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Rimpasto Sì, rimpasto No… Conte lunedì lo saprà

L'editoriale di Nico Perrone per DireOggi

Pubblicato:16-09-2020 14:43
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:53

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ROMA – Ultime ore e fiato sospeso. Mancano 4 giorni alla resa dei conti e alla resa del ‘Conte’ se le elezioni regionali prenderanno una brutta piega. Sul referendum per il taglio di 345 parlamentari anche con il No in rimonta non ci dovrebbero essere sorprese: passerà il Sì a stragrande maggioranza; perché dietro al No c’è un ragionamento da fare e condividere (salvaguardia della rappresentanza, difesa della Costituzione ecc.) con il Sì a parlare è solo la ‘pancia’ del cittadino, quella che vuole mandare tutti a casa e basta. Il M5S sta cercando in ogni modo di spostare l’attenzione dei suoi elettori proprio su questa probabile vittoria, così da oscurare la batosta elettorale che prenderà nelle sette regioni chiamate al voto per eleggere nuovo presidente e Consiglio. Ed è su questo risultato che, invece, tutte le altre forze politiche, a partire dal Pd, si giocheranno il prossimo futuro. Perché se la partita finirà 3 a 3, con Toscana e Puglia che restano nel centrosinistra a guida Pd, allora per la maggioranza di governo ci sarà tempo per ragionare e ritrovare un nuovo e più forte spirito unitario. In quel caso si aprirebbe un processo interno alla Lega, che potrebbe mettere in discussione il leader Matteo Salvini puntando sull’altra idea di partito, quella di Giorgetti e Zaia per intenderci. Se, al contrario, le regionali saranno vinte dal centrodestra in modo netto, magari portando a casa oltre le Marche anche la Puglia, allora per il Governo Conte saranno guai, comincerà una navigazione a forte rischio di impatto tra i mille scogli che spunteranno. Nel Pd, già oggi, sotto traccia ci sono forti contrasti tra le varie aree politiche che hanno strategie diverse. Chi non vede l’ora di sostituire Zingaretti con Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna, per favorire la ricomposizione e riportare a casa Renzi e compagnia; chi, come Franceschini, vorrebbe rafforzare sempre più l’alleanza col M5S e la sua carica di capo delegazione in vista di altri traguardi (Quirinale); chi aspetta la dissoluzione dei ‘grillini’ per spostare il Pd a sinistra e fare incetta dei voti dei delusi; chi punta a sfruttare l’occasione del dibattito che sicuramente si aprirà dopo il voto, col possibile rimpasto, per entrare o tornare nella compagine governativa. E pensando al voto di domenica mi torna in mente il mio amico Stanislaw Jerzy Lec, che diceva: “È una croce mettere d’accordo due coordinate”.

LEGGI DIREOGGI | EDIZIONE DEL 16 SETTEMBRE 2020


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