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Mediterraneo, la viceministra Sereni: “Adesso non lasciamo indietro nessuno”

"I giovani sono i più vulnerabili", ha detto durante un webinar dei Mediterranean Dialogues, dedicato agli effetti della pandemia

Pubblicato:16-09-2020 10:38
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:53
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ROMA – L’impatto che la pandemia sta avendo sui giovani è “uno dei maggiori problemi da affrontare su tutte e due le sponde del Mediterraneo”: lo ha detto la viceministra degli Esteri, Marina Sereni, durante il convegno dal titolo ‘Youth and Covid-19. Leaving no one behind’, tenutosi online nell’ambito dei Mediterranean Dialogues, organizzati da Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale.

“I giovani sono i più vulnerabili se si pensa alle conseguenze socio-economiche a lungo termine di questa pandemia”, ha aggiunto Sereni.

Il panel, che ha ospitato interventi dei rappresentanti di alcune organizzazioni non governative in Libano, Iraq e Marocco, aveva come tema le risposte che i governi dei Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa (Mena) devono fornire ai giovani in tempi di incertezza come questi.


Come ha sottolineato Jeffrey Schlagenhauf, vicesegretario generale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), in un sondaggio del 2018 sui giovani di 18 Paesi della regione, solo il 32% ha espresso fiducia nei propri governanti. La crisi del coronavirus, che resta preoccupante nei Paesi sulle sponde del Mediterraneo, “pone l’attenzione sull’importanza delle politiche per i giovani”, ha detto Schlagenhauf. “I governi dovrebbero invece coinvolgere i giovani nelle risposte alle crisi”, ha sostenuto Schlagenhauf, aggiungendo che “l’Italia deve continuare a dettare l’agenda ai Paesi Mena su questi temi”.

Nella sua testimonianza Joana Hammour, che gestisce i fondi dell’ong libanese Nahnoo, ha raccontato che in Libano sono sempre di più i giovani che vogliono andarsene, dopo le diverse crisi che hanno investito il Paese negli ultimi mesi “e questo impoverisce la società”. Chi rimane, però, ha raccontato Hammour, “sono persone dinamiche e talentuose che si stanno impegnando per superare le difficoltà del Covid”. Secondo la responsabile di Nahnoo, le molte iniziative che sono nate in Libano per sopperire alle inefficienze del governo “sono opera di ong gestite da giovani”.

Nidal Benali Cherkaoui, rappresentante marocchino del Local Youth Councils Network, ha lodato quanto ha fatto il governo del suo Paese istituendo un fondo speciale di più di 3 miliardi di euro per aiutare le famiglie in crisi. Secondo Cherkaoui, molti giovani si sono impegnati raccogliendo fondi e distribuendo mascherine e cibo a chi era in difficoltà. “Abbiamo usato i social per combattere le fake news e stiamo costruendo una piattaforma di e-learning per i nostri ragazzi” ha detto Cherkaoui, che si è appellato poi a “una cooperazione tra Paesi per non lasciare davvero nessuno indietro”.

L’esperto iracheno Hayder Al-Shakeri ha accusato il governo iracheno di avere poca considerazione per i giovani, che sono la stragrande maggioranza della popolazione del suo Paese. Al-Shakeri ha affermato che “il governo combatte i giovani quando alzano la voce, ma non per questo le proteste finiranno”.

L’esperto ha messo in luce le iniziative prese dai giovani durante la recente crisi e ha “richiesto una collaborazione su vari piani e con diversi interlocutori”.

A questo proposito Sereni ha detto di voler cooperare, sia come Ue che come Italia, con i governi dei Paesi del Mediterraneo. “C’è bisogno di riforme e stabilità” ha però avvertito la viceministra. Aggiungendo: “In questi Stati le organizzazioni di giovani sono spesso un nostro interlocutore”.

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