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Cooperazione, l’Ue al fianco del Marocco a un anno dal terremoto

Il nuovo bando europeo e la testimonianza dell'Ong italiana Cefa

Pubblicato:16-09-2024 12:05
Ultimo aggiornamento:16-09-2024 12:06
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ROMA – Un appello a presentare proposte per “contribuire a facilitare l’aspetto inclusivo e partecipativo della ricostruzione e del recupero sostenibile post-sisma” in Marocco: questo l’obiettivo di un bando dell’Unione europea pubblicato a ridosso dell’anniversario del terremoto dell’8 settembre 2023.
Circa 3mila le vittime. A essere colpita la regione delle montagne dell’Alto Atlante.

UN BUDGET DA OLTRE 5 MILIONI DI EURO

Le domande per la gara dovranno essere notificate entro il 4 novembre, si legge in un documento disponibile online sul sito dell’Ue che riunisce notizie e iniziative che riguardano la cooperazione con i Paesi del “vicinato” ai suoi confini meridionali. Il bando è parte del Programma integrato per la Ricostruzione e il miglioramento generale delle aree colpite da disastri. Gli interventi previsti, immaginati sul periodo 2024-2028, riguardano la ricostruzione degli edifici pubblici e sul finanziamento delle famiglie per ricostruire o riabilitare le abitazioni. Il nuovo bando per la presentazione di proposte, riferisce il quotidiano Hespress, ha un budget di circa cinque milioni e 700mila euro.
Una sessione informativa sarà ospitata dalla delegazione dell’Ue in Marocco giovedì prossimo, alle 14.30 ora locale, a Rabat. Nel suo complesso, il Programma integrato dell’Ue include anche l’assistenza allo Stato marocchino nelle sue iniziative. “È apparso essenziale riservare una parte dei fondi europei per sostenere le autorità locali, gli enti pubblici, le organizzazioni non governative, le organizzazioni della società civile, le cooperative e le organizzazioni professionali”, si legge nell’annuncio dell’Ue, “al fine di integrare l’azione dello Stato laddove non è previsto il suo intervento”.
Secondo l’Unione Europea, il Programma dovrebbe coinvolgere le reti associative nel processo di ricostruzione “per incoraggiare e facilitare i collegamenti tra beneficiari e amministrazioni”.
“Le organizzazioni della società civile nelle aree colpite sono radicate a livello locale e hanno una conoscenza approfondita delle esigenze, priorità e preoccupazioni delle persone colpite dal terremoto”, si legge ancora nella pubblicazione. “Un certo numero di associazioni sarà in grado di contribuire con il proprio know-how, in particolare per quanto riguarda lo sforzo di rivitalizzare e co-gestire in modo sostenibile il territorio, compresa la preservazione della cultura e del patrimonio”, ha reso noto l’Ue. L’obiettivo del bando sarebbe innanzitutto preservare il patrimonio nelle costruzioni vernacolari, basate su materiali locali e metodi di costruzione tradizionali, e rafforzare l’approccio partecipativo e comunitario nello sforzo di ricostruzione attraverso la promozione di una dinamica di coesione territoriale inclusiva e resiliente.

LA TESTIMONIANZA DI CEFA, ONG BOLOGNESE

A ricordare le conseguenze del terremoto e a sottolineare la necessità di interventi sotto il segno della cooperazione è stata nei giorni scorsi anche Cefa, un’organizzazione della società civile nata a Bologna oltre 50 anni fa, attiva nella lotta contro la povertà e a supporto delle persone vulnerabili in più continenti.
In una testimonianza diffusa dall’ong si riferisce che in prossimità delle macerie del villaggio di Talbourine, nel comune rurale di Tizi-n-Test, sorgono decine di tende ricoperte da sottili teli di plastica. Installate su parcelle agricole, le abitazioni di fortuna si trovano sulla sponda opposta del torrente in cui sorgeva il centro della località, distrutta dal terremoto.


IL BILANCIO DELLE VITTIME E DEI DANNI

Secondo i dati forniti dal governo di Rabat, sono 2.946 le vittime e 5.674 i feriti accertati del sisma. A Talbourine 65 famiglie sono ancora in attesa di poter ricostruire le loro case. Nelle zone dell’Alto Atlante, tra le province di El Haouz – epicentro del sisma – di Chichaoua e di Taroudant – anch’esse duramente colpite – si stima che 19mila abitazioni siano state completamente distrutte e 59mila danneggiate.
Con uno staff operativo di 37 persone, Cefa è presente in Marocco da 26 anni. I suoi progetti mirano a favorire lo sviluppo agricolo ed economico promuovendo i diritti, la formazione e la lotta alle diseguaglianze. Dopo il sisma del 2023, sottolinea Cefa in una nota, l’organizzazione ha risposto “innanzitutto fornendo assistenza immediata e supporto psicologico alle popolazioni colpite dal terremoto”.
In un anno, si legge nella testimonianza, Cefa ha distribuito 550 tende, 3.383 coperte, 615 materassi, 2.695 kit igenico-sanitari e ha offerto un sostegno psico-sociale alla popolazione composta per la maggior parte da bambini e ragazzi in età scolare portando avanti: 115 gruppi di parola, 199 sessioni individuali, 45 sessioni familiari grazie anche al sostegno di Imc, WeWorld, Fondazione Prosolidar, Emil Banca Credito Cooperativo, Fondo di Beneficenza di Intesa Sanpaolo 8X1000 Tavola Valdese, e tutti i donatori che hanno sostenuto l’impegno.

ABBANDONO SCOLASTICO, È EMERGENZA

Secondo Cefa, a un anno di distanza la situazione rimane critica. “Si aprono le scuole nei villaggi-container che sono stati costruiti in terreni più accessibili, ma l’abbandono scolastico rappresenta un’emergenza nazionale poiché molte famiglie preferiscono restare accanto a quel che resta dei loro beni”, sottolineano i responsabili dell’ong. “Ciononostante, si stima che 500 mila persone si siano trasferite all’interno del Paese; di queste, buona parte sono studenti che – a seguito del crollo di oltre 530 scuole – sono stati assegnati a degli internati di Marrakech e Agadir“.
Cefa ricorda che il governo di Rabat – che aveva subito annunciato aiuti economici diretti alle famiglie colpite dal sisma – ha erogato a partire da novembre un sussidio mensile di 2500 dirham (poco meno di 250 euro) per ogni nucleo familiare. Questo assegno, previsto per una durata di 12 mesi, è stato integrato da 140.000 dirham di risarcimento per le case completamente distrutte e 80.000 per quelle parzialmente danneggiate.
In questa situazione di precarietà c’è però anche chi vede il terremoto come un’occasione. “Speriamo davvero che il sisma abbia il suo riscontro positivo”, dice Rachida fuori dalla sua tenda. “Ora gli occhi del Paese e non solo, sono puntati su di noi, abitanti di zone troppo spesso ai margini e dimenticate; speriamo che questa disgrazia serva a far capire che abbiamo bisogno di un intervento che possa permettere di far rinascere su queste montagne una vita che sia degna per le persone che le abitano”.

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