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In Sardegna esplode il “caso payback” sui dispositivi medici

Aziende fornitrici potrebbero essere costrette a restituire 126 milioni di euro alle Asl che hanno sforato il budget: "Se verrà confermata la richiesta di rimborsi a rischio mille lavoratori e le forniture agli ospedali"

Pubblicato:15-12-2022 14:17
Ultimo aggiornamento:15-12-2022 14:17
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CAGLIARI – Mille lavoratori in bilico e stop alle forniture di dispositivi medici agli ospedali. È il rischio che si corre in Sardegna se dovesse essere confermata la richiesta di rimborsi per 126 milioni di euro alle imprese che forniscono al sistema sanitario gli strumenti essenziali per le sale operatorie, come ferri chirurgici, disinfettanti e antisettici, valvole cardiache e pacemaker.
Lo hanno ribadito questa mattina i rappresentanti delle aziende fornitrici, sentiti in audizione dalla commissione Lavoro del Consiglio regionale: “È una norma anticostituzionale che ci chiede indietro i soldi per lo sforamento del budget da parte delle aziende sanitarie- hanno spiegato l’amministratore unico della Surgical, Bruno Ghiani, e la direttrice commerciale di Prodifarm, Roberta Matta– non siamo stati noi a decidere gli ordini. Se non si torna indietro saremmo costretti a licenziare tutti i nostri dipendenti“.
La richiesta di ripianare i debiti, determinata dall’applicazione di una norma introdotta dalla finanziaria nazionale del 2015 e ‘riesumata’ dal Governo Draghi, è stata momentaneamente sospesa dalla Regione in attesa del pronunciamento del Tar del Lazio su due ricorsi presentati dalle aziende fornitrici: “C’è anche un’iniziativa parlamentare con la presentazione di un emendamento alla manovra finanziaria da parte del presidente della commissione Salute della Camera, Ugo Cappellacci- ha ricordato la consigliera di Forza Italia, Alessandra Zedda-. Se passerà, l’applicazione della legge sarà sospesa per sei mesi per permettere di fare chiarezza”.

“NELL’ISOLA VERTENZA RIGUARDA 45 AZIENDE, RISCHIANO DI RESTITUIRE UNA QUOTA TRA IL 40 E IL 60% DELLE SPESE EXTRA DELLE ASL”


La vertenza riguarda in Sardegna circa 45 aziende che, in caso di conferma del provvedimento, dovrebbero restituire una quota tra il 40 e il 60% della spesa extra delle aziende sanitarie. In caso di inadempienza, le Asl sarebbero autorizzate a trattenere i pagamenti sugli ordini futuri. “Ci troveremo in questo caso senza liquidità- hanno spiegato i rappresentanti di Surgical e Prodifarm- costretti a licenziare i dipendenti e, nostro malgrado, a bloccare le forniture di dispositivi essenziali agli ospedali”.
Un rischio da scongiurare a tutti i costi: “Valuteremo nei prossimi giorni il da farsi- ha rimarcato la vicepresidente della commissione Lavoro, Desirè Manca-. Seguiremo passo passo gli sviluppi politici e giudiziari”. Su proposta del consigliere Franco Stara (Italia Viva-Udc), il parlamentino approfondirà la questione in seduta congiunta con la commissione Sanità.


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