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Ucraina, da Budapest a Bologna: la ‘deviazione’ del taxi salva-profughe

In viaggio con Luca: "Dopo aiuti in Polonia, 'allunga' per aiutare 4 mamme"

Pubblicato:16-03-2022 12:58
Ultimo aggiornamento:16-03-2022 13:07
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BUDAPEST – Luca è un imprenditore bolognese innamorato della Sardegna e da 25 anni vive a Cagliari, anche se per lavoro è sempre in viaggio. Ha girato tanto l’Europa, conosce bene l’Ucraina, e a Kiev ha conosciuto sua moglie, Olga, un’ex diplomatica che ora vive con lui in Sardegna. La mattina del 5 marzo Luca è per l’ennesima volta in Ucraina, ma non con la famiglia, e non si tratta di un viaggio di piacere. Senza pensarci troppo su, ha deciso di accodarsi ai volontari di Anas partiti due giorni prima da Cagliari per trasportare oltre il confine polacco, a pochi chilometri da Leopoli, un carico di medicinali. Ha guidato un pulmino per oltre 2.000 chilometri -da Cagliari a Olbia, e poi da Livorno, senza pause, fino al villaggio di Hrebenne- ma la sua missione, una volta consegnati i farmaci, non è conclusa.

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Dopo la sosta in albergo a Giraltovce, in Slovacchia, la mattina del 6 marzo prende l’autostrada per Budapest, perché ha ancora un compito importante da portare a termine: nella capitale ungherese deve prendere contatto con quattro amiche della moglie, quattro donne ucraine con altrettanti bambini al seguito, scappate dai bombardamenti di Kiev. Hanno raggiunto con un treno la metropoli nei giorni scorsi, e ora aspettano il passaggio per la Sardegna, la loro futura casa.


La ‘Dire’ è con Luca nel suo viaggio verso Budapest e prima di raggiungere l’Ungheria lui confessa come la missione del giorno prima nel confine polacco-ucraino non si sia risolta con la consegna dei medicinali: in quella striscia di terra presa d’assalto da migliaia di profughi, è riuscito ad incontrare due cugini della moglie, due fratelli che da anni vivono negli Stati Uniti, tornati in Ucraina per partecipare al funerale del padre pochi giorni prima lo scoppio della guerra.

Dallo scoppio delle ostilità, i due cugini della moglie di Luca “sono bloccati in Ucraina- racconta- uno di loro ha un figlio piccolo che ora sta con me a Cagliari. Ci siamo visti durante la consegna dei farmaci, in fretta e furia perché la Polizia ci intimava ad accelerare le operazioni, dovevamo tornare al più presto in Polonia. Ho dato loro un po’ di soldi per tirare avanti qualche settimana: è stato straziante vedere per pochi minuti i propri cari e non poterli portare in salvo”.

Nel pomeriggio ecco Budapest e l’albergo che ospita Tania, Leira e Olga, le amiche della moglie di Luca. Tania è scappata con le sue due bimbe, Olga con un figlio e ha portato via dalla devastazione di Kiev due cuccioli di cane. Anche Leira ha raggiunto Budapest con un figlio piccolo. Tutte hanno lasciato in Ucraina i loro mariti. Sempre a Budapest si aggiunge l’ultima amica di Olga, Sasha. È fuggita da Kiev, ma con un’auto, portando con sé Ted, un grosso cane che guaisce in continuazione. In Ucraina ha lasciato il padre 75enne e i fratelli.

Si parte alla volta di Bologna dov’è previsto il rendez-vous con i volontari di Anas, ancora impegnati nel confine polacco. E il viaggio si riempie del suo racconto, reso ancora più terribile dalla cantilena atonale del traduttore russo-italiano: “La situazione a Kiev, quando sono partita, era davvero spaventosa- spiega Sasha- stanno distruggendo la nostra città, dopo pochi giorni di bombardamenti era già difficile recuperare i beni di prima necessità, anche il cibo. Il quartiere dove abitavo era sotto attacco dei missili, spesso c’erano sparatorie. Tantissimi anziani, anche ultranovantenni, sono abbandonati al loro destino. Persone che non sono in grado di lasciare il Paese, e naturalmente non possono neanche combattere. La cosa più terribile è che nessuno sa quanto durerà questa tragedia. Potrà essere un anno, forse due o più”.

Si arriva a Bologna di lunedì mattina, dopo quasi 15 ore di viaggio, intervallate da brevi pause nelle aree di servizio aperte lungo il tragitto. In Emilia le ragazze e i bimbi trovano finalmente un po’ di normalità, dopo tanto dolore, a casa di Pina, la madre di Luca. Non è ancora l’8 marzo, è la vigilia, ma Pina ha già pronto per ciascuna ospite un rametto di mimose. Poi, in pochi minuti, imbandisce la tavola. Il piatto forte, inutile ribadirlo, sono i tortellini in brodo. E per qualche ora la guerra è lontana.

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