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Paralimpiadi, il capo missione azzurro Stara: “Risultati eccezionali, ma Italia penalizzata”

Il segretario generale del Comitato italiano paralimpico traccia un bilancio dei Giochi appena conclusi e si proietta sulla prossima edizione a Milano e Cortina

Pubblicato:16-03-2022 12:19
Ultimo aggiornamento:16-03-2022 12:19

juri stara comitato italiano paralimpico
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ROMA – A Pechino per l’Italia è arrivato “un risultato eccezionale, anche in specialità che finora avevano ottenuto meno“, ma per il futuro “è necessario rivedere i criteri di partecipazione ai Giochi, che in alcuni casi rischiano di penalizzare il principio di equità“. Ne è convinto Juri Stara, segretario generale del Comitato italiano paralimpico (Cip) oltre che capo missione alla Paralimpiade in Cina, nel tracciare un bilancio dei Giochi appena terminati.

In Cina “abbiamo avuto conferme ad esempio con Giacomo Bertagnolli, che dopo Pyeongchang 2018 ha rischiato molto cambiando guida e invece si è imposto di nuovo come un fuoriclasse. Ma anche crescite, con Renè De Silvestro che ha dimostrato una maturità incredibile. E poi buone sensazioni, leggi alla voce Giuseppe Romele: meticoloso e attento a ogni dettaglio, capace di tirare fuori una prova d’orgoglio e di forza che ho definito commovente, tanto era palese la voglia di farcela a tutti i costi”, aggiunge Stara.

Un risultato “eccezionale” che si riflette nell’undicesimo posto dell’Italia nel medagliere, “veritiero e che dimostra la nostra crescita” soprattutto se teniamo conto dei piazzamenti di chi era anche al debutto in un palcoscenico come quello paralimpico. Ma è impossibile nascondere un pizzico di rammarico in discipline come il para snowboard, osserva il capo missione azzurro ai Giochi: “Jacopo Luchini è uno dei protagonisti mondiali, ma a Pechino è stato penalizzato dalla massiccia presenza dei cinesi in gara, non solo grazie alle qualificazioni ma anche alla distribuzione delle wild card”.


Il mondo paralimpico, spiega Stara all’agenzia Dire, “significa pari opportunità e parità di condizioni. Questo accade sempre, ma quando ti ritrovi a gareggiare con una squadra che ha più del doppio dei tuoi atleti, di sicuro qualcosa non torna. Non la definisco una ingiustizia – tiene a precisare – ma credo che alcuni criteri di partecipazione ai Giochi vadano rivisti: nei due anni precedenti all’edizione della Paralimpiade, infatti, bisogna far parte del circuito mondiale, per garantire trasparenza e confronto. Invece parliamo di atleti che si sono nascosti fino ai Giochi, noi non abbiamo potuto studiarli né fare alcuna strategia ma loro ci conoscevano benissimo”.

Una situazione che non ha trovato solo il “malcontento” della spedizione italiana ma che è stato “generale. Lo squilibrio è stato evidente. Abbiamo la percezione che il tema sia abbastanza maturo da essere portato avanti“. Ad ogni modo, “una volta evidenziato il lato negativo dalla nostra visuale”, Stara ammette che “c’è anche tanto da imparare per come i cinesi hanno messo su una squadra competitiva. Chiaramente un tale investimento delle risorse non è replicabile economicamente per nessun altro Paese. Ma si può prendere spunto dalla metodologia, affiancando al talento lo studio e la strategia”.

“UNITI DOPO ESCLUSIONE RUSSIA, MAI PENSATO DI MOLLARE”

Il Covid, le restrizioni, il viaggio dall’altra parte del mondo. Poi la guerra, le tensioni della vigilia sulla partecipazione degli atleti russi e bielorussi alle gare. Quindi lo shock dell’esclusione. Uno scenario inedito e complicato che ha costretto la delegazione italiana a stringersi ancora di più, isolarsi, unire le forze e fare squadra. Come gli azzurri hanno vissuto i giorni di Pechino lo racconta Juri Stara, segretario generale del Cip oltre che capo missione alla Paralimpiade in Cina. “Non nascondo che non è stato facilissimo. Sapevamo di vivere una Paralimpiade già condizionata a causa del Covid e delle situazioni particolari legate alle restrizioni, ma essere immersi per venti giorni in uno scenario più militare che sportivo è stato difficile“.

