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Africa, Vescovi a Capi di Stato e Onu: “Non è libertà ma neocolonialismo”

Questa la dichiarazione ufficiale resa nota e indirizzata ai capi di Stato e alle Nazioni Unite, in vista del summit che si terrà, dal 25 al 27 settembre a New York sullo sviluppo globale

Pubblicato:16-09-2015 15:51
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:33

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Africa“Vi imploriamo di porre fine alle indecenti campagne di promozione della civiltà mondiale della morte nel nostro continente. Si tratta di una terribile recrudescenza dello spirito colonialista, camuffato sotto definizioni attraenti di libertà, uguaglianza, autonomia, democratizzazione e sviluppo”. Così nel documento siglato dopo la riunione ad Accra in Ghana (8-11 giugno 2015) dei vescovi d’Africa e del Madagascar. Una dichiarazione ufficiale resa nota e indirizzata ai capi di Stato e alle Nazioni Unite, in vista del summit che si terrà, dal 25 al 27 settembre a New York sullo sviluppo globale.

Al centro del loro attacco soprattutto la politica della contraccezione e il controllo delle nascite, l’Africa come mercato potenziale farmaceutico. “Preservativi, contraccettivi, programmi di educazione sessuale puramente tecnici, senza riferimento morale, aborto cosiddetto ‘sicuro’ sono diventati più accessibili per gli africani. Nessuno ignora più che dietro l’eufemismo -salute e diritti sessuali e riproduttivi- questi programmi siano semplicemente imposti come condizione di aiuto allo sviluppo. Lo stesso accade con la prospettiva di genere”.

L’accusa è che la propaganda dello sviluppo si modelli su paradigmi occidentali, ignorando le peculiarità della cultura africana e ricattando i governi locali sotto il giogo di quelle che definiscono “lobby neocolonialiste” e che lo scopo reale dei piani sia ridurre la popolazione africana e azzernarne il patrimonio culturale.


I vescovi d’Africa dichiarano fallimentare l’obiettivo di esportare il modello di soggettività occidentale nel contesto africano. “Siamo unanimemente feriti, nel più intimo del nostro cuore di pastori, dagli attacchi contro la vita, la famiglia, quello che è morale e sacro, il saggio sviluppo umano dei nostri giovani, futuro dell’Africa, la piena realizzazione delle donne, il rispetto per gli anziani, che nelle nostre culture africane è tanto forte” si legge in un altro passaggio.

“In Africa- si legge nel documento dei vescovi- le donne e gli uomini non sono individui autonomi dai propri genitori, sposi, figli: donne, uomini, bambini, siamo tutti persone, create per amore e per l’amore, e tutti facciamo parte di una famiglia e di una comunità unita”.

I vescovi indirizzano la loro dichiarazione anche alle Istituzioni panafricane  considerando che molti leader hanno scelto di diventare “partners servili” di questo processo di sviluppo imposto dall’esterno e del tutto eterogeneo alla vita delle persone in Africa. Velocità sfrenata, edonismo e individualismo la cattiva trinità contestata dagli uomini della Chiesa.

di Silvia Mari

giornalista

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