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Report del Consiglio Grande e Generale di San Marino del 15 novembre – pomeriggio

Di seguito un estratto della prima parte degli interventi del pomeriggio

Pubblicato:15-11-2022 21:00
Ultimo aggiornamento:16-11-2022 12:04

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SAN MARINO – Nel pomeriggio il Consiglio Grande e Generale prosegue con il dibattito sul Progetto di legge in 2^ lettura “Riforma del Sistema Previdenziale” presentato dal Segretario di Stato per la Sanità e la Sicurezza Sociale, la Previdenza, Roberto Ciavatta.

Il dibattito si conclude nel tardo pomeriggio con le repliche e i lavori consiliari riprenderanno domani in mattinata.

Di seguito un estratto della prima parte degli interventi del pomeriggio.


Comma 6. Progetto di legge “Riforma del Sistema Previdenziale” (presentato dalla Segreteria di Stato per la Sanità e la Sicurezza Sociale, la Previdenza) (II lettura)

Riccardo Stefanelli, Pdcs
Tendiamo a considerare le pensioni come una problematica contabile, si interviene per lo sbilancio tra entrate e uscite e viene spontaneo pensare che con un riordino della gestione si risolva il problema una volta per tutte. Ci si lamenta molto dicendo che anche questo intervento non sarà risolutivo perché si pensa che una norma di carattere tecnico contabile possa risolvere la questione una volta per sempre. L’aspetto contabile certo è importante, ma sono le dinamiche sociali quelle che determinano le problematiche maggiori. L’aspetto più banale, per esempio, che indice è l’innalzamento dell’aspettativa di vita. Negli anni ’60 l’aspettativa di vita era intorno ai 70 anni, oggi siamo intorno agli 85 e questo determina conseguenze enormi sul sistema pensionistico e non si possono risolvere i problemi di questo tipo con una legge. È curioso che sia il governo ad ammettere che la riforma non sia del tutto risolutiva e che l’opposizione lo additi come un limite.


Vladimiro Selva, Libera
Lo sciopero ha avuto oggi come data significativa, perché stiamo discutendo questa riforma. Alcuni hanno detto che non ci sono più margini per modifiche, ma sul piano del regolamento in realtà non è così, se ci sono emendamenti sostenuti dai due terzi dell’Aula possono essere discussi e fuori tempo massimo non siamo. Ovvio, da soli non abbiamo i numeri sufficienti, ma se c’è la volontà, anche questo sciopero in questo senso può non essere inutile. Tra le preoccupazioni dei cittadini che protestano in piazza c’era sicuramente la riforma previdenziale, ma c’è un tema più generale fatto dalla tenuta dei conti pubblici, dalle bollette che aumentano, c’è preoccupazione per il potere di spesa delle famiglie che hanno sempre più difficoltà. D’altra parte, il governo continua a scialacquare risorse, vediamo continuamente situazioni di spesa più che discutibili, consulenze da centinaia di migliaia di euro, progetti con l’università di Milano che erano fatti in precedenza con la nostra università a costi molto più contenuti…
Ma parlando di riforma delle pensioni, non è chiara la portata dell’intervento, probabilmente i dati in maggioranza li avete, si parla di un intervento da 10-15 mln di euro a regime, tra 6 anni, cui si aggiungono i milioni che si prendono dal fondo pensioni perché qui spacchiamo di fatto il salvadaio per tirare avanti. Noi diciamo state prendendo, anzi comprando tempo. Quindi noi riconosciamo al Segretario Ciavatta di portare un intervento utile per la sostenibilità, ma non risolveremo mai il problema se interverremo solo su questo terreno.

