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ROMA – Sono trascorsi 45 anni dalla scomparsa del Re del Rock. Il 16 agosto del 1977 moriva nella sua casa a Memphis Elvis Presley e con lui spariva il simbolo di un’epoca. Uno dei cantanti più conosciuti di tutti i tempi, idolo di migliaia di teenager, icona dell’anticonformismo, che con la sua timbrica vocale e il suo stile musicale unico e innovativo, (un mix di generi che spaziavano dal rock and roll al rhythm and blues, passando per il country e il gospel) ha saputo conquistare una fama di livello internazionale, imponendosi nell’immaginario collettivo come nessuno mai prima e dopo di lui. Elvis The Pelvis con le sue movenze sexy e il suo ciuffo alla brillantina. Elvis la leggenda.
Elvis Aaron Presley nasce a Tupelo, nel Missisippi, l’ 8 gennaio 1935 in una famiglia povera ma molto unita: figlio unico, sopravvissuto al gemello, morto durante il parto. A otto anni riceve in regalo dalla madre una chitarra e da lì nasce il suo interesse per la musica alimentato dall’ascolto in chiesa dei cori gospel. A tredici anni la famiglia Presley si trasferisce a Memphis nel Tennessee in cerca di fortuna.
Sono anni difficili per il giovane Elvis che a causa del carattere schivo e dello stile eccentrico nel vestirsi e portare i capelli non riesce a stringere amicizie. E’ però anche l’occasione per frequentare i mercatini dei quartieri afro-americani, dove i vestiti costano poco e sono di suo gusto. E’ questo il momento in cui Elvis fa sua quell’anima nera che sarà sempre presente nella sua musica.
È il 1954 quando incide la prima canzone per fare un regalo di compleanno a sua madre, alla quale è molto legato. Quel giorno il proprietario della Sun Records, Sam Phillips lo sente cantare e subito intuisce le sue potenzialità. Decide di puntare su quel giovane fuori dal comune, coinvolgendo nel progetto il chitarrista Scotty Moore e il bassista Bill Black. Il primo 45 giri “That’s All Right Mama”/“Blue Moon Of Kentucky” è un successo enorme. Le esibizioni in pubblico, ancora di più. I movimenti sensuali del bacino con i quali Elvis provoca il pubblico durante i concerti gli fanno meritare il nome di The Pelvis, e il pubblico femminile impazzisce, mentre i ragazzi iniziano a emularlo nel vestiario e nell’acconciatura. E’ esploso il fenomeno Elvis.
Il suo successo è così grande da necessitare il passaggio obbligato presso una casa discografica più grande, la Rca e ad un nuovo agente Thomas Andrew Parker, detto “Il Colonnello”, che resterà il manager di Elvis fino alla fine dei suoi giorni.
Ai concerti Elvis alterna apparizioni televisive, celebri quelle al “Toast Of The Town” di Ed Sullivan, che aumentano, se possibile, la sua notorietà. E ben presto arriverà anche il cinema. Intanto incide brani destinati a rimanere nella storia della musica “Blue Suede Shoes”, “Tutti Frutti” e “Hound dog”, contenute nel primo album dal titolo “Elvis Presley”, a cui segue il secondo intitolato semplicemente “Elvis”, altrettanto fortunato che si impone all’attenzione del pubblico anche per le ballate in esso contenute, tra cui “Love me”. Inizia quindi la carriera cinematografica di Elvis, con il suo primo film “Love me tender” del 1956, dal titolo omonimo di uno dei suoi più grandi successi. Seguono nel 1957 altri due film con Presley protagonista: “Loving You” e “Jailhouse Rock” .
L’anno successivo viene chiamato sotto le armi e parte senza opporsi, nonostante le miriade di polemiche e richieste dei fan affinché fosse esonerato. Durante i due anni di esercito che trascorre in Arkansas, Texas e per un breve periodo in Germania la fama del cantante non svanisce e il suo ritorno viene celebrato trionfalmente con un duetto televisivo insieme a Frank Sinatra.
Gli anni ’60 si caratterizzano per un allontanamento dallo stile rock and roll, ormai in declino e da un sound sempre più melodico. E’ questo il momento in cui vedono la luce alcune delle ballad più belle e famose di Presley come “It’s Now Or Never”, “Surrender” e “Are You Lonesome Tonight”. Diminuiscono le sue esibizioni dal vivo, ma non la produzione cinematografica, che diventa quasi l’unico mezzo per i fan per vedere il loro beniamino cantare; il che spiega anche il grande successo riscosso da queste pellicole piuttosto banali.
Il 1967 è l’anno del cambiamento per Elvis, segnato dal matrimonio con la quattordicenne Priscilla Beaulieu, da cui nascerà la sua unica figlia Lisa Marie (futura moglie di Micheal Jackson), e dal ritorno alla musica delle origini con “Big Boss Man”. Il consenso dell’artista inizia però a scemare, è giunto il momento di allontanarsi dal cinema e tornare a calcare il palcoscenico. Elvis lo fa con un costume di pelle nera, realizzato appositamente per questa occasione, duettando con alcuni dei migliori musicisti d’America. Lo spettacolo ripreso e trasmesso in tv prenderà il nome di “Elvis ’68: Comeback Special”. Tantissime le performance dal vivo che seguirono, ma mai nessuna fuori da Stati Uniti e Canada.
E’ questo uno dei momenti di massimo successo del cantante di Memphis che annovera tra i suoi tanti primati il concerto del 1973 “Elvis: Aloha From Hawaii”: trasmessa in mondovisione via satellite, l’esibizione raggiunge un pubblico stimato di un miliardo di telespettatori sparsi in quaranta paesi. Non era mai accaduto prima.
Di qui in poi la popolarità di Elvis inizia un lento declino. Si incrinano i rapporti con la moglie Priscilla, che presto chiede la separazione, e il cantante comincia ad assumere sempre più farmaci per domare la sua ansia. Tutto ciò insieme a una cattiva alimentazione lo porterà ad ingrassare notevolmente, tanto da sembrare ben presto una caricatura della stella del rock che fino a pochi anni prima aveva fatto sognare migliaia di fan.
Il 16 agosto 1977 viene trovato dalla sua compagna dell’epoca, Ginger Alden riverso sul pavimento del bagno. Portato in ospedale a nulla varranno i tentativi di rianimarlo. La diagnosi sarà attacco cardiaco. I funerali furono un evento unico nella storia della musica: i media seguirono in maniera maniacale ogni secondo che seguì la comunicazione del decesso, mentre migliaia di fan si riversarono davanti i cancelli di Graceland, la sontuosa casa di Elvis. Le esequie furono caratterizzate da momenti di isteria collettiva e malori da parte dei fan.
Dal 1982 Graceland è diventato un museo ed attualmente è la seconda abitazione più visitata degli Stati Uniti dopo la Casa Bianca. Nei suoi 24 anni di carriera, The Pelvis ha pubblicato 61 album e venduto oltre 1 miliardo di dischi in tutto il mondo, imponendosi numerose volte al top delle classifiche.
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