Malagò a Morning News: “Con il ministro Abodi non c’è niente da chiarire”

La sua "è stata una caduta di stile, non di sostanza": il presidente del Coni commenta le frasi dette dal ministro per lo Sport e i Giovani sul suo futuro alla guida del Comitato

Pubblicato:16-08-2024 12:46
Ultimo aggiornamento:16-08-2024 15:40

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ROMA – “Diciamo che adesso c’è da lavorare molto per le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. L’impegno è gravoso, le aspettative sono spaventose. Abbiamo un modello di candidatura unico, secondo me vincente, che comporta davvero un grosso sforzo organizzativo. Basta considerare che in questi sei anni e mezzo abbiamo avuto di tutto e di più: guerre e soprattutto il Covid. Sono particolarmente impegnato in questo. Con il ministro Abodi non c’è niente da chiarire o da non chiarire“. Lo ha detto il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ospite di ‘Morning News’, contenitore di Canale 5.

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Sono rimasto particolarmente dispiaciuto per una affermazione che lui ha fatto durante le Olimpiadi– ha proseguito- sapendo perfettamente che comunque le agenzie di stampa avrebbero fatto rimbalzare queste frasi. Secondo me è stata una caduta di stile, spero solo di stile e non di sostanza“.

“Non c’è da chiarire- ha concluso Malagò- poi tutto il resto farà parte delle logiche di chi rappresenta i propri ruoli“.

Il ministro al Corriere dello Sport aveva detto: “Le norme dicono che i mandati, negli enti pubblici, possono essere al massimo tre. Malagò è alla fine di un percorso”. E aveva aggiunto: “Dalla poltrona ci si deve anche alzare, la sedentarietà diventa un habitat mentale, uno schema di pensiero che alla lunga può produrre solo danni”.

MALAGÒ: “LA POLITICA SE NE OCCUPI MA NON LO OCCUPI”

Se sei un dirigente sportivo, automaticamente devi fare politica sportiva. Il tema è che ti devi limitare a farla nell’ambito del tuo settore. Per ciò che riguarda la politica, a suo tempo ho coniato lo slogan ‘Lo sport senza la politica non va da nessuna parte’, perché lo sport ha bisogno della politica sotto ogni punto di vista. Pensiamo agli investimenti, la parte degli impianti, quella che riguarda gli aspetti sociali”, ha detto Malagò.

“Il Coni- ha proseguito- si occupa di circa 13 milioni di italiani che sono tesserati. Gli altri 47 milioni che sono di competenza esclusiva del Paese, del governo e di chi lo rappresenta”. “Secondo me- ha concluso Malagò- la politica deve occuparsi dello sport ma non deve occuparlo. E questo deve farlo nei suoi stessi interessi”.

MURALE EGONU, MALAGÒ: “FOLLIA SOTTO OGNI PUNTO DI VISTA”

“Sulla vicenda di Paola Egonu c’è poco da dire: è una follia sotto ogni punto di vista, non serve spendere altre parole“, ha detto Giovanni Malagò commentando il murale raffigurante la schiacciatrice azzurra recentemente imbrattato e poi ripristinato.

“Quando la gente mi chiede se il nostro sia un Paese razzista- ha concluso- io onestamente non lo penso assolutamente. Ritengo vi sia una minoranza attiva, rumorosa, come spesso succede in altri settori, che ci fa vergognare moltissimo per quello che fa“.

KHELIF, MALAGÒ: “SEMPRE DALLA PARTE DEGLI ATLETI ITALIANI”

“Viviamo in un’epoca in cui, giustamente e legittimamente, ognuno si sente di esprimere la propria opinione. Su Imane Khelif l’hanno espressa persone su quello che sono i rumors, le voci e anche le caratteristiche di questa persona, senza tener conto degli aspetti tecnici. Non sto difendendo qualcuno o addirittura attaccando qualcuno, sto sempre dalla parte degli atleti italiani e di tutte le persone che hanno parlato di Angela Carini forse sono l’unico che la conosce. Conosco tutta la sua vicenda, la perdita del padre, la qualificazione che ho sostenuto a Busto Arsizio e tutta la vicenda che ha caratterizzato la precedente Federazione Internazionale di Boxe, la famosa Iba, che è stata a tutti gli effetti defenestrata, sfiduciata, delegittimata dal Cio, perché il presidente è Umar Kremlev, un cittadino russo particolarmente vicino all’oligarchia di quel Paese e tutto il torneo preolimpico e anche Parigi è stato organizzato con una dinamica di una Federazione costituenda”. Così Malagò sulla vicenda della pugile algerina, Imane Khelif, oro alle Olimpiadi di Parigi 2024.

“Più persone, una Commissione, medici, scienziati- a proseguito- hanno visto i suoi valori, conoscono perfettamente i parametri entro i quali bisogna rientrare per poter partecipare a una competizione maschile o femminile, li hanno reiterati, hanno ritenuto che fossero giusti: io mi fido dei soggetti preposti che hanno competenza“.

“Voglio ricordare a tutti, e questo l’ho detto anche ad Angela Carini- ha poi sottolineato il numero uno del Coni- che questa atleta non è sbucata dal nulla, sono 7-8 anni che gareggia“.

“Questa atleta ci ha consegnato la bandiera da Orano ai Giochi del Mediterraneo ai Giochi di Taranto, questa atleta ha fatto diversi campionati del mondo, questa atleta aveva già fatto le Olimpiadi a Tokyo e- ha concluso Malagò- questa atleta ha vinto la medaglia d’oro a Parigi e tutti e tre i match sono arrivati non per ko tecnico ma dopo essere andati ai punti. Non aggiungo altro, poi ognuno è padrone di pensare quello che vuole”.

MALAGÒ: “MOLTO FELICI, MIGLIORATA QUALITÀ MEDAGLIE”

Siamo molto felici, non c’è ombra di dubbio. A Tokyo avevamo fatto il record e a Parigi l’abbiamo ripetuto nei numeri. I numeri non sono tutto ma sono moltissimo, anche soprattutto quando si giudicano come risultato finale. All’interno di questi numeri è tutto migliorato: la qualità delle medaglie e, soprattutto, l’indice di competitività”, ha detto Malagò commentando le 40 medaglie conquistate dagli atleti italiani alle Olimpiadi di Parigi 2024.

“Nell’indice di competitività- ha tenuto a sottolineare- si sommano i punteggi delle atlete e degli atleti di tutte le gare di chi è andato in finale. Sostanzialmente i primi 8 di ogni competizione hanno un punteggio e lì si vede il vero termometro del livello di competitività sportiva all’interno delle Olimpiadi”.

“Noi- ha poi evidenziato Malagò- siamo arrivati quarti, un risultato non stratosferico ma inimmaginabile, dietro gli Stati Uniti, la Cina, che hanno qualcosa di più sia dal punto di vista della popolazione che delle infrastrutture e, infine, la Germania, che pur avendo una popolazione quasi il doppio della nostra abbiamo lasciato dietro sia come qualità delle medaglie che come numero assoluto”.

“Credo- ha concluso il numero uno del Coni- che questo dato si commenti da solo. Infatti abbiamo battuto tutti i record di quarti e quinti posti, che sono stati determinanti per questo risultato di indice di competitività”.

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