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VIDEO | Coronavirus, da Bruxelles la storia di Sara: “Ho scelto di chiudere il mio ristorante”

In Belgio ancora poche limitazioni. "Noi ristoratori chiudiamo, ma tutti gli altri negozi sono aperti" dichiara alla Dire l'imprenditrice napoletana Sara Lenzi

Pubblicato:16-03-2020 21:10
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:09

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NAPOLI – “Giovedì scorso intorno alle 23 in Belgio è stata presa la decisione di attuare, dal sabato, delle misure che riguardavano, e riguardano anche adesso, la chiusura di bar e ristoranti, la chiusura delle scuole, il divieto di assembramenti di più di mille persone con la conseguente chiusura di luoghi come sale concerti e musei.
L’ultimo giorno prima dell’entrata in vigore di queste misure, venerdì 13, tutti si sono riversati nei bar e nei ristoranti anche perchè i proprietari hanno organizzato ‘coronavirus party’ per cercare giustamente di far fuori le scorte che avevano”. Lo racconta alla Dire Sara Lenzi, 33enne imprenditrice napoletana, che vive a Bruxelles da 8 anni dove nel 2017 ha avviato l’attività di Entre Nous, un ristorante e negozio che propone ricette italiane sostenibili realizzate con materie prime a km0 di piccoli produttori locali.
“Informazioni più specifiche – spiega – per la nostra categoria sono iniziate ad arrivare dopo. Ci è stato detto che potevamo aprire al pubblico, ma solo per l’asporto, o che potevamo organizzarci per portare il cibo a casa delle persone. Questo ha generato una serie di iniziative di solidarietà sia dei ristoratori che dei clienti che hanno iniziato a informarsi su chi proponesse questi servizi. Molti ristoratori, a questo punto, hanno iniziato a fare take away o delivery, anche chi prima non lo faceva, per non chiudere”.

LA SCELTA DI SARA: “UN ATTO DI RESPONSABILITÀ”

La strada, però, che Sara ha scelto per il suo Entre Nous di Rue de Me’rode è diversa. “Ho deciso di chiudere totalmente – sottolinea – sia per non rischiare di pregiudicare un eventuale sussidio per i miei dipendenti (ne ha due, uno chef e un cameriere, ndr) sia perchè ritengo che in questo momento dovremmo fare un atto di responsabilità e invitare le persone a non uscire di casa”. E proprio su questo tema, racconta, “ho cercato di sensibilizzare anche gli altri ristoratori per fargli capire che, dal mio punto di vista, la cosa più giusta sarebbe chiudere per far sì che la gente resti a casa. Sto cominciando a vedere che stanno cambiando idea e che stanno annunciando chiusure complete”.
Quella che si sta creando a Bruxelles è, per Sara, “una difficile situazione perchè noi ristoratori chiudiamo, ma tutti gli altri negozi sono aperti. Io sono appena scesa di casa a piedi per venire qui al locale e in strada c’è un sacco di gente, c’è un mercato all’aperto che si tiene il lunedì e che è pieno zeppo di anziani che fanno la spesa. È, chiaramente, una situazione molto strana perchè noi facciamo un sacrificio chiudendo, nel mio caso completamente, ma gli altri negozi sono aperti e la gente esce facendo quasi una vita normale”. La comunità italiana “sembra percepire maggiormente il rischio che la pandemia di Covid-19 rappresenta e quello che il governo sta facendo qui non mi sembra sufficiente. In ogni caso lo Stato ci ha rassicurato, prima delle chiusure, sul fatto che i lavoratori dipendenti potranno accedere alla disoccupazione e si sta discutendo dei sussidi per i lavoratori autonomi, come me. E proprio oggi – conclude Sara – ho fatto richiesta alla mia mutua per un sostegno”.


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