Emanuele Santi, Rete
Questa riforma arriva dopo tanti mesi di confronto finalmente a questa seconda lettura. Il fatto che ci sia stato un confronto vero, e anche duro, viene riconosciuto anche nella lettera inviata dai sindacati, ma è chiaro che ci sono distanze che non sono state colmate. Credo comunque questa riforma vada nell’ottica di equilibrio e che con essa si sostenga il fondo pensioni. I dati che dimostrano che il sistema non si sostiene più erano conosciuti, avremo ogni anni 500 pensionati in più, e nel tempo non si è avuto coraggio di intervenire per mettere un freno. Oggi abbiamo nel 2021 un sistema pensionistico che ha 130 mln di contributi attivi a fronte di 205 mln di pensioni erogate. E abbiamo questo dato di partenza di 75 mln di euro di deficit. A chi critica che questa riforma è una ‘riformina’: devo correggere il consigliere Selva, la riforma a regime potrebbe portare maggiori entrate, tra 6 anni, di 50 mln di euro, ovvero ogni anno quasi 10 mln in più, tra nuove entrate e nuove uscite. E questo quindi non è un intervento da poco, ma è un intervento comunque equilibrato che ci mette a riparo almeno nei prossimi 7-8 anni, affinché questo gap di 75 mln non aumenti. Il ricorso al fondo pensioni è un nodo fondamentale, se non usiamo quel fondo per accompagnare la riforma, quando lo usiamo più? Ai milioni prelevati dovete aggiungere i 9 mln che tutti gli anni lo Stato garantisce, dovuti da Bns. In piu la grande sfida deve essere quella di mettere a frutto i fondi e qui il Segretario di Stato si è preso un impegno per addivenire alla riforma di gestione dei fondi pensione, a fronte di un tasso di interesse dello ‘0,x’, se abbiamo la possibilità di avere interessi maggiori e li portiamo a regime, i fondi non dimezzano, ma calano di 20 mln di euro. E se non avessimo messo questo articolo, tutto lo sbilancio per arrivare ai 75 mln lo avrebbe messo interamente il fondo pensioni, invece la parte eccedente la mette lo Stato. Anche per questo i sindacati hanno approvato questo intervento.

Francesco Biordi, Pdcs
Rimandare costantemente un intervento di questo tipo comporterà un problema finanziario per lo sbilancio nell’ambito del fondo pensioni. Questa riforma, se non altro nel medio periodo, fa sì che il fondo si sostenga in maniera più certa ed è un obiettivo che da tempo il paese si prefigge. Non condividere questo percorso credo sia per il paese non troppo produttivo. Vorrei richiamare l’Aula, come è avvenuto in Commissione, sugli obiettivi prefissi. E’ vero, la riforma dovrebbe essere accompagnata da quella sul lavoro. E anche la riforma dell’Igr è una di quelle che dovevamo portare e ci stiamo lavorando. Questa riforma previdenziale in definitiva non possiamo non prenderla come un elemento essenziale che serve per fare un passo avanti. Ricordo all’Aula che solo lo stare fermi significa andare indietro. Richiamerei alla stessa responsabilità avuta in Commissione.

Iro Belluzzi, Libera
Faccio mie le parole del collega che mi ha preceduto, stare farmi è arrestrare, ma purtroppo siamo stati fermi e continuiamo a stare fermi. Dalla piazza i sindacati hanno richiamato la politica, e non solo il governo o la riforma previdenziale come motivazione dello sciopero. Occorre che ci rendiamo conto di quello che dovrebbe fare la politica, non affrontare le questioni del momento, quando ci troviamo nel collo della bottiglia ed è difficile fare politiche di ampio respiro. Le scelte non fatte in passato portano alle scelte di oggi: la riforma pensionistica era tanto tempo che doveva essere fatta. Lo sciopero di questa mattina è purtroppo per lo spirito di rassegnazione, perchè non si riesce a dare una direttiva, un indirizzo e un messaggio per cui si sa dove si andrà a finire, e anche la riforma delle pensioni ha portato poi del disappunto. Ma sono sicuramente altre le questioni da essere affrontate, come il rilancio del Paese, la riforma Igr, il caro bollette..andiamo incontro a una serie di elementi che creano grande preoccupazione, perché si va sempre a contrarre il reddito fisso e la capacità di spesa dei cittadini, Mentre le direttrici che devono essere percorse sono altre rispetto quello che il governo sta portando avanti per la collocazione del paese, sia a livello finanziairo che internazionale, e ciò non mi fa presagire un futuro sereno.

