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Mafia, colpo ai clan di Catania e Siracusa: 56 misure cautelari

Alla potente famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano e a quelle di Caltagirone, di Ramacca e al clan Nardo di Lentini

Pubblicato:16-06-2022 09:22
Ultimo aggiornamento:16-06-2022 13:30
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PALERMO – Maxi operazione antimafia tra le province di Catania e Siracusa. Sono 42 gli indagati finiti in carcere su disposizione del gip del Tribunale di Catania, che ha accolto le richieste della Dda etnea. Le misure cautelari emesse sono complessivamente 56 nei confronti di altrettanti indagati accusati di essere “affiliati o contigui” alla potente famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano, alla famiglia di Caltagirone, a quella di Ramacca e al clan Nardo di Lentini.

Oltre 400 i carabinieri impegnati in una operazione portata avanti dai militari del Comando provinciale di Siracusa: Catania, Ramacca, Vizzini, Caltagirone, San Michele di Ganzaria, Lentini, Carlentini e Francofonte le città in cui sono entrati in azione i carabinieri. L’inchiesta, denominata ‘Agorà’, ipotizza 26 diversi capi d’imputazione. Questi alcuni dei reati contestati, tutti aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose: associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico e allo smercio di droga, estorsioni pluriaggravate, illecita concorrenza, turbata libertà degli incanti e trasferimento fraudolento di beni. 

Svelati i nuovi rapporti di forza e gli equilibri, ma anche le criticità, tra le famiglie mafiose operanti nei territori finiti sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti: i Santapaola-Ercolano, i La Rocca di Caltagirone, il clan Nardo e la famiglia di Ramacca. La Dda di Catania ritiene di avere scoperto il tentativo di riorganizzazione interprovinciale di Cosa nostra dopo l’inchiesta ‘Chaos’ del 2016. “Accertata”, inoltre, la capacità dei clan di infiltrarsi nell’economia e di influenzare i processi decisionali degli enti locali: l’indagine, infatti, ipotizza interferenze nelle procedure di affidamento dei servizi cimiteriali del Comune di Vizzini e della manutenzione stradale a Caltagirone.


Alle indagini hanno contribuito le dichiarazioni di 16 collaboratori di giustizia, che hanno identificato i nomi di maggiore peso dell’organizzazione, ricostruendo anche la struttura e le relazioni dei Santapaola-Ercolano e delle altre famiglie mafiose coinvolte. Le microspie dei carabinieri hanno captato i dialoghi all’interno dell’officina di Salvatore Rinaldi, uno degli arrestati, eletta a luogo di incontro privilegiato delle diverse articolazioni di Cosa nostra catanese. Il susseguirsi dei provvedimenti cautelari scaturiti dalle indagini ‘Kronos’ e ‘Chaos’ aveva di fatto interrotto il processo di riorganizzazione di Cosa nostra catanese avviato da Antonio Tomaselli, “responsabile dell’epoca” e arrestato proprio con il blitz ‘Chaos’. Nonostante l’assenza di un formale reggente della famiglia, gli uomini d’onore rimasti in libertà erano stati in grado di riorganizzarsi “e di mantenere – sostengono gli inquirenti – un elevato livello di pericolosità criminale”. Registrati anche dei momenti di “forte conflittualità” tra i sodali, dovuti proprio all’assenza della investitura ufficiale di un nuovo reggente.

L’officina era anche il luogo dove avvenivano le riunioni con esponenti della famiglia di Caltagirone e del clan Nardo, operanti nel Calatino e nel Siracusano. A capo della famiglia di Caltagirone, secondo la Dda, ci sarebbe Gioacchino Francesco La Rocca, che sarebbe stato “in stretti rapporti” con gli imprenditori Giuseppe Ciriacono, Gianfilippo Ciriacono, Giuseppe Spitale e Salvatore Orefice. L’ipotesi che è “attraverso questi imprenditori” la mafia calatina esercitasse “un’attività pressoché monopolistica nel settore degli appalti” del Comune di Caltagirone. “Alcuni dipendenti dell’amministrazione comunale, non destinatari di provvedimento cautelare ma indagati, consapevoli di chi rappresentasse Ciriacono, modellavano i bandi – spiegano dalla Dda – così da favorire le aziende di quest’ultimo e quindi Gianfranco La Rocca”.

A quest’ultimo sarebbero di fatto riconducibili anche l’impresa edile ‘Eredi di Spitale gaetano & C. Snc’ e la ditta individuale ‘orefice Salvatore’, entrambe operanti nel settore movimento terra. Significativa, inoltre, la vicenda relativa alla gestione dei servizi cimiteriali nel comune di Vizzini, scaturita dalla volontà di Gesualdo Briganti, “gravemente indiziato di essere esponente di spicco del clan Nardo”, di inserirsi nella gestione dell’appalto attraverso una società a lui riconducibile ma in violazione di accordi risalenti nel tempo che attribuivano quel servizio a un’altra ditta, riconducibile a Gianfranco La Rocca. La questione venne poi risolta dopo diverse interlocuzioni tra il clan Nardo, sulla cui area di influenza cadeva l’appalto, e i La Rocca: Gianfranco La Rocca avrebbe continuato la gestione dei servizi cedendo, tuttavia, una percentuale dei profitti al clan Nardo e a Cosa nostra catanese. Nell’officina di Rinaldi, inoltre, i carabinieri del Ros hanno documentato una serie di incontri finalizzati a monitorare costantemente le diverse e numerose questioni che sorgevano nella provincia etnea: tra queste estremamente significativa era quella che interessava i rapporti tra Catania e la famiglia di Ramacca, che lamentava il mancato versamento delle percentuali storicamente pattuite derivanti dalle estorsioni commesse nel territorio di sua competenza.

