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VIDEO | PA social: “L’80% degli italiani ricerca notizie su piattaforme digitali”

Contro le fake news bisogna "rafforzare la comunicazione istituzionale pubblica", sostiene all'agenzia Dire Francesco Nicodemo, esperto di comunicazione e tra i fondatori di PA social

Pubblicato:16-04-2020 14:38
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:09
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ROMA – “L’emergenza Coronavirus ha cambiato radicalmente la nostra vita quotidiana mettendo al centro anche l’utilizzo degli strumenti digitali e le modalità di lavoro smart”. Questo è quanto emerge dalla ricerca condotta dall’Osservatorio nazionale sulla comunicazione digitale di PA Social e Istituto Piepoli, secondo cui “l’80% degli italiani considera molto utile l’utilizzo di social network e chat per comunicare con le istituzioni e ricevere informazioni e servizi. Quindi le piattaforme social sono arrivate ad una fase di maturità in cui convergono sulla stessa opinione il 75% degli over 54, l’80% tra i 35 e i 54 anni e l’88% tra i 18 e i 34 anni”. “Il 68%, praticamente 7 su 10- sempre in base all’indagine di PA Social e Istituto Piepoli- è favorevole all’utilizzo dei social per dare comunicazioni pubbliche ai cittadini. Da sottolineare che i più convinti sono le persone dai 54 anni in su, nello specifico il 72% (64% per la fascia 35-54 anni e 66% per i più giovani tra 18 e i 34 anni). L’emergenza ha messo al centro del dibattito e delle scelte politiche anche lo smart working. Il 60% degli italiani dichiara di lavorare in modalità smart, di questi il 6% lo fa per più di 8 ore al giorno. Con quali strumenti? Il più utilizzato resta il pc, con il 90%, seguono lo smartphone (32%), le video call con varie piattaforme (24%), il tablet (12%). Chiaro è anche l’orientamento degli italiani sul ruolo del digitale nelle fasi successive all’emergenza e soprattutto per la ripresa. Praticamente 9 italiani su 10 (l’88%) pensa che il Covid-19 abbia accelerato il lavoro del nostro Paese sui temi del digitale e che gli strumenti digitali saranno sempre più centrali, sia nel settore pubblico che nel privato”. “L’emergenza ha acceso un faro enorme sul digitale, sugli strumenti di comunicazione e informazione come social e chat, sulle modalità di lavoro smart- spiega Francesco Di Costanzo, presidente dell’Associazione PA Social- la necessità ha creato attenzione su tante tematiche che, purtroppo, non sempre sono state messe al centro dell’agenda e delle politiche del Paese. Lo dimostrano, ancora una volta, i dati della ricerca del nostro Osservatorio. Il punto è mettere il digitale tra le priorità. Il nostro è un Paese pieno di buone pratiche e di innovatori, ora siamo tutti impegnati a superare l’emergenza, ma la ripresa dovrà sicuramente passare anche da un forte investimento sul digitale. Prima di tutto culturale e sociale, poi organizzativo, professionale, economico. Se qualcuno aveva ancora dubbi sull’utilità della comunicazione e informazione digitale, penso che ora abbia chiaro quanto conta avere professionalità dedicate, una nuova organizzazione, un coordinamento, la conoscenza degli strumenti, fonti ufficiali autorevoli e accreditate anche sulle piattaforme come Facebook, Instagram, Twitter, LinkedIn, YouTube, TikTok o in chat come WhatsApp, Telegram, Messenger, la capacità di dialogo e interazione con i cittadini. Spero – conclude Di Costanzo – che l’insegnamento dell’emergenza ci aiuterà a fare veloce e recuperare il tempo perduto”. “La natura non fa salti- commenta Livio Gigliuto, direttore Osservatorio nazionale sulla comunicazione digitale e vice presidente Istituto Piepoli- sono rarissimi i casi in cui un evento determina una rottura di trend tanto forte da modificare in tempi molto stretti i comportamenti quotidiani. Stiamo assistendo a uno di quei casi. Il digitale è il protagonista di questa rivoluzione: sono proprio i meno giovani, i più fragili digitalmente, a volere adesso i certificati su WhatsApp, i sindaci in diretta Facebook. 9 italiani su 10 vogliono sopperire al futuro di distanziamento sociale con la rivoluzione digitale, che probabilmente sarà il primo vero cambiamento nelle nostre vite alla fine, speriamo presto, di questa fase di emergenza”.

NICODEMO (PA SOCIAL): “RAFFORZARE LA COMUNICAZIONE PUBBLICA CONTRO LE FAKE NEWS”

Per combattere le fake news la soluzione migliore è “rafforzare la comunicazione istituzionale pubblica dei ministeri, delle regioni, dei comuni, perchè e’ quella che dovrebbe fare la corretta informazione” sostiene Francesco Nicodemo, esperto di comunicazione e tra i fondatori di Pa social. “Bisogna promuovere una cultura della nuova comunicazione pubblica”, sottolinea. Intervistato dall’agenzia Dire, Nicodemo premette: “Ci sono diverse ricerche fatte in queste ultime settimane e dicono tutti la stessa cosa: c’è una domanda enorme di informazione da parte dei cittadini. Visto che la stragrande maggioranza in tutti i cittadini dei Paesi colpiti dal Coronavirus sono chiusi in casa a questa enorme domanda c’è una crescita esponenziale dell’offerta. Anche in tv il numero di programmi informativi e di intrattenimento che riguardano il Coronavirus è cresciuto e l’attenzione delle persone e le ore trascorse davanti alla televisione è cresciuto da tutti i punti di vista, siamo in una fase di estrema ricerca delle notizie”. C’è però, sottolinea, il rischio di “un sovraccarico informativo: dati e informazioni che non sempre siamo in grado di elaborare. Si parla addirittura di infodemia, una situazione in cui le notizie giro in maniera virale e possono essere considerate false. Di fronte a questo sovraccarico informativo c’è il rischio che la disinformazione sia un pezzo del racconto su cui obiettivamente bisogna accendere una luce, bisogna monitorare”. La task force contro le fake news messa su dal governo? “Conoscendo il sottosegretario Andrea Martella, persona colta e perbene, non ho preoccupazione di censura di Stato o ministero della verità come qualche politico ha lanciato come allarme. Certo- risponde Nicodemo- il tema è qual è il perimetro in cui questi soggetti si muoveranno. Non credo che il loro compito sarà quello di indicare ciò che è vero e ciò che è falso, spero e credo che il loro compito sarà quello di costruire dei meccanismi di partecipazione da parte delle persone a comprendere cosa è la disinformazione, perchè questo ormai è abbastanza chiaro: il tema non sono tanto le notizie false uguale web cattivo, ma che la stragrande maggioranza di quelle che sono le notizie false sono in realtà propaganda politica utilizzata per manipolare l’opinione pubblica”. Quindi, conclude, “è necessario fare buona comunicazione, bisogna rafforzare la comunicazione istituzionale pubblica dei ministeri, delle regioni, dei comuni, perchè è quella che dovrebbe fare la corretta informazione”.


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