Alberto Giordano Spagni Reffi, Rete
Questa riforma non è la migliore riforma possibile e di questa cosa ne è ben conscia la maggioranza, nessuno ha mai detto che sia una riforma dirimente per risolvere per sempre il problema delle pensioni, che è qualcosa di atavico. L’unico modo, per rimettere a posto le casse attuali, sarebbe stato fare della macelleria sociale, mandando in pensione a 80 anni con 400 euro al mese. Sapevamo che non era possibile. Questa riforma mira ad altro, a rendere il sistema più sostenibile e mira sì a prendere tempo. E’ stata la propaganda contraria a dire una cosa e poi smontarla e poi a dire il contrario, ma non è mai stata la maggioranza a dirlo, né il Segretario Ciavatta. In questo momento il tempo è necessario in questo settore, per porre in essere altre strutture che permettano di fare economia e non aggravino ulteriormente situazioni sui cittadini e sulle casse dello Stato. E il tempo ci deve servire per raggiungere sosteniblità del sistema pensionistico sammariense. E sarà necessaria anche una riforma fiscale parametrata su criteri simili: quindi progressività, equa ridistribuzione, e il fatto che vada implementato un sistema funzionale di controllo fiscale, altrimenti ogni riforma fiscale e previdenziale che si farà andrà a pesare su chi già pagava prima. Questa riforma non poteva essere più aspra di così. Per tutti è difficile accettare che non possiamo più vivere nel paese in cui abbiamo vissuto per tanti anni, ma è solo tornando a lottare per quelli che sono veramenete i diritti- e riconoscendo ciò che è un diritto e ciò che è un privilegio- che possiamo far fronte alla situazione del paese. Questo sistema non è stato variato per 40 anni e tutto ciò andrà a danno di chi sta lavorando ora, e soprattutto di chi andrà a lavorare poi. Esisterà una sproporzione enorme tra chi è andato in pensione qualche anno fa e chi andrà in pensione tra qualche anno, e non è equo. E’ necessario un vero patto intergenerazionale.
Questa riforma tenta di offrire del tempo con l’utilizzo corretto di certe situazioni. Il primo esempio è il differente utilizzo dei fondi pensione. In comma comunicazione è emerso come ciò che era fino a neanche una decina di anni fa qualcosa di virtuoso- parlo dei fondi Aass- si sia eroso nel tempo. In quella circostanza pure non siamo stati in grado di cambiare con i tempi. Questo ha fatto sì che i fondi di riserva, i fondi Aass, finissero tutti erosi. È molto comodo oggi dire che abbiamo fatto debito estero, perché abbiamo trovato tutte le casse dello Stato azzerate. E abbiamo visto anche come sono finiti parte dei fondi pensione, bruciati nella grande truffa di Banca Cis. E spero che i responsabili di queste situazioni siano perseguiti e si recuperi il possibile. I restanti fondi pensione: da un lato la riforma prevede un uso più oculato, con rendimenti più alti, con investimenti migliori e dall’altro lato deve esistereu n connubio per rendere il passaggio più sostenibile.

Ciò che più manca- ed è la vera chiave del paese- è un programma di sviluppo economico serio. Se continuiamo a sperare in qualche colpo di fortuna, o furbata, o n qualche ‘cavaliere bianco’, non avremo altra soluzione all’oblio. Dobbiamo lavorare con serietà a misure che durino nel tempo partendo da ciò di virtuoso che abbiamo nel paese. Questa riforma è un passo avanti e dà tempo per fare ciò, ma si deve lanciare la pallina in avanti. Come Rete sosterremo la Riforma e siamo consci dela sua portata, non vogliamo essere trionfali.

