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La psicologa: “Nella scuola di Roma rafforzata l’idea che il contatto tra differenti ceti sociali sia inopportuno”

È questa la riflessione rilasciata alla Dire da Chiara Volpato, psicologa sociale e professoressa dell'Università degli studi di Milano Bicocca

Pubblicato:16-01-2020 09:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:51

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ROMA – “Penso che la scelta di descrivere in questo modo le scuole sia profondamente sbagliata. È una scelta che perpetua le disuguaglianze, rafforzando negli studenti e nei loro genitori l’idea che le classi sociali siano compartimenti stagni, e che il contatto tra differenti ceti sociali sia inopportuno”. È questa la riflessione rilasciata alla Dire da Chiara Volpato, psicologa sociale e professoressa dell’Università degli studi di Milano Bicocca, rinomata studiosa di disuguaglianze, relazioni tra gruppi, deumanizzazione, pregiudizio e sessismo, oltre che recentemente autrice del volume ‘Le radici della disuguaglianza’, edito da Laterza a gennaio 2019. 

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La decrizione dei plessi scolastici, operata dall’Istituto comprensivo di via Trionfale sulla propria piattaforma web, infatti, “riflette, forse inconsapevolmente, una concezione statica della società, in cui la mobilità sociale è inesistente o riservata solo a poche fortunate eccezioni. Contrasta con lo stesso dettato costituzionale (Articolo 3) che assegna a tutti noi e in primis alle istituzioni scolastiche- illustra Volpato- il compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona, confinando gli individui in ruoli gerarchicamente ordinati”. La scelta, conclude l’esperta, “crea nei ragazzi stati d’animo e percezioni sbagliate. Coloro che appartengono per nascita alla classe privilegiata saranno portati a pensare di meritare la propria posizione sociale, mentre coloro che appartengono a classi meno favorite saranno meno motivati a impegnarsi”.


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