Poi la guerra è entrata nei Giochi, con una decisione presa e ribaltata in 24 ore. “La gestione non è stata semplice – continua Stara – Come staff il nostro impegno più gravoso è stato quello di isolare gli atleti e riportarli alla loro missione, ovvero chiedendo loro di concentrarsi solo sulle gare e tenendoli al riparo anche da chi chiedeva loro una opinione o un parere sui fatti”. Quando è stata comunicata ufficialmente l’esclusione della Russia, “da un parte c’è stato rispetto per la decisione, dall’altra umanamente ci si è messi nei panni di chi ha dovuto fare le valigie. Il sentimento più comune è stato l’enorme dispiacere, non c’era ‘gioia’ per il l’avversario che tornava a casa. Devo dire che in questo gli atleti mi hanno ricordato i bambini con la loro capacità di adattamento”.

Nonostante l’atmosfera gelida e la tensione, Stara conferma che “non abbiamo mai pensato di mollare. Lo sport deve essere un esempio per il resto del mondo, non può entrare in partite che non gli appartengono. Certo, appena dopo la decisione dell’Ipc onestamente l’aria non era delle più serene, fortunatamente non è successo nulla ma lì per lì la tensione era evidente. Personalmente mi sono rasserenato solo quando ho parlato con atleti e tecnici russi, incontrati poco prima che lasciassero il Villaggio: ho visto che non provavano rabbia per l’esclusione, erano provati dal conflitto, molti di loro mi hanno raccontato di avere amici e familiari in Ucraina e di essere preoccupati per la loro sorte. Gli stessi ucraini hanno avuto un atteggiamento esemplare, pur con il dramma negli occhi”.

“ALLARGARE BASE PRATICANTI IN VISTA DI MILANO-CORTINA 2026”

A Giochi chiusi, l’obiettivo è capitalizzare l’esperienza fatta a Pechino per raccogliere i veri frutti a Milano-Cortina 2026, nella Paralimpiade ospitata sulle nevi e sul ghiaccio di casa. Primo obiettivo? Allargare la base dei praticanti. “Il movimento paralimpico è totalmente diverso rispetto all’edizione di Torino 2006 – spiega Juri Stara, segretario generale del Cip oltre che capo missione alla Paralimpiade in Cina – Il nostro scopo sarà quello di ampliare la platea dei partecipanti“.

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La road map è già tracciata, la programmazione del Comitato paralimpico è già qualcosa di tangibile. “Cominceremo dagli asset, poi racconteremo ancora di più ai tanti ragazzi disabili che esiste anche per loro la possibilità di fare sci e praticare discipline sul ghiaccio – racconta Stara all’agenzia Dire – Implementeremo ciò che stiamo già facendo grazie anche alle risorse supplementari del Governo, penso ad esempio all’idea di organizzare dei campus ad hoc per gli sport invernali, e ci impegneremo con gli enti locali per strutture maggiormente fruibili, così come sulla possibilità di avere sempre più tecnici nelle scuole sci del territorio, che possano supportare la crescita dei praticanti con disabilità”.

Insomma, “non ci inventeremo nulla ma aumenteremo gli sforzi affidandoci anche alle Federazioni di competenza per interventi specifici. Noi siamo convinti di poter fare bene. Con l’esperienza in Cina ho capito che la loro struttura logistica li ha facilitati nel raggiungere obiettivi – come il primo posto nel medagliere – ma a noi interessa meno il risultato a breve termine: noi puntiamo alla cultura, dobbiamo fare gioco di squadra e dialogare per un risultato che sia duraturo e non si esaurisca nel numero di medaglie conquistate. A noi interessa – conclude Stara – che una famiglia con due bambini, di cui uno con disabilità, possa andare in vacanza a Cortina o al Sestriere o in Abruzzo, possa entrare nella stessa scuola sci e iscrivere entrambi i figli alle lezioni di sci”.

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