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Nelle terapie intensive degli ospedali sentinella tre ricoverati su quattro non sono vaccinati

Il 74% dei ricoverati gravi per Covid nei 16 ospedali sentinella individuati dalla Fiaso non ha ricevuto il vaccino. E tra i vaccinati l'80% presenta altre patologie

Pubblicato:15-12-2021 16:11
Ultimo aggiornamento:15-12-2021 16:11
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terapia intensiva ospedale coronavirus
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ROMA – I dati relativi alle terapie intensive nei 16 ospedali sentinella individuati dalla Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere (Fiaso) evidenziano come il Sars-CoV-2 continui a colpire in maniera più grave le persone non vaccinate. La percentuale di no vax presenti nelle rianimazioni dei 16 ospedali è, infatti, del 74%, di contro i vaccinati ricoverati in terapia intensiva sono il 26%. L’incremento dei ricoverati in una settimana è stato complessivamente del 17%. Nel corso della settimana 7-14 dicembre sono cresciuti sia i pazienti con ciclo vaccinale completo sia non vaccinati. Ma con significative differenze.


In particolare i vaccinati in rianimazione hanno in media 70 anni e nell’80% dei casi sono affetti da altre patologie. Tra i no vax, invece, solo il 52% ha comorbidità e l’età media scende a 64 anni. L’incremento dei vaccinati in terapia intensiva è da attribuire quasi esclusivamente a pazienti fragili a cui è stato somministrato il vaccino con doppia dose da oltre quattro mesi e che non ha ancora ricevuto la terza dose. In una settimana, infatti, in rianimazione sono aumentati del 45% i soggetti vaccinati: tutti vaccinati da più di quattro mesi e per l’80% affetti da altre malattie.


A livello generale, secondo la rilevazione di Fiaso negli ospedali sentinella, aumentano i ricoveri ma in misura inferiore rispetto alle settimane precedenti: in sette giorni l’incremento delle ospedalizzazioni per Covid è stato pari all’8%. Con una lieve decelerazione rispetto al 7 dicembre. Crescono anche i ricoverati in terapia intensiva del 17%, un dato atteso sulla base dell’andamento dei ricoveri nelle settimane precedenti: i pazienti che arrivano in rianimazione lo fanno di solito dopo 5-6 giorni di ricovero in altri reparti. L’aumento si concentra soprattutto tra i pazienti affetti da gravi patologie che, vaccinati da oltre quattro mesi, non hanno ancora ricevuto la terza dose. Tra i ricoverati nei reparti ordinari i pazienti vaccinati hanno in media 74 anni e nel 79% dei casi sono soggetti fragili con comorbidità. Mentre i non vaccinati sono in media più giovani, circa 65 anni, e solo la metà di loro è affetta da patologie. Il 50% dei pazienti Covid no vax, dunque, è costituito da persone in buona salute.


“Il report dell’ultima settimana degli ospedali sentinella evidenzia la necessità e l’urgenza della terza dose per i pazienti fragili, ad oggi una priorità assoluta se vogliamo controllare le terapie intensive – commenta il presidente di Fiaso, Giovanni Migliore – I dati ci dicono infatti che i vaccinati in rianimazione, sia pur una minoranza rispetto al totale, sono quasi tutti pazienti fragili che non hanno ancora avuto accesso alla dose addizionale necessaria a completare il ciclo vaccinale per chi soffre di altre patologie. È opportuno ricordare che per i soggetti estremamente vulnerabili la dose addizionale è raccomandata anche a distanza di 28 giorni dalla seconda dose e non è necessario aspettare i cinque mesi”.


Per quanto riguarda i ricoveri pediatrici, Fiaso registra quattro casi in più. Ci sono due soli pazienti in terapia intensiva. Nell’ultima settimana è stato registrato negli Ospedali Riuniti di Ancona un decesso di un paziente pediatrico in rianimazione affetto da una grave patologia e non vaccinato né vaccinabile. “Vaccinare i bambini rappresenta uno scudo contro il Covid per i più piccoli e per i più fragili: serve non solo a proteggere se stessi, ma anche gli altri. Penso in particolare ai pazienti fragili che si trovano in situazioni di immunosoppressione e non possono essere vaccinati; per tutelarli dalla malattia servirebbe stringere attorno a loro un cordone, fatto non solo di familiari ma anche di compagni di classe e di giochi, di persone vaccinate. È auspicabile da questo punto di vista un’ampia adesione alla campagna vaccinale“, commenta il direttore generale degli Ospedali Riuniti di Ancona, Michele Caporossi.

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Il 40% dei minori ricoverati ha un’età superiore a 5 anni e nessuno, anche i quattro pazienti che hanno tra 12 e 18 anni, risulta vaccinato. “L’avvio della campagna vaccinale per i pazienti in età pediatrica consentirà di proteggere i più piccoli e di ridurre i ricoveri, garantendo a bambini e ragazzi la ripresa della socialità, così importante durante l’infanzia e l’adolescenza“, conclude Migliore.

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