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VIDEO | Salutari (Policlinico Gemelli): “Riorganizzati i follow up oncologici”

Intervista a Vanda Salutari, ginecologa del Dipartimento di Terapie innovative dei tumori femminili della Ginecologia oncologica del Policlinico Gemelli di Roma.

Pubblicato:16-04-2020 10:11
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:09
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ROMA – “Direi che solo un 2% di pazienti con una diagnosi di tumore ha rinunciato a venire in ospedale. Chi ha un tumore o una diagnosi sospetta non vede l’ora di operarsi o di concludere le terapie. Le pazienti hanno reazioni variabili, ma hanno piu paura del cancro che del virus”.

A dare questo spaccato sulle reazioni e le paure delle pazienti oncologiche che arrivano in ospedale, intervistata dall’agenzia Dire, e’ Vanda Salutari, ginecologa del Dipartimento di Terapie innovative dei tumori femminili della Ginecologia oncologica del Policlinico Gemelli di Roma, diretto da Giovanni Scambia.


L’ospedale, che e’ anche punto Covid, non ha diminuito la sua attivita’ per quanto riguarda le pazienti con tumore e se una scelta e’ stata fatta e’ “per le patologie benigne o la prevenzione secondaria, per una scelta di costi-benefici” ha chiarito la ginecologa, che ha sottolineato: “Il professor Scambia, sin dall inizio, ha tenuto a non rimandare le procedure per le pazienti con tumori femminili.

Abbiamo registrato un lievissimo calo delle attivita’, ma siamo operativi dal lunedi al sabato, con le nostre 5 sale operatorie, interventi chirurgi e chemioterapie sono a regime ordinario e qualche riduzione e’ stata prevista perche’ gli anestesisti sono impiegati nelle terapie intensive”, ma non a scapito delle patologie oncologiche.

Quanto ai follow-up e alla prevenzione secondaria “ci siamo riorganizzati- ha detto la dottoressa- e abbiamo ridotto la diagnostica, ovvero le ecografie, soprattutto per le donne con patologia benigna o prevenzione secondaria. Effettuiamo una visita telefonica, dopo esserci fatti inviare via mail tac, immagini o referti di analisi, e parliamo con la paziente”.

Per quante sono in cura la ginecologa ha spiegato che con l’esplosione della pandemia tante prima di venire, per intervento o terapia “fanno mille domande, e per il 10% di quante dovevano fare chemioterapia, si e’ cercato un contatto con l’oncologia piu’ vicina possibile al domicilio della paziente o per uno spostamento di data consono. Per le terapie orali, con le opportune autorizzazioni- ha aggiunto- abbiamo proceduto con le spedizioni a casa dei farmaci”.

Quanto ai dispositivi di sicurezza, “nel nostro reparto avendo pazienti oncologiche in chemioterapia e quindi immunocompromesse abbiamo deciso dall’inizio di dotare medici e pazienti di mascherine chirurgiche. Inoltre- ha ricordato la ginecologia- nel reparto avevamo limitato l’accesso a 1 solo parente e solo per 1 ora al giorno; mentre nel day hospital, dove si fanno chemio, abbiamo da subito vietato l’ingresso agli accompagnatori e le pazienti sono munite di mascherine. Quelle FPP2 e FPP3 sono previste nei reparti Covid. Per chi viene da fuori Comune o Regione, “il giorno prima- ha spiegato Salutari- viene inviata un’autocertificazione dove si chiede se abbiano avuto febbre sopra 37,5, tosse, diarrea o sintomi respiratori e se siano state in contatto con casi Covid19 positivi.

All’ingresso del DH viene misurata la temperatura prima di entrare”. All’inizio, quando le zone rosse erano solo in alcune aree del Paese “le trattavamo come casi sospetti”.

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