Sara Conti, Rf
In mattinata tante persone hanno scelto di aderire allo sciopero dei sindacati e hanno deciso di manifestare in piazza. Credo la grande partecipazione sia la rappresentazione più tangibile dell’incertezza e della paura che in questo periodo animano la cittadinanza,: i provvedimenti adottati, l’aumento delle bollette, l’inflazione galoppante spaventano tanto tutti noi e la cittadinanza nel suo insieme. Il motivo è chiaramente l’incertezza di non riuscire a far quadrare i conti e generata nel periodo in cui stiamo vivendo, tanto più se il governo si muove in modo schizzofrenico, ognuno per sé e senza dimostrare preoccupazione e serietà che invece questo periodo storico richiederebbe. Questa mattina non vedevo per nulla la considerazione nei segretari di Stato osservando la piazza stracolma. Mi sembravano sorridenti e sereni, il senso di responsabilità e le domande sul perché in tanti manifestavano, forse non li hanno minimamente sfiorati. A questo si aggiunge una riforma previdenziale stretta nella morsa tra difficoltà di far fronte a uno sbilacio da 70 ml di euro e l’impossibiltà di corprirlo con piccoli aggiustamenti. La critica maggiore è stata nell’aver portato una riforma in maniera disgiunta dal resto, in particolare dalla riforma Igr, avremmo preferito approccio diverso, agendo prima sull’Igr. Quindi la mancanza di visione e di un progetto di svilupo economico. Solo con tale progetto possiamo pensare a un patto intergenerazionale. Il pdl di riforma lascerà un fondo pensioni dimezzato e un deficit enorme da gestire.

Permettetemi di aggiungere che è stato spiacevole essere redaguiti per la decisione di non garantire il numero legale, cosa che abbiamo fatto in tantissime sessioni del Consiglio Grande e Generale come opposizione e non si può essere giudicati, dal momento c hela maggioranza è composta da 42 consiglieri e non credo tutti e 42 fossero all’incontro dei sindacati. Noi abbiamo dimostrato di svolgere il nostro ruolo in maniera responsabile.

Oscar Mina, Pdcs
Questo Pdl di riforma previdenziale giunge in Aula dopo un percorso istituzionale naturale e dopo il passaggio in Commissione dove è stato fortemente emendato e si è evidenziato come la complessità della materia abbia richiesto un approfondimento, con un confronto aperto e costruttivo da parte di tutti i commissari di maggioranza e opposizione, e che si è concluso con la sua approvazione, con 11 voti a favore, 5 contrari e 1 astenuto. E’ un risultato, se non totalmente condiviso, con un esito da cui ci si auspica ottenga doverosa considerazione per la sua approvazione in Aula consiliare. Ritengo sia un intervento necessario di equità per contenenere un disavanzo importante e per mettere in sicurezza il fondo pensione, dove il contributo dello Stato dovrà rimanere, incluso il prelievo del fondo di riserva, ma con una gestione più redditizia che possa in qualche modo essere in grado di stabilizzare questo disavanzo, che ammonta oggi a 75 mln di euro e deve essere ristabilizzato. È un aspetto non più rinviabile. L’incidenza di questa riforma non sarà in toto risolutiva, lo sappiamo benissimo ma andrà sicuro a colmare il disequilibrio generato nel tempo e non più procrastinabile. Il confronto su questo intervento deve andare oltre le divisioni di opposizione e maggioranza con resposnabltià e con cognizione di causa circa gli effetti che dovrà produrre questa riforma. E credo non sia solo questa la riforma in grado di mettere in sesto il Paese, ma è è un importante tassello. La stagione delle riforme dovrà proseguire, con quella su lavoro e Igr.

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