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Sahara occidentale, appello da Roma: “Riprendere i negoziati per il referendum”

ROMA - Favorire la ripresa dei negoziati tra

Pubblicato:16-01-2017 18:51
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:48

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ROMA – Favorire la ripresa dei negoziati tra Marocco e Fronte Polisario e fissare la data per un referendum, garantendo “una soluzione giusta e duratura del conflitto nel Sahara occidentale”: sono le richieste al centro di un documento adottato oggi al Senato, a Roma, durante un convegno dedicato alle prospettive per il popolo sahrawi.

Spunto dell’incontro e’ “l’occasione importante” costituita dal ruolo dell’Italia, a partire dal 1° gennaio, come membro non permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu. L’assunto e’ che solo un impegno rinnovato possa sciogliere i nodi del conflitto, a oltre 40 anni dall’occupazione marocchina e a 26 dalla prima risoluzione delle Nazioni Unite che prefigura un referendum sull’autodeterminazione.


Nel documento, promosso dall’Intergruppo di solidarietà con il popolo sahrawi del Parlamento italiano e dalla presidenza dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna, si chiede di “favorire la ripresa dei negoziati diretti sotto l’egida delle Nazioni Unite, al fine di giungere nel più breve tempo possibile a fissare la data del referendum, e garantire cosi’ una soluzione giusta e duratura del conflitto nel Sahara occidentale, che rispetti il diritto all’autodeterminazione del popolo sahrawi”.

Tra gli altri punti, la necessità di “ampliare il mandato della missione delle Nazioni Unite Minurso al monitoraggio dei diritti umani, per rafforzarne il ruolo e l’efficacia”. Infine, nella consapevolezza della “lunga storia di amicizia dell’Italia con il popolo sahrawi”, testimoniata anche dai progetti di cooperazione, la richiesta di confermare lo stanziamento dei fondi per gli aiuti umanitari a beneficio delle comunità rifugiate nei campi algerini di Tindouf. Un impegno, e’ stato ricordato al Senato, ancora piu’ essenziale a causa della riduzione drastica delle donazioni internazionali negli ultimi anni.

Il convegno e’ stato occasione per ribadire a livello internazionale il sostegno alla causa dei sahrawi. Presenti a Roma gli ambasciatori di numerosi Paesi, dall’Angola a Timor Est, dall’Ecuador al Sudafrica. Netta anche la presa di posizione della Nigeria, rappresentata dall’incaricata d’affari Margaret Bisi Meshioye: “Continuiamo a chiedere al Marocco una piena collaborazione affinche’ al popolo sahrawi sia garantita liberta’ e nel Sahara occidentale siano rispettati i diritti umani”.

Il Sahara occidentale e’ un’ex colonia spagnola, occupata dal Marocco nel 1975 e tuttora alla ricerca di un difficile cammino verso forme di autodeterminazione. Sin dal 1991 l’Onu chiede la convocazione di un referendum che permetta al popolo sahrawi di scegliere tra lo status di provincia del Marocco, un’autonomia da Rabat o la piena indipendenza.



TADESSE (UNIONE AFRICANA): MAROCCO ACCETTI TRATTATIVA

“Da un anno- denuncia Yilma Tadesse, inviato speciale della Commissione dell’Unione Africana per il Sahara occidentale- il Marocco sta pianificando l’espansione della propria presenza nel Sahara occidentale nonostante la contrarieta’ del Consiglio di sicurezza dell’Onu”. L’inviato dell’Unione Africana ha poi ricordato la risoluzione delle Nazioni Unite con la quale, lo scorso aprile, e’ stata ribadita la richiesta di negoziati tra le autorita’ di Rabat e il Fronte Polisario “senza precondizioni”.

Al centro dell’intervento la denuncia di una mancanza di cooperazione. “Gli sforzi per una mediazione e una soluzione del conflitto naufragano di fronte all’ottusita’ e alla chiusura di Rabat che si e’ rifiutata di accogliere le proposte del Fronte Polisario, sostenendo che la questione va risolta solo sulla base del diritto marocchino”, prosegue Tadesse.

Tadesse ha ricordato la crisi diplomatica sfociata lo scorso anno nell’espulsione di 84 esponenti della Minurso, la missione dell’Onu incaricata di favorire lo svolgimento di un referendum nel Sahara occidentale. La causa addotta e’ stata l’uso da parte dell’allora segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon della parola “occupazione” durante una visita nei campi profughi sahrawi. Motivazione, secondo Tadesse, strumentale e faziosa: “Ban Ki-moon si era limitato a ribadire cio’ che l’Assemblea generale e il Consiglio di sicurezza avevano gia’ denunciato piu’ volte”.



VACCARI: SIA PRIORITÀ CONSIGLIO ONU

L’Italia agisca al Consiglio di sicurezza dell’Onu per risolvere “l’ultima questione coloniale del mondo”: è l’appello affidato alla DIRE da Stefano Vaccari, senatore presidente dell’Intergruppo parlamentare di amicizia con il popolo sahrawi.

“Dal 1° gennaio l’Italia siede nel Consiglio di sicurezza dell’Onu – sottolinea Vaccari – e l’incontro di oggi serve a indicare da parte delle istituzioni, delle associazioni e dell’Intergruppo parlamentare di amicizia con il popolo sahrawi le priorità all’azione che il governo porterà avanti alle Nazioni Unite su questo tema”.

Il convegno si è concluso con la firma di un appello che nelle prossime settimane sarà inviato al ministro degli Esteri, Angelino Alfano. “Chiederemo che se ne faccia carico”, spiega Vaccari, “e che le priorità che abbiamo indicato possano essere anche le priorità del governo italiano”.



SALIERA: REGIONI INSIEME PER DIRITTI

“Stiamo coinvolgendo altre Regioni e i sindaci di tanti piccoli paesi e città per far conoscere la causa del popolo sahrawi” spiega alla DIRE Simonetta Saliera, presidente dell’Asseblea legislativa dell’Emilia Romagna, promotrice del convegno.

 La convinzione è che nel conflitto del Sahara occidentale si intersechino temi differenti e decisivi, “dai flussi dei migranti verso l’Europa allo sfruttamento delle risorse naturali“. E’ da questa consapevolezza che nasce il documento-appello firmato oggi a Roma, nelle prossime settimane all’attenzione del ministro degli Esteri Angelino Alfano.

Entro la fine di gennaio contiamo di raccogliere adesioni a tutti i livelli istituzionali” dice Saliera: “Dal basso, coinvolgendo i cittadini e le associazioni dei territori, possiamo ampliare la nostra opera di sensibilizzazione verso le regioni europee e l’Ue nel suo complesso, che sulla decolonizzazione dovrebbe sentire le proprie responsabilità”. “Non dobbiamo tacere né voltarci dall’altra parte” denuncia Saliera: “Manca il rispetto del diritto internazionale”.

 

di Vincenzo Giardina

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