NEWS:

Report del Consiglio Grande e Generale di San Marino del 15 novembre – mattina

Di seguito un estratto degli interventi della mattina

Pubblicato:15-11-2022 20:00
Ultimo aggiornamento:16-11-2022 10:30

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

La riforma previdenziale è al centro dei lavori odierni del Consiglio Grande e Generale che riparte in mattinata, come previsto dall’Ordine del giorno, dal comma 6, relativo al Progetto di legge in 2^ lettura presentato dalla Segreteria di Stato per la Sanità e la Sicurezza Sociale, la Previdenza. Nel dibattito odierno sono 67 gli iscritti a intervenire, in apertura le relazioni di maggioranza e minoranza, rispettivamente elaborate e lette dai consiglieri Maria Aida Adele Selva, Pdcs, e Vladimiro Selva, Libera.

Di seguito un estratto degli interventi della mattina.

Comma 6. Progetto di legge “Riforma del Sistema Previdenziale” (presentato dalla Segreteria di Stato per la Sanità e la Sicurezza Sociale, la Previdenza) (II lettura)


Maria Aida Adele Selva, Pdcs, relatore di maggioranza. Estratti della relazione:
I
l Pdl presentato in prima lettura all’Aula nella sessione consiliare di settembre ed assegnato alla Commissione consiliare Permanente Igiene e Sanità (..) in sede referente è stato esaminato e licenziato nella sessione convocata il mese di ottobre. La proposta di articolato è stata presentata e dibattuta lungo tutto il corso del biennio 2021/2022, secondo una serie di incontri con organizzazioni sindacali, associazioni datoriali, forze di maggioranza e di opposizione. La particolare rilevanza della materia trattata, ovvero la riforma del sistema previdenziale, ha infatti richiesto dapprima una lunga fase di confronto, al fine dell’analisi dell’esame del quadro completo della situazione. Dalla prima lettura in Consiglio sono altresì continuati gli incontri con le parti sociali e con tutti gli interlocutori per tentare di concordare e apportare delle inegrazioni e modifiche all’intervento riformatore, ricercando la più ampia convergenza possibile.

Innanzitutto rileva sottolineare che la pensione a San Marino- escluso la gestione separata e FondIss- è calcolata con metodo retributivo. Pertanto il sistema retributivo non considera né i contributi effettivamente versati dal lavoratore, né l’aspettativa di vita successiva al pensionamento. La pensione è commisurata alle retribuzioni percepite negli anni di attività presi a riferimento. La sostenibilità finanziaria dipende dall’equilibrio tra lavoratori attivi e pensionati. Nel corso del tempo il costante invecchiamento della popolazione, unitamente all’andamento demografico, hanno segnato la crisi del modello retributivo, avviandone il processo di rivisitazione. Già la riforma del 2005 si era resa necessaria a seguito dell’insorgenza nel sistema di squilibri dovuti ai cambiamenti nella struttura demografica e occupazionale avvenuti negli ultimi decenni. Tuttavia gli interventi del 2005 non hanno risolto i problemi di equilibrio attuariale nel sistema previdenziale (…). Pertanto la Repubblica di San Marino ha ritenuto opportuno avviare un nuovo progetto di riforma del’intero sistema previdenziale che è sfociato in due leggi: la legge 5 ottobre 2011 n. 158 e la legge 6 dicembre 2011 n.191, quest’ultima ha introdotto e regolato un sistema previdenziale complementare. Ed oggi i profondi e rapidi mutamenti economici e sociali e i dati dei bilanci consuntivi e previsionali impongono la presente riforma, l’urgenza della stessa deriva necessariamente da un ritardo nell’intervento legislativo che è stato fino ad oggi più volte posticipato.

Si ritiene opportuno indicare anche in questa sede alcuni dati al fine di sottolineare l’evidente ed immediata necessità degli interventi correttivi. Nel 2021, a fronte di entrate contributive pari a 130 mln di euro, sono state erogate pensioni per 205 mln di euro, con un saldo negativo di 75 mln di euro. Il disavanzo tra entrate ed uscite dal 2017 al 2021, negli ultimi 5 anni, è progressivamente aumentato, passando da un saldo negativo di 46,5 mln di euro a 75 mln. E il contributo dello Stato al fondo pensioni è progressivamente aumentato da 44 mln nel 2017 ai 57 mln del 2021. Dato che da solo, anche senza ricomprendere altre previsioni, evidenzia che il sistema non può reggere. Una situazione attuale e in prospettiva non più sostenibile, le proiezioni effettuate sulla base di bilanci attuariali appalesano l’urgenza e adeguatezza dei correttivi proposti. Il notevole aumento del numero delle prestazioni erogate, che nei prossimi è destinato ad aumentare, non compensato dalle contribuzioni dei lavoratori attivi, ha reso ancora più critica la situazione previdenziale.

