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VIDEO | Imprese, Di Niola (Cna): “Pace fiscale e progetti per Roma con recovery fund”

L'intervista al segretario della Cna di Roma, Stefano Di Niola

Pubblicato:16-09-2020 12:23
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:53

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ROMA -Dalla situazione “estremamente complessa” che stanno vivendo le imprese romane alle misure che le istituzioni devono mettere in campo per la ripresa, a partire da “una pace fiscale“, fino al futuro del tessuto economico capitolino e non solo. L’agenzia di stampa Dire ha intervistato il segretario della Cna di Roma, Stefano Di Niola, alla luce di una ricerca appena divulgata dall’associazione che raggruppa 20mila imprese.

– E’ un momento difficile per il nostro tessuto economico, qual è il quadro attuale per le imprese romane che emerge dal sondaggio che avete effettuato?


“La situazione è estremamente complessa dopo il lockdown. Stiamo vivendo una ripartenza che ha dovuto tenere in considerazione sia l’elemento del distanziamento, che ha colpito le attività su strada, come la ristorazione, sia l’aspetto economico. E proprio questo settore evidenzia però una contraddizione tra la situazione drammatica nel centro di Roma e quella delle località turistico balneari d’Italia”.

– Come vi state attrezzando per far sì che le risorse locali, nazionali ed europee siano utili alle vostre imprese?

“Nell’area metropolitana di Roma insistono oltre 500mila imprese. Di queste, sono attive 420-430mila e coinvolgono un milione e mezzo di lavoratori. Si tratta di imprese di tutti i settori, dalle grandi industrie al distretto farmaceutico come quello di Pomezia, ma anche tantissime attività direttamente o indirettamente riferibili al turismo. A Roma l’80% degli imprenditori vede male e ha vissuto male questa crisi, anche se la situazione non è così drammatica per la produzione. Tuttavia, si tratta di un effetto a catena, visto che moltissimi potenziali consumatori sono in cassaintegrazione e hanno smesso di spendere. Per questo, se la situazione dovesse precipitare, ci sarà anche un risvolto negativo per la produzione. Servono tre tipi di intervento: uno sulla burocrazia che chiede ancora 78 adempimenti per aprire una gelateria. E poi bisogna chiedere di più rispetto alla sospensione delle tasse e delle imposte, bisogna chiedere una pace fiscale perché si stanno accumulando debiti e le imprese avranno necessità di credito per fare fronte alle tasse non pagate. Il terzo punto sono i progetti qualificanti per Roma che potrebbero essere finanziati dal Recovery fund. Dovrebbero essere massimo 20 progetti ben finalizzati, non necessariamente grandi opere, ma sicuramente di grande impatto per la cittadinanza e l’immagine di Roma. E naturalmente va fatta un’operazione di stimolo dell’economia locale per far ripartire la città”.

– E il futuro? Dalla vostra ricerca risulta che sono molti gli imprenditori, il 58%, che stanno investendo in innovazione. Allora non stanno fermi. È così?

“Gli imprenditori italiani, con oltre 4,5 milioni di aziende in tutto il Paese, investono e scommettono sul loro domani. Culturalmente sono portati a vedere il mondo come luogo dove poter sviluppare la loro impresa. Digitalizzano e fanno ragionamenti di innovazione. Questa però non è una crisi ordinaria, ma pandemica. Da una parte c’è la speranza che la pandemia termini a brevissimo con un vaccino, ma c’è anche la necessità di dover cambiare qualcosa a prescindere dalla pandemia e l’innovazione è uno degli elementi trainanti”.

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