BOLOGNA- Un accampamento militare in un bosco da qualche parte in quelle che ancora erano chiamate ‘terre irridente’. Un cavallo stramazzato al suolo, vinto dalla ferocia dello scontro. Un gruppo di soldati a cavallo, alcuni di spalle, altri, più lontani, di lato e di fronte, macchie blu addossate le une alle altre, ferme nel momento drammatico dell’appello (un ufficiale tiene aperto davanti a sé un foglio, l’elenco dei suoi uomini) dopo la battaglia.
E’ un’opera di grandi dimensioni, una delle più significative tra quelle di Giovanni Fattori in mostra a Palazzo Fava a Bologna fino a maggio. Anche perché, è un quadro noto agli esperti del maestro livornese e al contempo sconosciuto, mai mostrato al pubblico, conservato nel Palazzo della Consulta di Roma, che per la prima volta lo ha messo a disposizione per una mostra. Nell’impresa è riuscita Genus Bononiae, la società della Fondazione Carisbo che gestisce il patrimonio museale di Casa Saraceni, che presenta il primo evento dell’era post-Roversi Monaco.
“Fattori. L’umanità tradotta in pittura” è in programma da domani all’1 maggio ed è realizzata in collaborazione con l’Istituto Matteucci. Il percorso espositivo a cura di Claudia Fulgheri, Elisabetta Matteucci e Francesca Panconi, presenta una selezione di oltre 70 opere della produzione del maestro indiscusso della ‘macchia’, che torna a Bologna dopo più di 50 anni.
La sequenza delle opere offre al visitatore la possibilità di seguire l’intera evoluzione creativa della pittura di Fattori, accorpando la selezione in nuclei tematici: La macchia, nascita di una nuova arte, Il tema militare come documento di storia e vita contemporanea, L’altra faccia dell’anima, Castiglioncello, “remoto e delizioso sito”, L’intima percezione del proprio tempo, La luce del vero, elemento vivificante e Gli animali, creature amiche, potenti e pacifiche. Il viaggio alla ricerca dell’uomo’ dentro le opere di pittura inizia dalle prime ricerche sulla macchia applicate alla documentazione degli eventi bellici risorgimentali, con capolavori come i ‘Soldati francesi del ’59’, in cui le sagome dei militari sono pure macchie di colore nel paesaggio, fino all’inedito ‘In marcia’ e ‘L’appello dopo la battaglia del 1866. L’accampamento’.
Nei ‘ritratti dell’anima’, dipinti tra il 1861 e i primi anni del Novecento, la sensibilità introspettiva si combina con il marcato realismo di stampo toscano. Particolarmente attraente la serie di ritratti di amici e parenti che, come testimoni diretti di brani di vita del pittore, rivelano gli aspetti piu` intimi e lo strato sociale del suo mondo: tra questi I fidanzati del 1861, che restituiscono le fisionomie dei modelli, la cugina Argia Bongiovanni e Valfredo Carducci, fratello di Giosuè, che Fattori incontrò in una delle sue rare visite in città. Il catalogo, edito da Skira Editore e a cura di Claudia Fulgheri, Elisabetta Matteucci e Francesca Panconi, ha la prefazione di Pupi Avati.
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