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Omicidio Cerciello, il collega Varriale in aula: “Sembrava una cosa da ladri di galline”

Parla in aula Andrea Varriale, il carabiniere che era di pattuglia in borghese insieme al vicebrigadiere Mario Cerciello Rega la notte in cui quest'ultimo fu ucciso a coltellate

Pubblicato:16-07-2020 12:33
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:38

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ROMA – “Non ci siamo preoccupati. Li’ per li’ ci sembrava una cosa da nulla, da ladri di galline“. Lo ha detto Andrea Varriale, il collega di pattuglia di Mario Cerciello Rega la notte del 26 luglio, quando quest’ultimo venne ucciso per mano di Finnegan Lee Elder nel corso del processo che vede imputato anche il californiano Gabriel Natale Hjorth. Il carabiniere, ascoltato in aula, ha ripercorso le fasi dell’intervento precedenti alla colluttazione in cui Cerciello venne accoltellato. “A Trastevere le dinamiche dello spaccio sono cambiate. Sono molte le fregature che vengono fatte a chi cerca droga- ha aggiunto- Quella ci sembrava una ‘sola’ e la pasticca trovata a piazza Mastai era palesemente tachipirina. Non mi sembrava una estorsione fatta da veri criminali, ci sembrava una cosa da poco”.

VARRIALE: “MARIO ERA UN MAESTRO, SEMPRE IN PRIMA LINEA”

“Mario Cerciello Rega era un maestro, – prosegue Varriale – era sempre in prima linea. Alcune delle nostre indagini sono partite proprio da sue intuizioni, era il piu’ esperto di tutti”. “Non era assolutamente un violento e io ho imparato tantissimo da lui. Il nostro approccio in questi interventi e’ stato sempre pacifico. Mario mi diceva sempre ‘la tranquillita’ va anche comprata, vuoi mangiare, vuoi un pacchetto di sigarette?’, era un modo per ‘accattivarsi’ l’arrestato- ha ricordato Varriale- Mario era amato e stimato nel nostro ambiente e anche dalla popolazione. Nei giorni della morte di Mario, con migliaia di persone al funerale. Noi non facciamo sconti, ma la gente apprezza onesta’”.

“HJORT BENDATO? MAI VISTO NESSUNO TRATTENUTO IN QUEL MODO”

“Mentre facevo dentro e fuori dagli uffici di via In Selci, ho visto Natale seduto su una sedia, ammanettato con le mani dietro la schiena e bendato. Quando l’ho visto, sono rimasto sorpreso, non avevo mai visto un arrestato trattenuto in questo modo. Mi e’ parsa una cosa molto strana. Intorno a me c’erano tanti superiori. Era una situazione aperta. Ho visto persone entrare e uscire dalla stanza. Io ero l’ultima ruota del carro”.  Varriale ha ricostruito i passaggi relativi al video da lui registrato nella caserma del Reparto Operativo di via In Selci dove erano stati portati i due americani accusato dell’omicidio, in cui si vede Hjort bendato e ammanettato uno degli indagati. Una foto di quella circostanza, su cui l’Arma ha avviato un’indagine interna per capirne la provenienza, era stata divulgata sui media.


“ERRORE DIRE A COMANDANTE CHE AVEVO PISTOLA”

“Commisi un errore stupido, quello di dire che avevo la pistola con me e che l’avevo consegnata al mio comandante di stazione in ospedale. A tanti colleghi gia’ avevo detto che non l’avevo, quindi mi stavo nascondendo dietro a un dito. Ho commesso una leggerezza“. Varriale secondo quanto riferito in Aula, racconto’ il particolare all’allora comandante del Gruppo Roma dei Carabinieri, Antonio Petti, durante un colloquio informale. “Con Petti- ha aggiunto- parlai anche del video e dissi: ‘Ad onor del vero ho fatto un video’, ribadendo che era a disposizione dei colleghi del Nucleo investigativo. Mentre tornavo in caserma ho avvisato il mio comandante della caserma, via whatsapp, che avevo detto di aver dato a lui la pistola. La pistola non c’era. Lo ammisi poi davanti al procuratore Prestipino”.

“FECI VIDEO A HJORTH PER COMPARARE SUA VOCE”

“Vado nell’ufficio, inizio a registrare il video. Volevo associare la voce al volto e cosi’ gli ho fatto qualche domanda su dov’era la felpa rossa, o cose cosi’. Non ho avuto alcuna risposta. Mi ha detto solo ‘Che cambia, a che serve’. Durante la registrazione del video c’era anche qualcun altro”. Varriale ha ricostruito i passaggi relativi al video da lui registrato nella caserma del Reparto Operativo di via In Selci dove erano stati portati i due americani accusati dell’omicidio.  “Ho staccato la registrazione del video e sono corso a farlo presente ai miei superiori. Abbiamo sentito le registrazioni acquisite da whatsapp e poi il video. Non l’ho diffuso a nessuno. È rimasto sul mio cellulare. Incontrai il colonnello Antonio Petti, l’allora comandante del gruppo Roma, in un colloquio informale con lui, dissi che non avevo fatto io la fotografia”, ha concluso Varriale.

“NON VOLEVO INTERROGARE HJORTH”

Non lo volevo interrogare. Non volevo assolutamente picchiarlo, insultarlo. Ero molto arrabbiato e nervoso, ma so che in queste situazioni bisogna mantenere la calma. Non ho visto nessuno picchiarlo, insultarlo o trattarlo male”.

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