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Siria, volontari in Libano: “Civili ostaggio del regime, non esce nessuno”

La gente è intrappolata all'interno della città e non può andare da nessuna parte, rischiando sia le violenze del regime di Damasco che dei gruppi armati ribelli

Pubblicato:15-12-2016 13:59
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:25

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siria_aleppo2ROMA – “L’ultimo gruppo di siriani in fuga da Aleppo è arrivato un mese fa. Ormai da quella città non sta scappando più nessuno, o almeno non riescono a raggiungere il Libano”. Lo riferiscono all’agenzia Dire volontari impegnati in un campo per i profughi siriani nel nord del Libano. Da qualche giorno la guerra per il controllo di Aleppo sembra essere alle battute finali, e stamani la Tv di stato ha persino annunciato che saranno avviate le manovre per portare via i ribelli insieme alle loro famiglie. “Ieri i militari diffondevano messaggi in cui intimavano alla popolazione di andarsene, altrimenti avrebbero subito gravi conseguenze. E’ chiaro- proseguono i volontari- che la gente è intrappolata all’interno della città e non può andare da nessuna parte, vittima sia delle violenze del regime di Damasco che dei gruppi armati ribelli, quindi questi annunci hanno il solo scopo di terrorizzare la popolazione”. Da martedì è iniziata inoltre a circolare la notizia che le forze fedeli al Presidente Bashar Al-Assad sono entrate nelle case di Aleppo est per uccidere o portare via gli abitanti. Anche l’Onu lo ha confermato.

siria_aleppo“Da Aleppo non arrivano molte notizie, e i profughi che qui ospitiamo sono originari per la maggior parte di Homs, che è molto più vicina a dove siamo noi”, spiega ancora la fonte. “Tuttavia se anche il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon si è pronunciato in merito, abbiamo ragione di credere che sia vero. Ci risulta invece che ad Aleppo sparizioni ed esecuzioni sommarie sono all’ordine del giorno”, fatto anche questo confermato dal Palazzo di Vetro. Nonostante Aleppo disti- in condizioni di viabilità normale- circa cinque ore di macchina dalla frontiera libanese, il mese scorso sono giunti una settantina di profughi da quella città: “Piccoli gruppi famigliari sparpagliati– la testimonianza degli operatori- composti per lo più da donne sole, soprattutto vedove, e i loro figli. Nonostante la città fosse chiusa, sono riusciti a uscire affrontando un viaggio lunghissimo e pericoloso. Pochi fortunati che hanno potuto sfruttare buone conoscenze e il fatto di avere ancora qualche migliaio di dollari con cui pagare i trafficanti e i militari ai posti di blocco”. Il resto degli abitanti- forse addirittura 50mila, secondo la Bbc- resta in trappola. “La tragedia è che la cosiddetta ‘lotta al terrorismo’ proclamata da Damasco e Mosca per ingraziarsi le simpatie dell’Occidente prevede che i civili siano un obiettivo. Anche le forze ribelli di opposizione agiscono così, perché più interessate a vincere la battaglia che a proteggere i cittadini”, concludono. Una partita che va avanti da oltre cinque anni, e che potrebbe chiudersi a breve.

di Alessandra Fabbretti, giornalista


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