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Il pediatra: “Dall’asma possibile azione ‘protettiva’ contro il Covid”

"Steroidi inalatori in combinazione con i broncodilatatori avrebbero un'azione di soppressione della replicazione virale e di produzione di citochine infiammatorie"

Pubblicato:16-02-2021 16:30
Ultimo aggiornamento:16-02-2021 17:50

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ROMA – “Recenti report scientifici hanno evidenziato come la prevalenza di pazienti affetti da malattie allergiche o asma con Covid-19 sia più bassa delle aspettative“. Questo ha portato diversi ricercatori ad avanzare l’ipotesi che “l’asma abbia un’azione protettiva rispetto all’infezione da Coronavirus, tenuto conto che i recettori Ace2 sono poco rappresentati nei polmoni dei pazienti atopici”. A illustrare questa possibile spiegazione della bassa prevalenza di pazienti con asma o allergie che contraggono l’infezione da Sars-Cov-2 è Domenico Minasi, pediatra presso la Uoc Pediatria del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria. Riportando le ultime ricerche effettuate sull’argomento, l’esperto spiega che “uno studio a supporto di questa ipotesi ha dimostrato la scarsa espressione del recettore Ace2 nel naso e nelle basse vie respiratorie di pazienti sia bambini che adulti. È addirittura emerso che più alta era l’infiammazione allergica, più bassa era l’espressione del recettore“.

Un’altra dimostrazione a “sostegno di questa ipotesi- prosegue Minasi- sta in uno studio che ha valutato l’attività di alcune molecole antivirali presenti in grande concentrazione nel liquido di lavaggio bronchiale dei soggetti allergici, probabilmente come conseguenza all’infiammazione cronica. Molecole che sarebbero capaci di bloccare le proteine spike del Coronavirus. Inoltre- aggiunge- nei pazienti che utilizzano steroidi inalatori in combinazione con i broncodilatatori, questi farmaci avrebbero un’azione di soppressione della replicazione virale e di produzione di citochine infiammatorie“. In sintesi, conclude il pediatra, “l’infiammazione persistente di tipo Th2 che caratterizza i bronchi dei pazienti asmatici e i farmaci utilizzati per il controllo della malattia, potrebbero compensare gli effetti negativi dell’infezione da Sars-Cov-2 sull’immunità del soggetto ospite”.


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