Manifesti elettorali addio. Cambia la politica e cambia la comunicazione, per sempre. La testimonianza è sotto gli occhi di tutti, in strada sulle plance che dovrebbero ospitare decine di manifesti elettorali e che invece appaiono semivuote, segno che la campagna per le elezioni politiche e regionali si è spostata definitivamente in Rete. A due settimane e mezzo dalle urne, sui 666 stalli distribuiti in tutto il territorio comunale di Roma latitano i manifesti elettorali e quei pochi che ci sono, sono tutti dei partiti di centrodestra. Da Casapound a Fratelli d’Italia, da Forza Italia a Forza Nuova. Salvo ‘attacchinaggi’ dell’ultima ora non c’è traccia del Partito Democratico o di qualsivoglia sigla del centrosinistra.
Qualche numero
Lo spot del candidato premier di Casapound Simone Di Stefano, pubblicato su Facebook due giorni fa, ha già totalizzato oltre 420 mila visualizzazioni per un “costo totale di circa 1.000 euro- spiega Davide Di Stefano, responsabile comunicazione del partito di estrema destra- Quanto avremmo dovuto spendere per raggiungere un pubblico simile? Troppo. Noi per i 20mila manifesti elettorali da affiggere in strada non spenderemo più di 10mila euro a livello nazionale e saranno attaccati gratis dai nostri volontari”, conclude.
“Quella dei manifesti elettorali è una voce di spesa che abbiamo molto ridotto”, conferma anche Federico Mollicone, responsabile nazionale della comunicazione di Fratelli D’Italia. “La campagna- spiega- si gioca prevalentemente sul territorio, sul web e in televisione ma noi siamo una forza radicata e dai municipi di Roma, alle province del Lazio e in ogni città abbiamo circoli e militanti in carne e ossa. I manifesti sono solo una integrazione”.
Un’integrazione che per lo meno a Roma tra i partiti di destra, conserva gli ultimi segni di una battaglia dei manifesti dal tono quasi nostalgico con i cartonati strappati o coperti talvolta dai simpatizzanti di Casapound oppure da quelli Fratelli d’Italia. Schermaglie che un tempo generavano scontri e che oggi i vari partiti commentano con tono quasi romantico.
E se nel centrodestra i manifesti con i ‘faccioni’ hanno ancora un senso, seppur residuale, nel centrosinistra e in particolare nel Pd la logica è totalmente diversa. Zero manifesti per ora, maglio la tv o i maxi cartelloni da affiggere vicino a stazioni metro o sui bus. “La campagna di affissione del Pd è nazionale”, spiega Andrea Casu, segretario del Pd Roma, che aggiunge: “Quella che mettiamo in atto come Pd romano è una campagna a costo zero con banchetti in strada ogni fine settimana, incontri porta a porta e poi tanti social come Facebook e Instagram”.
Addio, dunque, al vecchio metodo di fare campagna elettorale. E se nella rete restano intrappolati per sempre comizi di piazza e manifesti in nome dei click e delle visualizzazioni, chissà se la scelta sarà quella giusta per riportare gli elettori alle urne.

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