Il presente Pdl che si connota per l’attenta gradualità degli interventi, persegue l’obiettivo di sostenere il riequilibrio finanziario del sistema previdenziale (…),cercando di garantire una maggiore efficienza del sistema pensionistico sammarinese, senza condurre a uno stravolgimento degli istituti esistenti e del modello solidaristico su cui si fonda la previdenza sociale sammarinese.(…) Lo Stato continua a contribuire, ma il rendimento dei fondi pensione deve essere più elevato, ma per quanto evidenziato, è necessario che una parte del fondo di riserva venga utilizzato per accompagnare la riforma.

I dati sono noti a tutte le forze politiche, sociali ed economiche: indicativamente dal 2026 in poi il 25% del contributo dello Stato non basterà più a coprire il disavanzo, ogni anno le uscite delle pensioni aumentano di circa 10 mln di euro e l’intervento che si propone, di assoluto buon senso, mira a contenere e rendere sostenibile il disavanzo del fondo pensioni.

Gli interventi più rilevanti che il Pdl introduce sono:

  • intervento sulla quota di accesso alla pensione di anzianità, elevadola con gradualità a 103, intesa come cumulo di età e contributi annuali versati;

  • Flessibilità in uscita per la pensione di vecchiaia, anche prima dei 66 anni, con disincentivo, e oltre con incentivo;

  • Introduzione del part-time pensionistico per coloro che siano prossimi alla pensione di vecchiaia e abbiano versato contributi non sufficienti per uscire con pensione di anzianità;

  • incremento delle aliquote contributive per il finanziamento del primo pilastro e della previdenza complementare;

  • agevolazione per i giovani lavoratori per cui le aliquote di finanziamento del primo pilastro sono ridotte per un periodo che andrà a rivalutarsi poi lungo tutta la vita lavorariva;

  • progressiva eliminazione delle ritenute di solidarietà per coloro che abbiano una pensione calcolata in misura sempre più sensibile con la legge 5 ottobre 2011 n.158;

  • possibilità per i lavoratori individuati con specifica normativa della Segreteria per il lavoro di cumulare reddito da lavoro e pensione;

  • altre misure complementari (es. possibilità per lavoratrici madri di accedere alla pensione con riduzione dei disincentivi e aumento degli incentivi).

(…)

Il Pdl si compone di 44 articoli. E’ doveroso evidenziare il proficuo confronto e lavoro effettuato in sede di Commissione consiliare dove è stato possibile condividere e accogliere vari emendamenti e proposte concordate e sottoscritte da tutte le forze politiche. Si sottolinea anche la votazione all’unanimità di alcuni articoli. Anche in sede di dichiarazione di voto è stato sottolineato il clima di collaborazione durante lo svolgimento dei lavori. Il lavoro dela Commissione IV si è concluso con l’accoglimento del Pdl “Riforma del sistema previdenziale” con 11 voti favorevoli, 5 contrari e l’astensione del commissario del Gruppo misto.

Nella speranza di aver contribuito ad illustrare quanto discusso dalla Commissione IV, chiedo al Consiglio Grande e Generale di approvare definitivamente la proposta di legge in discussione. La responsabilità che deve contrassegnare l’attività politica non consente di sottrarsi al’adozione di scelte difficili, in quanto la necessità di intervenire sui sistemi di previdenza nella direzione dell’adeguatezza, della modernizzazione, dell’allungamento dela vita lavorativa, dello sviluppo delle forme di previdenza complementare e della maggiore solidarietà intergenerazionale è evidente e necessario, nonché rimarcato anche dagli Organismi internazionali.

Vladimiro Selva, Libera, relatore di minoranza. Estratti della relazione:
La necessità di riformare il sistema previdenziale per garantirne la tenuta nel medio e lungo periodo è nota da anni. (…) L’intervento dello Stato a favore del sistema previdenziale è andato via via crescendo, non solo per ripianare il bilancio di alcuni fondi storicamente in perdita (commercianti e artigiani) ma negli utimi anni anche per contribuire alla sostenibiltà di quello dei lavoratori subordinati, che è quello chiaramente dove l’impatto dei disequilibri pesa di più. Il contributo dello Stato nel 2021 è arrivato a circa 57 ml di euro, con un trend di crescita stimato di circ a 10 mln l’anno, che si protrarrà fino a quando (tra 15-20 anni) non andranno a regime sulle nuove generazioni le riforme del 2005 e del 2007.

E’ evidente che una tale situazione, se non affrontata, va a minare la tenuta dei conti pubblici già stressati dagli interventi straordinari cui lo Stato si è dovuto fare carico negli ultimi anni per il salvataggio del sistema bancario e finanziario. Non a caso i numeri insolitamente ampi dell’attuale maggioranza, in fase di formazione della stessa, sono giustificati proprio dalla volontà di trovare larga condivisione tra le forze politiche, sociali ed economiche per sostenere riforme strutturali necessarie alla messa in sicurezza dei conti pubblici e alla tenuta de sistema economico.

