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BOLOGNA – Visto che alla fine non c’è stata alternativa al pagamento della multa, ha deciso di scrivere al sindaco di Bologna, Virginio Merola, nella speranza che almeno la sua disavventura possa servire ad evitare il ripetersi di casi simili.
Protagonista della vicenda è Chiara, la maestra che un paio di mesi fa fu multata sul bus mentre accompagnava una classe delle elementari in un’uscita didattica al museo. Come spiegato dalla stessa maestra all’indomani dell’episodio, la multa scattò perché Chiara non fece in tempo a timbrare il proprio biglietto dopo aver obliterato quelli degli alunni senza abbonamento. Inutili le spiegazioni fornite al momento al controllore, inutile anche il ricorso presentato a Tper: “I motivi esposti non sono idonei a determinare l’annullamento della sanzione”, è stata la risposta dell’azienda. La maestra, così, ha pagato la multa (88 euro) ma ha nuovamente scritto a Tper per ribadire il proprio “disaccordo” e, soprattutto, ha inviato una lettera anche al sindaco e alla sua vice, Marilena Pillati, che ha la delega alla Scuola.
“Quanto avvenuto è molto grave, sono stata trattata come un evasore- scrive Chiara- mentre stavo svolgendo il mio mestiere e ricoprivo a mia volta un ruolo istituzionale. Mostro rispetto nei confronti delle regole e del fatto che i verificatori siano stati formati per non fare differenze e per fare in modo che non si verifichino evasioni, ma essere paragonata a chi si dimentica di timbrare il biglietto perché preso da altre faccende è molto grave”.
Nell’episodio citato “non è stato riconosciuto il fatto che anche io ricoprivo un ruolo istituzionale di grande responsabilità in quel momento. Inoltre stavo mostrando ai bambini come le regole vadano rispettate poiché stavo preoccupandomi di obliterare i loro biglietti”, scrive Chiara.
Chiara, poi, sottolinea che “il controllore non ha verificato l’età dei bambini e la normativa della gratuità fino ai dieci anni in vigore al momento non è stata presa in considerazione”. Nel caso specifico, “i biglietti sono stati obliterati per gli alunni che avevano superato l’età di dieci anni, gli altri- continua la lettera- erano in possesso dell’abbonamento gratuito che comunque va passato”. Per l’insegnante il fatto di “non aver considerato la situazione non fa onore all’azienda”, anzi: “In un paese civile questa sanzione non sarebbe nemmeno scattata”. Quale rispetto ha la società civile per gli insegnanti che “nonostante le difficoltà accettano ulteriori responsabilità, come quella delle uscite didattiche?”, si chiede Chiara: “Non sono note le responsabilità che abbiamo, nessuno sa che le uscite sul territorio, per esempio, non sono obbligatorie e che chi le propone lo fa perché crede nella scuola aperta al territorio. In una città come Bologna, dove sono nata, cresciuta e formata dalla scuola dell’infanzia fino all’Università, non possono accadere episodi del genere”.
Per Chiara, dunque, il Comune dovrebbe adottare “delle buone pratiche anche in vista dell’estensione di gratuità ai 14 anni, per evitare che fatti come questi si verifichino ancora, stilando un protocollo di intesa che agevoli il lavoro di tutti”. Inoltre, è importante “offrire la possibilità di prenotare autobus aggiuntivi anche solo per una classe che si vuole spostare”, scrive l’insegnante, che propone anche di fornire “biglietti o abbonamenti cumulativi a classe”, così da dover fare un solo e rapido timbro. “Queste proposte incentivano, migliorano e agevolano gli spostamenti sul territorio”, scrive la mastra, sviluppando “una sinergia di intenti e finalità non solo a parole, ma nei fatti”.
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