Getting your Trinity Audio player ready...
|
ROMA – In volo, come “una colomba scortata da angeli”, dall’”inferno d’Europa” a “un posto finalmente tranquillo”. L’ha descritta così, l’esperienza dei Corridoi umanitari, la giovane rifugiata afghana Razie Gholami.
Gholami fa parte di un gruppo di dieci rifugiati, giunti oggi a Roma in aereo dal campo di Moria, sull’isola greca di Lesbo, nel quadro dei Corridoi umanitari organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio e dall’Elemosineria apostolica.
“Una prima porta che si apre dopo il lockdown”, secondo il fondatore della Comunità, Andrea Riccardi, che ha accolto i rifugiati e ricevuto da loro in regalo un dipinto.
Riccardi ha definito i Corridoi “un modo per realizzare la speranza di chi ha intrapreso un lungo viaggio”. Il fondatore ha ricordato la collaborazione tra governo greco e italiano, che ha reso “possibile realizzare questo sogno”, e ringraziato anche l’Elemosineria.
Le dieci persone sbarcate oggi a Roma si aggiungono alle 57 già giunte in Italia con diversi viaggi. Tra queste, anche i rifugiati arrivati con il primo volo, il 16 aprile 2016, a bordo dello stesso aereo con cui il Papa era rientrato in Italia dopo la sua storica a Lesbo.
L’accoglienza “a queste dieci persone oggi è uno stimolo per gli altri Paesi europei affinché si ricordino che alle porte dell’Europa c’è un popolo dimenticato, di cui Lesbo è il simbolo“. Così all’agenzia Dire il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it