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“Credi di esserti meritato lo stipendio?”, alle Poste di Bologna monta l’allarme stress

Non è la prima volta che i sindacati lo denunciano: alle Poste i Bologna ci sono "atteggiamenti vessatori" verso i lavoratori

Pubblicato:16-03-2018 13:21
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:38

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BOLOGNA – C’è chi si sente domandare “pensi di esserti meritato lo stipendio questo mese?“, mentre ad altri viene prospettato un demansionamento in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi aziendali. Oppure un cambio di ufficio.

Una pressione tale per centrare gli obiettivi di vendita di prodotti commerciali che spinge più d’uno a assumere farmaci: “Da più parti ci arrivano testimonianze di utilizzo di antidepressivi o richieste di modulistica per spostarsi in altri ambiti lavorativi o per richiedere demansionamenti”. Succede alle Poste di Bologna, ‘Filiale I’, e la Cisl si è stufata di questi “atteggiamenti vessatori“, tanto da avvertire l’azienda di essere pronta a mettere in pista gli avvocati: infatti, “qualora non venissero ripristinate corrette relazioni lavorative e commerciali”, la sigla dei postali (Slp) “si riserva di attivare tutti gli strumenti necessari per la tutela del lavoratori non escludendo responsabilità giuridiche”, dice citando la sentenza della Cassazione del luglio 2013 “sul disturbo dell’adattamento e reazioni depressive”.

Di pari passo andrà una segnalazione agli “organi di vigilanza per ciò che concerne lo stress da lavoro correlato“. L’avvertimento è contenuto in una lettera di qualche giorno fa della Slp-Cisl al responsabile commerciale della ‘Filiale I’ e al direttore della stessa filiale. Titolo: “Pressioni commerciali inadeguate“. Ed è “l’ennesima volta” che la segreteria della Slp-Cisl di Bologna si trova ad evidenziare “atteggiamenti vessatori, relativi a proposizione commerciale, da parte di alcuni preposti della ‘Filiale I’ di Bologna”.


Il fatto è, prosegue il sindacato, che “sempre più spesso ci giungono voci di linguaggi e comportamenti da parte di alcuni responsabili irriguardosi delle regole, del codice etico e degli impegni sottoscritti dall’azienda a livello nazionale”. Il sindacato denuncia dunque “l’utilizzo di frasi come ‘pensi di esserti meritato lo stipendio questo mese?‘ o le minacce di job rotation e demansionamenti in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi”: sono “atteggiamenti non più tollerabili“.

La sigla dei postali della Cisl ricorda poi che il ‘dovere’ di ogni lavoratore “consiste nella prestazione di attività senza alcun rischio del risultato e pertanto il mancato raggiungimento dell’obiettivo di vendita non può inficiare la prestazione lavorativa come inadeguata. Al contrario, l’obbligo del datore di lavoro non si traduce solo su formazione ed addestramento, ma anche sulla tutela dell’integrità fisica”.

Insomma, tocca all’azienda salvaguardare la salute del suo personale, non ‘spingerlo’ a lavorare in condizioni che generano stress. E invece succederebbe il contrario.

La Slp-Cisl “ritiene che esista una situazione di stress forzato nei posti di lavoro della ‘Filale 1’, in cui il lavoratore subisce un’azione stressante e costante che ha come conseguenza effetti negativi nell’ambiente lavorativo e che crea disturbi dell’adattamento e reazioni depressive prolungate nel tempo”. Di qui l’aut aut: o le cose cambiano oppure la parola passerà ai legali.

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