Sorpresa ‘amara’ nel nuoto artistico, Minisini si ritira: “Era diventata un’ossessione”

Il campione internazionale in conferenza stampa: "Il malessere non mi ha permesso di godere appieno di tutte le cose belle che ho vissuto"

Pubblicato:16-07-2024 15:59
Ultimo aggiornamento:16-07-2024 16:50

minisini si ritira
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ROMA – La consapevolezza di non provare più piacere nel praticare uno sport che era diventato ormai un’ossessione. E poi la polemica per la recente esclusione dalle Olimpiadi di Parigi, dopo la decisione di Cio e Federnuoto internazionale, di comune accordo, che hanno escluso il doppio misto nel programma olimpico confermando solo gli esercizi di squadra. È in questo contesto che Giorgio Minisini ha deciso di dire basta. Il campione del nuoto artistico internazionale ha annunciato il suo ritiro dall’agonismo con una conferenza stampa e una dichiarazione consegnata ai media. In carriera Minisini ha collezionato numerosi titoli mondiali ed europei. Dieci anni fa, ha detto riferendosi ai suoi inizi, “iniziava il mio percorso con la maglia della Nazionale” ma le vittorie ottenute, ha spiegato, sono “solo il culmine di un viaggio durato all’incirca ventidue anni durante i quali mi sono trovato a combattere diverse battaglie: la battaglia per l’inclusione, la battaglia per il riconoscimento di questa disciplina, la battaglia per uno sport più giusto e trasparente. Lasciatemi dire che questo mi rende prima di tutto orgoglioso di ciò che abbiamo fatto, dei risultati che abbiamo ottenuto e, soprattutto, delle porte che abbiamo aperto. Tuttavia, non posso negarvi che dopo ventidue anni un po’ di stanchezza inizia a farsi sentire”.

Per la maggior parte del tempo, prosegue la sua dichiarazione, “ho nuotato con entusiasmo, perché se è vero che sono nato – sportivamente parlando – in un ambiente rigido, esclusivo, e pieno di pregiudizi, è anche vero che questo sport ho sempre pensato potesse cambiare. Se non altro perché ho sempre trovato assurda l’idea che una disciplina come questa potesse davvero voler tener fuori la metà del genere umano, con tutto ciò che invece era evidente avesse da guadagnare nell’aprirsi ad essa”. Ancora Misini: “Già a sei anni questa cosa mi sembrava talmente ovvia che non sono mai riuscito a credere che non fosse così anche per gli altri. Da qui la mia fiducia incrollabile nel continuare ad avanzare verso un futuro che ero certo prima o poi sarebbe arrivato. Mi sentivo come un naufrago certo del fatto che nonostante il mare in tempesta, aldilà dell’orizzonte ci fosse un’isola felice ad aspettarmi. Solo che non pensavo ci sarebbe voluto così tanto tempo. E soprattutto non pensavo che una volta avvistata quell’isola felice la zattera su cui viaggiavo si sarebbe rotta sotto i miei piedi”.

E ancora: “Non voglio stare qui a parlare del perché ciò sia accaduto. Quello che voglio dirvi piuttosto è questo: il fatto di essermi ritrovato di nuovo al punto di partenza, di nuovo in balia delle stesse onde di ventidue anni fa, con quel sogno allontanatosi di altre migliaia di leghe – leggasi almeno quattro anni – mi ha aperto gli occhi. Mi sono trovato a domandarmi cosa abbia significato per me il nuoto artistico nelle stagioni passate. E le risposte che ho trovato sono abbastanza chiare”. In questi ultimi anni “non sono stato bene” e “non è una novità. E la ragione del mio malessere sta quasi tutta in questo sport. Ho iniziato a nuotare perché farlo mi faceva sentire vivo: era una cosa divertente. È diventata una missione quando buona parte del mio mondo si è messa contro questo gioco, e senza accorgermene, stagione dopo stagione, la missione si è trasformata in ossessione. Sono anni che non provo più soddisfazione nel fare questo sport, ma non potevo rinunciare alla mia ossessione, nemmeno a costo del mio stesso benessere: ho preferito starci male piuttosto che darmi per vinto”.

È arrivato il momento di dire basta perché “non voglio più barattare il mio benessere per un’ossessione. Mi sono fatto tanto male per questo sport e adesso semplicemente non sono più disposto a farlo. Volevo davvero l’Olimpiade, e la volevo così tanto da essere disposto a continuare a praticare un’attività che non mi dava ormai nessun piacere se non quello di sapere che forse, alla fine del tunnel, ci sarebbero stati cinque cerchi a dare un senso a tutto. Questo malessere non mi ha permesso di godere appieno di tutte le cose belle che ho vissuto nonostante il nuoto artistico: non mi ha permesso di godere dei giorni di allenamento con allenatori e compagni che stimavo; non mi ha permesso di godere delle medaglie che sono arrivate; non mi ha permesso di godere delle cose che adesso invece mi rendono infinitamente orgoglioso, come il lavoro con il ‘progetto Filippide’”.

Le ragioni della conferenza stampa e dell’annuncio: “Ecco perché vi ho chiesto di venire qui: sono qui per dirvi che ho capito di preferire la paura dell’incertezza alla sicurezza del malessere. Sento di voler diventare la persona giusta per aiutare chi voglia crescere per inseguire il proprio sogno, senza che si trasformi in un’ossessione. Credo profondamente nel fatto che sport di alto livello e salute mentale degli atleti possano coniugarsi in maniera funzionale, anche più funzionale del tradizionale ‘zitto e soffri’. E mi piacerebbe lavorare per dimostrarlo. Permettetemi di essere più esplicito: giovedì, qui accanto, al Foro Italico, inizieranno i Campionati Italiani Assoluti. E saranno la mia ultima competizione da atleta“.
E “nuoterò unicamente nel singolo. Porterò un nuovo esercizio, su una musica che mi ero ripromesso sarebbe stata la mia ultima colonna sonora. Anche se non pensavo l’avrei usata così presto. Sarà l’occasione per chiudere il cerchio di queste due decadi, e per farlo in un modo che lasci a me, e spero anche a voi, un bel ricordo di questo viaggio che abbiamo fatto insieme”.

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