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Wwf: 7.000 specie minacciate dal bracconaggio; Lipu: -30% pernice bianca, pesano turismo e clima

Edizione del 16 maggio 2018

Pubblicato:16-05-2018 12:35
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:53
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WWF: 7MILA LE SPECIE MINACCIATE DAL BRACCONAGGIO

Sono almeno 7mila le specie minacciate dal bracconaggio e dal commercio illegale nel mondo. I criminali di natura perseguitano elefanti, trichechi e persino ippopotami, per i loro denti, e li ‘trasformano’ in avorio da commerciare; massacrano rinoceronti per vendere sul mercato nero il loro corno a un prezzo superiore a quello di oro e platino; riducono in minutaglie per commerciarle sotto forma di carne, scaglie e pelle i pangolini. La fotografia della piaga peggiore per la biodiversità è quella del nuovo Report Wwf ‘Bracconaggio Connection’. I bracconieri incalliti con fucili e trappole decimano le tigri, oggi appena 3.890 in tutta l’Asia, per rivenderle a chi utilizza tutte le parti del corpo, dalla carne agli artigli: un chilo di ossa di tigre puo’ essere pagato nel mercato ‘nero’ asiatico fino a 3.000 dollari.

LIPU: -30% PERNICE BIANCA, PESANO TURISMO E CLIMA

Aumento della pressione del turismo in montagna, distruzione, degrado e frammentazione dell’habitat, pressione venatoria, pascoli intensivi d’alta quota, alterazioni climatiche. Sono numerose le minacce alla sopravvivenza della pernice bianca sulle nostre Alpi, dove vive e si riproduce in aree aperte e a quote elevate. Negli ultimi 15 anni la specie, avverte la Lipu, ha fatto registrare un trend negativo del 30% a livello nazionale. Ridotta ormai in poche aree dell’arco alpino, assediata da un turismo insostenibile, la pernice bianca è presente con sole 5-8mila coppie a livello nazionale, mentre in Europa, dove la specie si riproduce nei Pirenei e in Scozia, in Islanda e nella penisola scandinava, il numero sale a 250.000-1 milione di coppie.


SBALZI TERMICI STRESSANO API E DIMEZZANO IL MIELE

Gli sbalzi termici con l’improvviso ritorno della pioggia e del freddo stressano le api che restano negli alveari e dimezzano la produzione di miele. Coldiretti lancia l’allarme sugli effetti delle condizioni climatiche avverse che stanno ostacolando il lavoro delle api in occasione delle principali fioriture, dal tarassaco all’acacia. La primavera instabile – sottolinea la Coldiretti – sta creando grossi problemi agli alveari da nord a sud del Paese anche perché il maltempo ha compromesso molte fioriture e le api non hanno la possibilità di raccogliere il nettare. La loro sofferenza è un indicatore dei cambiamenti climatici in atto che sconvolgono la natura e si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo. La conseguenza è un balzo dell’import del miele: oltre 23 milioni di chili nel 2017, 3 milioni di chili in arrivo dalla Cina ai vertici per l’insicurezza alimentare, segnala Coldiretti.

ENI: ZERO GAS FLARING A 2025 E -80% FUGHE GAS

“Il discorso della decarbonizzazione, per chi come noi produce e vende gas e punta a sostituirlo al carbone, non può prescindere dalla riduzione attenta e dettagliata di due elementi” che interessano il metano: il gas flaring – l’inquinante pratica di bruciare il gas associato al petrolio a bocca di pozzo – e le cosiddette ‘fuggitive’, cioe’ le perdite di metano da impianti e gasdotti che rilasciano un gas ben più dannoso per il clima dell’anidride carbonica. Da questo punto di vista l’obiettivo Eni è “zero gas flaring al 2025 e meno 80% fuggitive”. Lo dice l’ad Claudio Descalzi nel suo intervento all’assemblea degli azionisti. “Per il gas flaring siamo passati dai 9,5 miliardi di metri cubi di gas l’anno” bruciati in atmosfera degli anni 2004-2005 “ad oggi con meno di 2 miliardi mc/anno”. Ciò detto, “l’obiettivo è portarlo a zero nel 2025, 5 anni prima dell’obiettivo globale al 2030”. Eni sempre più verde anche perché sul fronte delle rinnovabili “con il nuovo piano ha un impegno di crescita organica superiore alle altre società”, spiega l’ad del ‘Cane a sei zampe’, che punta a 1 GigaWatt ‘verde’ al 2021 e 5 GW al 2025.

DA ACCUMOLI E AMATRICE AI RISTORANTI DI ROMA

Promuovere i prodotti tipici di Accumoli e Amatrice, sostenere l’agricoltura delle zone colpite dal terremoto e al tempo stesso raccogliere fondi a favore delle popolazioni che vivono in quei luoghi. Questo l’obiettivo di un progetto promosso dalla Regione Lazio per portare i prodotti certificati di Accumoli e Amatrice sulle tavole dei ristoratori romani. Già una decina le adesioni degli esercizi della capitale. L’iniziativa ha il supporto di Bioroma, consorzio che associa 210 aziende agricole e che svolge un prezioso lavoro di legame sul territorio. La rete delle aziende collega 7mila ettari di prodotti biologici certificati nel Lazio, con associazioni prevalentemente a Roma ma anche nelle altre quattro province.

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