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False prescrizioni per ottenere rimborsi, truffa all’Asl Napoli 1 Centro: due medici interdetti

ll meccanismo consisteva nella prescrizione di costosi esami diagnostici di laboratorio, in realtà mai eseguiti, e per i quali veniva richiesto fraudolentemente il rimborso delle somme a carico del Servizio sanitario nazionale

Pubblicato:16-07-2021 10:19
Ultimo aggiornamento:16-07-2021 12:42
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NAPOLI – Il Comando provinciale della guardia di finanza di Napoli, su disposizione del gip del Tribunale di Napoli, ha eseguito un provvedimento cautelare che ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti dei rappresentanti legali di 2 centri diagnostici e la misura interdittiva dall’esercizio dell’attività per 1 anno nei confronti di 2 medici convenzionati con l’Asl Napoli 1 Centro. Le indagini, coordinate dalla procura della Repubblica partenopea, si legge in una nota, scaturiscono da una denuncia presentata dalla stessa Asl Na1 Centro e sono state condotte dalle fiamme gialle del II Nucleo operativo metropolitano che hanno scoperto un’associazione per delinquere finalizzata alla truffa che, falsificando le prescrizioni mediche di esami diagnostici, otteneva indebiti rimborsi da parte del Servizio sanitario nazionale. I rappresentanti legali sono padre e figlio, residenti a Napoli, e i medici operano in strutture sanitarie del capoluogo.

Il meccanismo architettato consisteva nella prescrizione di costosi esami diagnostici di laboratorio, in codice di esenzione, nei confronti di soggetti che di fatto erano totalmente ignari delle prescrizioni a loro nome. In questo modo, i due laboratori potevano chiedere fraudolentemente il rimborso delle somme a carico del Servizio sanitario nazionale per esami diagnostici in realtà mai eseguiti. Sono stati sentiti oltre 100 pazienti i quali hanno disconosciuto le prescrizioni a loro nome e persino affermato, in molti casi, di non essersi mai recati presso quei centri diagnostici. Le prescrizioni sanitarie esaminate hanno permesso ai due laboratori di analisi di richiedere ed ottenere un indebito rimborso pari a oltre 58.000 euro, per cui la guardia di finanza ha potuto procedere a sequestri per valore equivalente a carico degli indagati.

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