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Bancarotta e riciclaggio nel Palermitano, indagine Cogesi: sospeso dipendente del comune di Partinico

Eseguiti tre arresti domiciliari, un obbligo di dimora e un sequestro di beni per oltre 2,5 milioni di euro

Pubblicato:16-07-2021 10:53
Ultimo aggiornamento:16-07-2021 10:54
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PALERMO – Cinque misure cautelari e un sequestro di beni per oltre 2,5 milioni di euro. Questo il bilancio finale di una operazione congiunta portata a termine dai carabinieri e dalla guardia di finanza di Palermo nell’ambito di una indagine sui comuni di Partinico, San Giuseppe Jato e San Cipirello. Eseguiti tre arresti domiciliari, un obbligo di dimora e una sospensione dal servizio per un dipendente del Comune di Partinico. I cinque sarebbero responsabili, a vario titolo, di bancarotta fraudolenta, intestazione fittizia di beni e quote societarie, inadempimento di contratti per pubbliche forniture, utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio e autoriciclaggio. Ai domiciliari sono finiti gli amministratori di diritto e di fatto di imprese operanti nel settore dei rifiuti e già destinatarie di provvedimenti interdittivi antimafia “per comprovati collegamenti – dicono gli investigatori – con esponenti mafiosi del mandamento di San Giuseppe Jato”.

L’obbligo di dimora riguarda l’amministratore di diritto e socio di alcune delle imprese. L’indagine è partita nel settembre 2018, dopo un attentato incendiario a danno di alcuni mezzi e strutture dell’autoparco del Comune di Partinico. I militari hanno scoperto il legame tra l’intimidazione e una procedura di affidamento per il nolo dei mezzi destinati al servizio di raccolta dei rifiuti che il Comune aveva aggiudicato alla Cogesi Srl. I carabinieri hanno captato “una presunta connivenza tra il dipendente comunale e gli amministratori di diritto e di fatto dell’azienda”, che si sarebbe concretizzata in omesse contestazioni per gravi inadempimenti contrattuali (dovuti al nolo di mezzi in misura inferiore a quella dichiarata, all’impiego di mezzi privi di revisione o non iscritti all’Albo dei Gestori ambientali), mancate messa in mora e risoluzione del contratto nei confronti dell’azienda.

L’esame dei documenti e dei flussi finanziari che la procura di Palermo ha delegato alla Compagnia della guardia di finanza di Partinico hanno consentito di ipotizzare che gli indagati, attraverso dei crediti sorti in capo ai soci e relativi a spese risultate fittizie per l’acquisto di carburante nonché ad altre operazioni simulate con una ditta individuale di fatto a loro riconducibile, avrebbero architettato “un fittizio aumento del capitale sociale della Cogesi Srl con il mero fine di accrescere la solidità economico-finanziaria e patrimoniale dell’azienda ed accedere così a bandi di gara più consistenti, inducendo in errore la pubblica amministrazione e continuando ad arricchirsi indebitamente con l’aggiudicazione illecita degli appalti indetti da vari enti locali per la gestione dei rifiuti”.


I cinque, inoltre, avrebbero distratto l’intero patrimonio aziendale della Cogsei Srl portandola al fallimento, “reinvestendo i capitali – sostengono carabinieri e guardia di finanza – per il soddisfacimento di interessi personali con l’acquisto di immobili e beni di lusso, tra cui imbarcazioni, orologi e auto di lusso”. Nel frattempo sarebbe stata costituita la nuova Eco Industry Srl, con sede a San Giuseppe Jato. Nel provvedimento cautelare il gip ha disposto il sequestro preventivo del complesso aziendale della Eco Industry Srl, di un immobile a San Cipirello e di due auto di lusso.

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