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Festival Filosofia, sos di Galiberti: “I giovani non cercano piacere, ma anestesia”

È un Umberto Galimberti più che pimpante quello che anima oggi piazza Garibaldi a Sassuolo, in occasione della lezione “La verità dell'inconscio” al 18esimo Festivalfilosofia.

Pubblicato:16-09-2018 14:20
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:33

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SASSUOLO – Quando il futuro non è più una promessa diventa una minaccia. “Manca la risposta al perché mi devo impegnare e darmi da fare o addirittura perché devo stare al mondo, al limite. I giovani questo nichilismo lo conoscono molto bene, perché lo assaporano tutti i giorni”. Insomma, “il futuro non ti porta niente, se non ti dai da fare. Ma è la realtà che è nichilista, non Galimberti: io sono solo qui a raccontarvela affinché la guardiate bene in faccia. E per farlo, guardate bene in faccia i vostri figli”. È un Umberto Galimberti più che pimpante quello che anima oggi piazza Garibaldi a Sassuolo, in occasione della lezione “La verità dell’inconscio” al 18esimo Festivalfilosofia, nella quale il prof-psicoanalista spiega come la scoperta dell’inconscio ferisce l’orgoglio di un “Io” che si scopre per la prima volta non solo sconfinato, ma “più che altro incontrollabile e infido.

Galimberti, meno che mai, non ci gira intorno e scuote il pubblico indagando senza sconti la società di oggi: “Sono arrivato a concludere- ragiona Galimberti- che i giovani si ubriacano, si drogano, dormono fino a mezzogiorno, preferiscono vivere di notte invece che di giorno per evitare l’angoscia di guardare davanti a loro, di vedere un futuro che non c’è”.


La colpa è dei più grandi, si capisce: “Perché i ragazzi nessuno li convoca, nessuno li chiama per nome, nessuno li fa sentire significativi, anche se sappiamo tra i 20 e i 30 anni c’è il massimo della potenza ideativa di ciascuno di noi. Noi invece- è l’appello al mea culpa collettivo- facciamO fare loro le fotocopie, i lavori co.co.co, i lavori in affitto e i lavori a progetto. Per non guardare in faccia l’angoscia del futuro, ecco quindi alcol, droga e il resto: non è tanto il piacere quello che cercano, ma l’anestesia. Sono fattori anestetizzanti, quindi, che entrano in gioco quando ‘non conti niente’ e non sopporti più di assaporare tutti i giorni la tua insignificanza sociale”. Dunque, ecco il nichilismo di oggi almeno secondo l’esperto Galimberti, che si sbraccia in piazza Garibaldi: “Ma non rimuovetelo, non ragionate cristianamente sul fatto che il futuro risolverà i problemi, dubitate di parole fuori posto come ‘speranza’, ‘augurio’, ‘auspicio’: sono tutte parole della passività”.

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