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Bob Dylan sbarca a Roma, al Maxxi la prima retrospettiva in Europa dedicata alle sue opere

Dal 16 dicembre al 30 aprile la mostra 'Retrospectrum' con oltre 100 lavori di arte visiva firmate dal cantautore

Pubblicato:15-12-2022 16:06
Ultimo aggiornamento:15-12-2022 16:06

Bob Dylan Maxxi
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Una “sorta di Gioconda” dei nostri tempi, un capolavoro di un genio contemporaneo che unisce arti visive, parole e musica. Il Maxxi arricchisce la sua collezione permanente con il grande Bob Dylan e la sua Subterranean Homesick Blues Series, un’opera nata intorno alla celebre canzone del 1965, diventata il primo video musicale della storia, a cui nel 2018 lo stesso Dylan ha aggiunto un’installazione a parete. La composizione arriva al Museo di via Guido Reni, a Roma, in occasione di ‘Retrospectum’, la mostra (da domani 16 dicembre al 30 aprile 2023) dedicata al cantautore che ha scelto il Maxxi come prima retrospettiva in Europa dopo essere stata al Mam di Shanghai e al Patricia & Phillip Frost Art Museum di Miami.

Con un allestimento pensato ad hoc per gli spazi di Zaha Hadid e sponsorizzata da Ferrovie dello Stato e Unicredit, l’esposizione conta cento opere di arte visiva realizzate da Bob Dylan nell’arco della sua vita. È lui a portarci in viaggio attraverso l’America osservata durante gli spostamenti all’interno del Paese. I suoi quadri sono così un susseguirsi di grandi metropoli, bar, negozi, cortili, pompe di benzina e cartelloni pubblicitari, ma anche paesaggi brulli e sterminati, strade aperte, auto, camion, insegne al neon e motel. “Un sogno vedere realizzata questa mostra al Maxxi- ha detto il direttore, Bartolomeo Pietromarchi- questo è il luogo più adatto per gli artisti che si muovono con linguaggi diversi per raccontare la complessità del mondo contemporaneo. Questa mostra è la più precisa interpretazione della poliedricità di un genio artistico della nostra epoca, capace con rigore e chiarezza poetica di raccontare il suo mondo”.

Le otto sezioni dell’esposizione allestita in Galleria 5 vanno dai disegni di Dylan degli anni Settanta – racchiusi in Early Works – ai testi più noti delle sue canzoni che lui ha trascritto accompagnandoli con disegni a grafite (Mondo Scripto), fino a New Orleans, dove Dylan mette su tela il suo legame con la città del jazz. E poi Revisionist, il nucleo composto dalle rivisitazioni che Dylan fa delle copertine di alcuni celebri magazine, tra cui Rolling Stone e Playboy, Ironworks, con le sculture in ferro che sottolineano una ancora diversa declinazione della creatività del cantautore, e Deep Focus, una serie di pitture che rimandano alla vena documentaristica della fotografia e del cinema.


Poi c’è lei, la doppia parete di Subterranean Homesick Blues Series, donata al Maxxi e realizzata in due tempi: il video musicale a metà degli anni Sessanta mostra Dylan che fa cadere a ritmo di musica una serie di fogli con il testo della canzone scritta la sera prima da un gruppo di amici, fra cui Allen Ginsberg, riconoscibile nel film. La seconda parte è del 2018 ed è una composizione di 64 cartelli in cui il cantautore ha riscritto gli stessi testi. “Sono straordinariamente contento che la casa di distribuzione di Bob Dylan abbia deciso di donare quest’opera al Maxxi. È una sorta di Gioconda che entra nella nostra collezione”, ha aggiunto Pietromarchi.

“Bob Dylan ha attraversato diverse generazioni, dialogando con tutte loro. È un uomo del Rinascimento, la sua creatività è estremamente versatile ed è in grado di usare linguaggi diversi, esprimendo lo stesso messaggio di universalità e di diritti civili. È una icona vivente di 82 anni che ancora non ha smesso di scrivere”, ha detto il curatore, Shai Baitel. Ma è lo stesso Bob Dylan a far arrivare al Maxxi la sua soddisfazione per essere esposto in “un museo davvero speciale in una delle città più belle e stimolanti del mondo. Questa mostra vuole offrire punti di vista diversi che esaminano la condizione umana ed esplorano quei misteri della vita che continuano a lasciarci perplessi. È molto diversa dalla mia musica, naturalmente, ma ha lo stesso intento”.

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