NEWS:

Incendio Malagrotta, l’esperto di medicina ambientale: “Lasciare temporaneamente le abitazioni se possibile”

"Nel 90% dei casi l'assunzione della diossina avviene per via alimentare, evitare di mangiare prodotti dell'area"

Pubblicato:16-06-2022 14:55
Ultimo aggiornamento:16-06-2022 14:56

malagrotta_incendio-capannone
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – “Allontanarsi temporaneamente dalla propria abitazione finché persistono i fumi. Se non è possibile, evitare qualsiasi contatto con le sostanze aeree tossiche, chiudendo le finestre ed evitando di utilizzare l’aria condizionata o sistemi di ventilazione meccanica, ma soprattutto non consumare prodotti, vegetali o animali, provenienti dalle zone colpite da questo disastro“. A dirlo il presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), Alessandro Miani, interpellato dalla Dire sulla nube causata dall‘incendio che da ieri sta interessando parte degli impianti dell’ex discarica di Malagrotta a Roma.

LEGGI ANCHE: FOTO | VIDEO | Roma, l’incendio a Malagrotta si allarga anche al Tmb più grande. E rispunta l’incubo emergenza rifiuti

“Nel 90% dei casi in queste situazioni- ha fatto sapere Miani- l’assunzione di diossine avviene per via alimentare, perché queste sostanze nocive sono poco aeree e cadono rapidamente a terra dove rimangono a lungo e arrivano all’uomo attraverso la catena alimentare. Ci sono degli studi fatti nella Terra dei Fuochi, al tempo dei roghi illegali, in cui la diossina è stata trovata nel latte materno, e tanto più era adulta la donna che doveva allattare tanta più diossina c’era nel suo latte. Si consideri che la permanenza nel nostro corpo di questa sostanza varia dai 6 agli 11 anni, per questo l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro considera la diossina un cancerogeno certo di classe 1, ossia una veleno mortale- ha concluso il presidente della Sima- oltre ad avere numerosi effetti collaterali”.


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it