato e cosa e’ successo qui a Roma. Non e’ sufficiente deporre una corona, ma bisogna ricordare i nostri morti farlo con la consapevolezza che ci sono ebrei vivi che vivono a Roma e vivono in Italia e in Europa e vogliono continuare a farlo in liberta’ e democrazia”.

Infine, il ricordo della partigiana Nina Costa, che ritiene “fondamentali” queste commemorazioni affinche’ “le nostre radici non siano cancellate. Dobbiamo ricordare quanto accaduto per noi e per le nuove generezioni perche’ altrimenti ritornano e non e’ possibile”, ha concluso prima di un abbraccio con la sindaca Raggi.

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