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Coronavirus, 23enne di ritorno dalla Francia a Potenza “per paura”

"Quando Macron ha annunciato la chiusura delle scuole ho capito che avrebbero fatto come in Italia, avrebbero chiuso tutto e io mi sarei trovato letteralmente in mezzo a una strada"

Pubblicato:16-03-2020 20:05
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:09
Autore:

mascherine
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POTENZA – “Sono partito i primi di marzo per lavorare in un importante hotel stellato a Chantilly. Il contratto partiva proprio nei primi giorni dell’emergenza, non avevo capito bene la situazione. Poi i miei hanno iniziato a raccontare la tragicità della situazione in Italia: in Francia era diverso, sembrava il problema non esistesse. Quando Macron ha annunciato la chiusura delle scuole ho capito che avrebbero fatto come in Italia, avrebbero chiuso tutto e io mi sarei trovato letteralmente in mezzo a una strada. Così sono partito”. M. C., 23 anni di Potenza, è tra i tanti che hanno preso bus e treni per fare ritorno al sud, a casa, lo scorso fine settimana, in piena emergenza da coronavirus e nel bel mezzo di un decreto che vieta gli spostamenti. La notte prima della partenza alla Dire racconta di non aver chiuso occhio. È stesso il suo chef, italiano, ad avergli consigliato di tornare a casa. Il 23enne in Francia è in apprendistato: due mesi di prova. Non gli hanno ancora rilasciato la tessera sanitaria e alloggia in albergo. In caso di chiusura, su 200 dipendenti, sarebbe stato lui il primo ad essere licenziato. “Senza lavoro, senza soldi, ma soprattutto senza copertura sanitaria come avrei fatto?“, rimarca alla Dire.

Il biglietto aereo lo acquista il venerdì sera: costo 200 euro. La partenza è prevista per il sabato alle 6. Atterra a Roma e poi con il treno a Salerno. “Ovunque – spiega – era pieno di polizia, medici, guardia di finanza. Mi hanno controllato e segnalato a ogni tappa”. Infine l’arrivo alla stazione di Potenza dove va a prenderlo il papà. M. C. si è denunciato alle autorità competenti e adesso è in quarantena. “A prescindere dal decreto di Bardi lo avrei fatto ugualmente. Si tratta di responsabilità. Sono tornato per paura. Non quella di contrarre il virus e di stare solo con la malattia: ho avuto paura – conclude – di non riuscire a mantenermi senza un lavoro, senza un alloggio, senza un’assistenza sanitaria, senza parlare il francese in modo fluente”. E quando l’emergenza sarà finita? Per il giovane potentino che, seppur poco più che ventenne, per lavoro ha girato molto vivendo anche in Spagna, sopravvive la speranza di tornare in Francia e riprendere dove tutto stava cominciando.


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