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L’Italia riparte, nel primo semestre 2021 +926mila posti di lavoro

L'osservatorio sul precariato dell'Inps fotografa la ripresa dell'economia del paese

Pubblicato:16-09-2021 14:22
Ultimo aggiornamento:16-09-2021 14:22
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sciopero industria metalmeccanica
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ROMA – Il saldo dei rapporti di lavoro tra assunzioni e cessazioni nel primo semestre 2021 segna +926 mila posti. E’ quanto emerge dai dati Inps dell’Osservatorio sul precariato.

Le assunzioni attivate dai datori di lavoro privati nel primo semestre del 2021 sono state 3.323.000, con un aumento rispetto allo stesso periodo del 2020 (+23%) dovuto principalmente alla crescita iniziata a marzo 2021. L’aumento ha riguardato tutte le tipologie contrattuali, risultando però più accentuato per le assunzioni di contratti stagionali (+68%) e in somministrazione (+34%); pressoché stabili risultano invece le assunzioni a tempo indeterminato (+2%).

Dati gli effetti diffusi e trasversali, l’aumento ha riguardato nel secondo trimestre le assunzioni per tutte le classi dimensionali e per tutte le tipologie orarie. Le cessazioni nel primo semestre del 2021 sono state in complesso 2.397.000, in diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (- 3%). Risultano in flessione le cessazioni dei contratti intermittenti (-21%), dei contratti a tempo determinato e stagionali (-11%); per i contratti a tempo indeterminato nei mesi di gennaio e febbraio si è registrata una riduzione del 32%, mentre da marzo si ha un’inversione parallela a quanto registrato per le assunzioni.


I licenziamenti economici relativi a rapporti di lavoro a tempo indeterminato – anche se ancora bloccati, salvo particolari fattispecie – nel secondo trimestre del 2021 sono aumentati del 29% rispetto al corrispondente trimestre dell’anno precedente; maggiore risulta l’incremento dei licenziamenti disciplinari: +67%. Comunque, le cessazioni per dimissioni costituiscono la tipologia di cessazioni che ha evidenziato nel medesimo periodo l’incremento più consistente (+91%).

Quanto alle posizioni di lavoro, una significativa differenza emerge a proposito dei contratti diversi dal tempo indeterminato, per i quali in quasi tutte le regioni del Centro-nord si registrano saldi ancora negativi mentre per le regioni del Sud il recupero dell’ultimo anno risulta aver positivamente compensato le perdite dell’annualità precedente.

Nel confronto con i dati pre-pandemici emerge che il maggior contributo alla crescita è dato dal settore delle costruzioni (+132.000 posizioni rispetto al 2019) mentre variazioni ancora negative sono evidenziate per il comparto alberghiero-ristorazione (- 112.000: risultato interamente ascrivibile ai contratti diversi dal tempo indeterminato), per le attività di intrattenimento e culturali (-20.000, anche in tal caso per la contrazione dei rapporti di lavoro diversi dal tempo indeterminato) e, infine, per il comparto finanza-assicurazioni (-10.000, in questo caso in seguito alla contrazione dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato).

È “indubbio”, sottolinea l’Inps, che la crescita continua delle posizioni di lavoro a tempo indeterminato è stata possibile grazie al blocco dei licenziamenti e soprattutto grazie alla possibilità generalizzata di accesso alla cassa integrazione Covid. I dati evidenziano come negli ultimi mesi si sia fortemente intensificato il processo di riassorbimento della Cassa integrazione: a marzo i lavoratori in Cig risultavano ancora poco meno di 2 milioni con una media pro capite di 75 ore (nel mese osservato); a giugno risultavano scesi poco sotto il milione, con una media pro capite di 65 ore. A giugno del 2020 i lavoratori in Cig risultavano oltre 3 milioni.

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