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Pregliasco: “Chi non si vaccina non è solidale, c’è uno zoccolo duro che ha paura”

Il direttore sanitario dell'Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano spiega che in autunno e inverno bisogna attendersi un'ulteriore ondata

Pubblicato:16-08-2021 11:07
Ultimo aggiornamento:16-08-2021 13:44
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ROMA – “Non sarà facile convincere gli over 50 non ancora vaccinati e spero che anche attraverso il coinvolgimento dei medici di famiglia questa situazione possa migliorare un po’, ma temo che una quota di queste persone semplicemente non vorrà essere solidale con gli altri. È di questo che si tratta, perché la vaccinazione è qualcosa che protegge noi stessi, la nostra famiglia, ma soprattutto la comunità intera di cui tutti, in teoria, facciamo parte”. Lo ha dichiarato in un’intervista a iNews24.it il direttore sanitario dell’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, Fabrizio Pregliasco.

“Vaccinare la parte restante degli over 50 sarà difficile, perché parliamo di uno zoccolo duro di persone che incomprensibilmente e senza una giustificazione scientifica reale hanno paura del vaccino, perché lo considerano sperimentale e perché non hanno più paura della malattia”, ha proseguito Pregliasco. Sull’attuale situazione epidemiologica, l’esperto ha poi spiegato: “Sicuramente il rischio è ancora quello di avere una continuità di presenza del virus, dato che la variante Delta è molto più contagiosa. Dobbiamo sempre considerare in ogni situazione in cui veniamo in contatto con un’altra persona che esiste una probabilità di infezione, anche se per esigenze di vita e per scelte politiche è stato permessa e attuata questa condizione di maggior libertà”.


Pregliasco ha spiegato che “siamo in una situazione di crescita che per, per fortuna, non ha un incremento verticale come nelle settimane precedenti. Probabilmente siamo arrivati ad un plateau massimo del livello di diffusione almeno per questa ondata, ma mi attendo successivamente in autunno e inverno un’ulteriore ondata, diciamo un altro colpo di coda”.

Pregliasco ha precisato che la fine della pandemia non avverrà a breve: “Dobbiamo immaginare questa pandemia un po’ come un sasso lanciato dentro uno stagno, con plurime onde che via via andranno a risolversi, ma purtroppo questo sarà da considerare nell’ottica di un periodo piuttosto lungo, probabilmente due o tre anni“. Sulla possibilità di vaccinazione degli under 12, il virologo milanese ha poi concluso: “In 2 casi ogni 100.000 riscontriamo una situazione di gravità abbastanza rilevante di forme di problematiche immunitarie che possono determinare effetti pesanti, e nell’1% dei ragazzi colpiti dall’infezione rileviamo effetti che purtroppo necessitano anche il ricovero ospedaliero. Credo che questo basti per considerare anche i più giovani come un serbatoio più che ampio per la diffusione del virus”.

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