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Human Rights Watch: “L’intesa dell’Ue sul gas con Israele ed Egitto non silenzi i diritti”

Claudio Francavilla commenta così l'accordo che ieri l'Unione europea ha raggiunto coi governi di Israele ed Egitto

Pubblicato:16-06-2022 17:20
Ultimo aggiornamento:16-06-2022 17:26

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ROMA – “Il silenzio della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen sulle gravi violazioni dei diritti umani in Egitto e Israele è emblematico della riluttanza da parte dell’Ue e dei governi europei ad intraprendere azioni di contrasto verso tali abusi. Possiamo solo sperare che la conclusione dell’accordo sul gas non acuisca ulteriormente il silenzio dell’Ue di fronte ai crimini contro l’umanità di cui sono responsabili sia il governo israeliano che quello egiziano“. Claudio Francavilla, il rappresentante presso l’Unione europea di Human Rights Watch, all’agenzia Dire commenta così l’accordo che ieri l’Unione europea ha raggiunto coi governi di Israele ed Egitto per ottenere forniture aggiuntive di gas naturale liquefatto agli Stati membri. Un’intesa, quella siglata in un hotel del Cairo dalla Commissaria Ue per l’Energia Kadri Simson con Karin Elharrar e Tarek El-Molla, i rispettivi ministri dell’Energia di Israele ed Egitto, che punta a ridurre la dipendenza dell’Europa dal gas russo nel quadro della guerra in Ucraina.

L’organizzazione con sede negli Stati Uniti, di cui Francavilla è parte, da tempo critica le politiche di Israele sulla minoranza arabo-palestinese. Nel 2021 ha pubblicamente accusato in un report le autorità di Tel Aviv di aver implementato “un regime di apartheid”, una tesi illustrata per la prima volta nel 2007 dall’allora relatore speciale delle Nazioni Unite per la Palestina occupata, il sudafricano John Dugard, e ribadita nel marzo scorso dall’inviato speciale Onu per la situazione dei diritti in Palestina Michael Lynk. Per Hrw, tale pratica poggerebbe sul fatto che le autorità istraeliane “privilegiano metodicamente i cittadini israeliani, discriminando i palestinesi”, “annettono unilateralmente i territori della Cisgiordania”, e applicano da 16 anni “un embargo sulla Striscia di Gaza”, a cui si aggiungono le violenze nella Striscia del 2018, durante le quali l’esercito israeliano avrebbe fatto ricorso “all’uso non necessario e sproporzionato della forza”.

Anche Amnesty International di recente ha pubblicato un rapporto di circa 200 pagine in cui sostiene che Israele si macchierebbe di crimini contro l’umanità applicando l’apartheid sui palestinesi.


Quanto all’Egitto – altro Paese attenzionato da entrambi gli organismi per i diritti – l’accordo Ue rischia di creare imbarazzo a Italia e Francia per via dei rispettivi contenziosi con Il Cairo per l’uccisione di propri connazionali: il ricercatore Giulio Regeni nel 2016 e l’insegnante Eric Lang nel 2013. Casi giudiziari su cui si lamenta scarsa o nessuna collaborazione da parte delle autorità egiziane. “Gli accordi dell’Ue con Il Cairo- ricorda inoltre alla Dire il portavoce di Amnesty, Riccardo Noury- rischiano di legittimare la repressione che le autorità applicano contro chiunque contesti l’operato delle istituzioni, e rischia anche di dare credito a una volontà di riforme nel campo dei diritti umani che è tutta da verificare”.
Il responsabile cita le migliaia di arresti e incarcerazioni arbitrarie a danno di oppositori del governo di Al-Sisi, accuse rilanciate anche da oltre quattrocento europarlamentari che hanno chiesto un embargo sulle armi all’Egitto.

Noury prosegue: “Nonostante di recente siano state disposte alcune decine di rilasci, la sedicente apertura dell’Egitto ai diritti stride con nuove recenti condanne, con la situazione giudiziaria dello studente di Bologna Patrick Zaki – che va avanti dal febbraio 2020 – e con quella disperata, di Alaa Abd El-Fattah”. Il noto attivista del movimento per la democrazia arrestato nel 2019 e condannato nel dicembre scorso a 5 anni “è giunto al 76esimo giorno di sciopero della fame”.
Infine Leslie Piquemal, responsabile campagne per il Cairo Institute for Human Rights Studies (Cihrs), conclude: “E’ comprensibile la necessità dell’Unione europea di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento energetico, anche alla luce del conflitto in Ucraina, ma non può presentarsi come leader nella promozione e protezione dei diritti umani e del diritto internazionale se poi sostiene acriticamente l’apartheid di Israele e la dittatura del presidente egiziano Al-Sisi”. La responsabile del Cihrs sostiene che “l’impunità per gravi violazioni dei diritti umani” di cui sono accusate le autorità di Tel Aviv e Il Cairo “non farà che incoraggiare ulteriori violazioni”.

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