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Tg Sanità, edizione del 16 marzo 2020

A cura della redazione

Pubblicato:16-03-2020 15:45
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:09
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CORONAVIRUS. CONTE: RESTATE A CASA, PICCO NON ANCORA RAGGIUNTO

“Se continueremo a rimanere a casa, evitando contatti a rischio, saremo più efficaci nel contenere il virus”. A dirlo il premier Giuseppe Conte in una intervista al ‘Corriere della Sera’. “Gli scienziati- ha proseguito- ci dicono che non abbiamo ancora raggiunto il picco: queste sono le settimane più rischiose e ci vuole la massima precauzione. Non possiamo abbassare la guardia. È la sfida più importante degli ultimi decenni, per vincerla serve il contributo responsabile di 60 milioni di italiani”. Il premier Conte ha detto ancora che bisogna attendere “qualche settimana per verificare i risultati delle nostre decisioni, ispirate alle indicazioni del comitato tecnico-scientifico”. Per il resto “non servono nuovi divieti- ha concluso- ora è importante rispettare scrupolosamente quelli che ci sono”.


CORONAVIRUS. VESPIGNANI: CURVA CONTAGI DOVREBBE SCENDERE A BREVE

“La curva dei contagi in Italia a breve dovrebbe scendere”. Così il fisico esperto di sistemi complessi Alessandro Vespignani, direttore del Network Science Institute della Northeastern University di Boston, intervenendo alla trasmissione tv ‘In Mezz’ora in più’ su Rai 3. “Le misure aggressive e drammatiche che il Paese ha intrapreso- ha proseguito- tendono a distruggere il tessuto connettivo e sociale in cui il virus si propaga. Lo abbiamo visto in Cina: l’effetto è visibile in due settimane, ma se questa curva sembra ci sollevi, purtroppo è la prima battaglia di una guerra”. Questo, secondo l’esperto, dipenderà “anche dagli altri Paesi, perché mandiamo via il virus dall’Italia, ma non lo mandiamo via dal mondo”. Secondo Vespignani, infine, è probabile che “venga infettato dal 30 al 60% della popolazione di un Paese, prima che si smorzi il virus. Questi numeri fanno paura, ma quello che stiamo facendo è ‘sparpagliarli’ per non far collassare il sistema sanitario”.

CORONAVIRUS. REZZA (ISS): IN CORSO DISCUSSIONE SU METODO CONTEGGIO MORTI

“Al momento i morti attribuiti in Italia al Coronavirus sono quelli positivi al tampone. Su questo però è in corso una discussione, per vedere quanti effettivamente sono proprio attribuibili al virus”. Risponde così all’agenzia Dire il direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto superiore di Sanità, Gianni Rezza, interpellato sul tema. In Italia, al momento in cui registriamo il TG, i morti sono 1.809 e quasi 25mila i contagiati, mentre per la prima volta il numero dei morti per il Coronavirus nel mondo ha superato la Cina. Secondo la Johns Hopkins University i decessi fuori dalla Cina sono arrivati a quota 3.241 e i contagi a oltre 86mila.

CORONAVIRUS. SIMIT: PER INFETTARE SERVE CARICA SUFFICIENTEMENTE ALTA

“Quanto resta attivo il virus sulle superfici? Il virus attivo come tale, quindi un ‘virus vitale’, può rimanere molte ore o addirittura qualche giorno, mentre il virus come capacità infettante, quindi come capacità di infettare una persona, nel giro di poche ore non è più tale”. A farlo sapere alla Dire è il direttore scientifico della Società italiana di Malattie Infettive e Tropicali, Massimo Andreoni. “Per infettare una persona serve che il virus arrivi in una concentrazione sufficientemente alta- ha chiarito Andreoni- Allora su una superficie inanimata, che può essere un tavolo o una maniglia, il virus non può replicare perché per farlo ho bisogno di cellule viventi. Diverso è il caso di uno starnuto: se io faccio uno starnuto e mi metto la mano davanti, tutta la mia mano sarà imbrattata, se dopo quindi stringo un’altra mano ho invece una quantità di virus infettante che può essere molto più pericoloso”.

CORONAVIRUS. A TOR VERGATA ROMA NASCE TERZO COVID HOSPITAL DELLA CAPITALE

Dopo i 300 posti letto in corso di realizzazione allo Spallanzani e ai 122 della Columbus (struttura del Policlinico Gemelli), ora a Roma ne sono in arrivo ulteriori 80 per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. “Sarà un’esperienza dura e complicata, ma certamente fa parte del nostro mestiere”. È il commento rilasciato all’agenzia Dire da Massimo Andreoni, professore ordinario di Malattie Infettive della facoltà di Medicina e chirurgia all’Università Tor Vergata di Roma. Sarà proprio Andreoni il responsabile del terzo Covid hospital della Capitale, in una delle due torri del Policlinico Tor Vergata. “Avrò la responsabilità di gestire un team di medici, ma il mio ruolo sarà importante come quello di tutti gli altri. Proprio in queste ore- ha raccontato- sto realizzando il team: prevedo che saranno circa una sessantina, tra infettivologi, internisti, ematologi e tanti altri specialisti, impegnati ognuno a diverso titolo e con diverso grado. Parliamo di giovanissimi medici specializzandi ma anche di medici più anziani”.

CORONAVIRUS. MEDICO SCATTA SELFIE DOPO 13 ORE TERAPIA INTENSIVA: MA NON SONO EROE

Uno scatto che mostra in tutta la sua efficacia il volto affaticato e segnato di un medico italiano che ha lavorato per 13 di ore di fila in un reparto di terapia intensiva ai tempi del Coronavirus. Lo ha postato sui social lui stesso, che dice di non amare i selfie ma che “questa foto me la sono scattata, dopo essermi tolto tutti i dispositivi di protezione”, non sentendosi “un eroe” ma solo “una persona normale, che ama il suo lavoro e che, ora più che mai, è orgoglioso e fiero di poterlo fare”. Lui si chiama Nicola Sgarbi ed è un giovane medico specializzando “in prima linea” che da’ “tutto se stesso “insieme ad altre meravigliose persone” nel reparto di Anestesia e Rianimazione dell’azienda ospedaliera universitaria di Modena. “Per questo- dice- non mi importa delle tante ore al lavoro, dei segni addosso, del mal di schiena, della stanchezza, dei pasti saltati e di tanto altro. Tutto questo passerà. Passerà anche grazie a voi e al vostro impegno e ai vostri sacrifici. Passerà se saremo uniti in un unico immenso sforzo comune. Non mollate. Mai”.

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