L’inchiesta ha acceso i riflettori anche sul clan Nardo di Lentini (Siracusa): nel provvedimento di oggi sono confluiti tre distinti filoni investigativi condotti dal Nucleo del Comando provinciale di Siracusa che traggono origine sempre dai dialoghi intercettati nell’officina di Rinaldi. Emersa l’attuale reggenza del clan e la sua composizione, comprensiva dei referenti dei paesi limitrofi sotto il suo controllo (Francofonte e Vizzini).

Antonino Guercio, tra gli arrestati di oggi, sarebbe “l’attuale reggente operativo”. Scoperta anche un’azione che sarebbe stata pianificata da Guercio e Rinaldi ai danni dell’Ati Società consortile Bicocca-Augusta Scarl, aggiudicataria dell’appalto bandito da Italferr Spa, che stava svolgendo dei lavori presso il cantiere della stazione ferroviaria di Lentini. I due “non solo imponevano alla società di cedere materiale ferroso di risulta a soggetti individuati da Guercio e Rinaldi, i quali avrebbero poi provveduto alla vendita, ma anche i servizi di guardiania al cantiere”.

BLITZ ‘AGORÀ’, SEQUESTRATE 9 SOCIETÀ PER UN VALORE DI 10 MILIONI

L’operazione antimafia ‘Agorà’, eseguita dai carabinieri tra le province di Catania e Siracusa, ha portato anche a un sequestro preventivo da dieci milioni di euro. Il provvedimento riguarda nove società attive nei settori dell’edilizia, della logistica e dei servizi cimiteriali.

“LE MANI DEI CLAN SU DIVERSI SETTORI DELL’ECONOMIA

Secondo quanto sostiene la Direzione distrettuale antimafia etnea, gli esponenti di Cosa nostra catanese e siracusana “mantenevano attiva la propria rete di controllo su diversi settori economici e sociali, operando mirate estorsioni i cui ricavi erano da dividere in basi a precisi accordi e sulla base dello spessore della famiglia destinataria”.

L’inchiesta ha documentato il tentativo di estorsione attuato da esponenti del clan Nardo e della famiglia Santapaola-Ercolano ai danni delle società ‘Trasporti e movimento terra Srl’ e ‘Figeco Srl’, impegnate nell’esecuzione di lavori di pulitura, smaltimento di detriti e rifacimento degli argini sul fiume Dirillo. Stesso destino per la ditta ‘L.C. Costruzioni’, impegnata dei lavori di risanamento della strada statale 124, tra Grammichele e Buccheri. Cosa nostra aveva messo le proprie mani anche nei trasposti su gomma.

Giuseppe Gentile, morto qualche giorno fa per cause naturali, ritenuto dalla Dda “soggetto di rilievo del clan Nardo”, attraverso il titolare della ‘Ecotrasporti’ gestiva una piattaforma logistica adibita a centro di raccolta degli agrumi. Questi, dopo essere stati confezionati, venivano affidati in esclusiva per il trasporto a ditte di fatto riconducibili a Gentile: ‘Logitrade Srl’, ‘Tlog Srl’ e ‘Lg Srl’, oggi sequestrate.

Un monopolio che causò momenti di attrito quando il titolare della ‘Ecotrasporti’ si oppose all’apertura a Francofonte (Siracusa) di un’altra agenzia di trasporti che non aveva ricevuto l’ok da parte di Cosa nostra catanese. La vicenda finì al centro di un chiarimento tra la mafia catenese e i vertici del clan Nardo a Francofonte. “Il potenziale conflitto veniva ricomposto nel rispetto della tradizionale alleanza tra le due compagini mafiose”, sostengono gli inquirenti: arrivò il via libera all’apertura della nuova agenzia che però avrebbe dovuto corrispondere delle somme ad entrambi i gruppi criminali.

SINDACO DI CALTAGIRONE: “PRONTI A COSTITUIRCI PARTE CIVILE

“Esprimo un sentito plauso all’autorità giudiziaria e ai carabinieri per l’articolata operazione che, nel porre un forte argine all’opera della criminalità organizzata, delinea un quadro allarmante sull’azione di Cosa nostra nel distretto di Catania, chiamando in causa anche il territorio di Caltagirone e presunte responsabilità di dipendenti comunali (non destinatari di misure cautelari ma di informazioni di garanzia) che, se accertate nel prosieguo delle indagini avviate nel 2016, ci indurranno ad assumere ogni iniziativa possa rivelarsi utile per la tutela del Comune e della collettività”. Lo dice in una nota il sindaco di Caltagirone, Fabio Roccuzzo, in relazione all’operazione ‘Agorà’.

“L’Amministrazione da me guidata, insediatasi da poco più di sette mesi – aggiunge Roccuzzo – fa del rispetto delle regole e dell’assoluta trasparenza la bussola per ogni attività e provvedimento. Per questo, nell’annunciare la costituzione di parte civile nell’eventuale, instaurando processo e nell’esprimere piena fiducia nell’operato degli inquirenti, manifesto la nostra assoluta e incondizionata disponibilità a fornire ogni utile supporto alla loro azione per contribuire a fare chiarezza, con la massima tempestività possibile, sui fatti evidenziati, che ci inquietano ma che, nel contempo, non ci fanno arretrare di un millimetro, anzi rafforzano ulteriormente il nostro impegno quotidiano per la legalità”.

Il sindaco di Caltagirone, infine, annuncia la convocazione, nelle prossime ore, “di un’apposita riunione di Giunta per assumere gli atti amministrativi di nomina di un legale di fiducia, al fine di tutelare l’ente ove venissero individuati atti lesivi in danno del Comune”.

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