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Africa, Grandi (Unhcr): “Non bastano risposte militari, investire su istruzione e contrasto alla povertà”

"Lunedì sarò in Repubblica democratica del Congo, dove conto di affrontare il tema dell'instabilità nell'est del Paese"

Pubblicato:16-04-2021 15:50
Ultimo aggiornamento:16-04-2021 18:03

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ROMA – “Il Mozambico, come il Sahel, sono regioni che ci preoccupano. Osserviamo dinamiche simili: governi relativamente fragili, a cui si aggiunge una situazione pregressa e quasi strutturale di sottosviluppo. Per questo non basta una risposta improntata sulla sicurezza e il controllo militare: se non si fanno investimenti su istruzione, sviluppo e contrasto alla povertà il problema dell’insicurezza si ripresenterà”.

Lo ha detto oggi Filippo Grandi, Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, durante una conferenza stampa a Roma, in merito alle violenze dei gruppi armati nella regione di Cabo Delgado in Mozambico e nei Paesi del Sahel. Grandi ha invocato anche “un’azione concertata della comunità internazionale”, soprattutto “dell’Ue, che ha un’attenzione particolare verso l’Africa”.


“LUNEDÌ IN MISSIONE PER SICUREZZA EST”

“Lunedì sarò in Repubblica democratica del Congo, dove conto di affrontare il tema dell’instabilità nell’est del Paese anche con i Paesi vicini interessati, come Ruanda e Burundi”, ha proseguito Filippo Grandi, Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr).


Nell’est del Congo, ha ricordato Grandi, “ha tragicamente perso la vita l’ambasciatore Luca Attanasio, un dramma che è stato la spia per far capire quanto fragile resti la situazione in quella zona martoriata”. L’Alto commissario ha continuato: “La capacità di controllo delle autorità di Kinshasa è molto fragile, anche per la grande distanza che le separa. Da diverse parti però mi arrivano segnali di un rinnovato interesse ad affrontare le cause di questa instabilità”. Grandi ha citato “la presenza dei gruppi armati, che si nascondono a volte anche tra le comunità di rifugiati, che hanno bisogno di assistenza umanitaria”. Temi, questi, che saranno appunto al centro della sua prossima visita in Africa.

“BASTA ABUSI ROTTA BALCANI, UE MONITORI”

“Siamo molto preoccupati dei respingimenti lungo la rotta balcanica da parte di Paesi come Grecia, Cipro o Croazia. Sono inaccettabili e hanno visto violenze fisiche brutali. Ho sollevato la questione con tutti i Paesi interessati e con la Commissione europea. Il nuovo Patto per le migrazioni ancora in discussione deve prevedere un sistema di monitoraggio, affinché i Paesi garantiscano un sistema di accoglienza equilibrato, umano e corretto sul piano del diritto internazionale”, ha spiegato l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). Grandi ha continuato riconoscendo che la pressione migratoria sull’Italia non riguarda solo il Mediterraneo ma anche le frontiere terrestri, “in particolare quelle orientali” ossia “la cosiddetta rotta balcanica”. I numeri “restano inferiori rispetto agli arrivi via mare ma stanno aumentando e va migliorata quindi la gestione”.

I Paesi coinvolti lungo tale rotta, continua il dirigente, “non gestiscono bene” la questione, “soprattutto alle frontiere esterne”. Grandi ha denunciato “abusi gravi e respingimenti brutali”. La soluzione è “investire più risorse soprattutto per evitare la crescita delle tensione con le comunità locali”, secondo l’Alto commissario. Convinto che l’unica risposta “non può che essere europea, più che italiana”. Grandi ha aggiunto: “Quindi non posso che appoggiare le istanze dell’Italia”. Secondo l’Alto commissario, serve maggiore “solidarietà tra Paesi” ma anche “un compromesso” per arrivare a definire un accordo comune sul Patto che, “anche se non è perfetto, va definito”.

Grandi ha concluso: “Non si può continuare a gestire l’accoglienza delle persone quasi caso per caso: abbiamo visto navi attendere per settimane in mare in attesa dell’accordo tra singoli governi. L’accoglienza va garantita, sempre”.

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