La riforma previdenziale e quella fiscale innanzi tutto. Due riforme necessarie che non possono essere disgiunte, ma che in ogni caso da sole non sono n grado di risolvere in modo adeguato i problemi, se non vengono accompagnate da un solido progetto di sviluppo economico, capace di generare la ricchezza necessaria a rendere socialmente ed economicamente sostenibili i provvedimenti.

Purtroppo ciò non è avvenuto. La Segreteria di Stato per la Sanità e il governo hanno portato avanti la riforma del sistema previdenziale in modo del tutto disgiunto da tutto il resto. Senza aver chiarito se ci siano e quali siano le traiettorie di sviluppo economico. Come se l’equilibrio del sistema previenziale non passasse dalle scelte di politica fiscale, dalle politiche di sviluppo economico, di generazione e ridistribuzione della ricchezza. Come se fosse possibile risolvere un problema sistemico agendo su un solo fattore, quello pensionistico.

Questo progetto di legge, come ha ammesso il Sds alla Sanità il 14 settembre, nella presentazione in prima lettura, non è risolutivo dei problemi, ma tra qualche anno ci sarà la necessità di ulteriori interventi. Questo Pdl è quindi volto a ‘prendere tempo’ e con l’emendamento aggiuntivo di un articolo 26 bis del governo, approvato in Commissione, quel tempo costerà molto caro ai fondi pensione, erodendo in modo irreversibile l’ultima vera riserva finanziaria pubblica presente nel sistema economico sammarinese. L’effetto finale di questa riforma sarà infatti quello di lasciare fra 10 anni un fondo pensioni dimezzato e un deficit previdenziale nuovamente fuori controllo e insostenibile per lo Stato. In pratica si limita a spostare la palla sul prossimo governo, che dovrà fare un’altra riforma, che dovrà agire sulle stesse dinamiche ma con un grado di libertà in meno (trovandosi il fondo pensioni dimezzato). Non ci sembra un risultato di cui andare fieri.

In nessuna fase di definizione del progetto sono state coinvolte le forze di opposizione, al di fuori dell’ambito strettamente consiliare. Negli ultimi due anni ci sono stati due incontri promossi dalla Segreteria di Stato competentem per illustrare i dati relativi allo stato economico dei fondi pensione. Alle forze di opposizione non sono stati forniti dati in merito ai risultati economici attesi con la riforma e gli stessi emendamneit proposti dal governo al Pdl ci sono stati forniti a poche ore dall’avvio dei lavori della Commissione.

Pure avendo presentato numerosi emendamentim volti a sanare alcune specifiche incongruenze presenti nel testo in prima lettura, volutamente i partiti di opposzione non hanno formulato proposte specifiche di modifica degli elemenit strutturali della riforma (età pensionabile, anni e aliquote) in quanto non sarebbe stato possibile quantificanre la portata economica.

In Commissione il partito Libera ha presentqto 21 emendamenti al pdl di cui 6 respinti e 15 ritirati. In un secondo momento Libera ha presentato un emendamento ‘articolo 26 bis’ per dimezzare l’entità de prelievi del fondo pensioni. Repubblica futura ha presentato 13 emendamenit al Pdl di cui 9 respinti e 4 ritirati. Anche Dml, partito di maggioranza, ha presentato emendamenti, 8 in totale di cui 3 ritirati, 4 respinti e uno approvato all’unanimità.

Nelle votazionni dell’articolato, dove si è valutato che l’accoglimento degli emendamenti fosse migliorativo rispetto al testo esaminato in prima lettura, anche le forze politiche di minoranza hanno votato favorevolmente. Su molti articoli, in particolare quelli relativi a modifiche strutturali, le forze di opposizione si sono astenute dal votarli. Sull’articolo 26 bis, mediante il quale per i prossimi 10 anni si autorizza a prelevare sul fondo pensioni la cifra di 17,5 mln di euro per i primi due e 20 mln di euro nei successivi 8, le forze di opposizione si sono espresse contrariamente. Sul progetto di legge complessivo, pur riconoscendo al Segretario e alle forze di maggioranza una discreta disponibiltà al confronto su alcuni temi sollevati con gli emendamenti, per le ragioni espresse le forze di opposizione si sono espresse con un voto contrario.
Roberto Ciavatta, Sds per la Sanità
Oggi finalmente siamo in seconda lettura e lo dico perchè c’è una necessità di introdurre le modifiche quanto prima. L’ultima riforma sulla previdenza risale al 2011 ed era un ulteriore affinamento della norma del 2005. Erano trascorsi 6 anni, dal 2011 ad oggi purtroppo sono trascorsi troppi anni, ovvero 11 anni. Quando si ribadisce che questa è na riforma scritta ‘per prendere tempo’, bisogna capire quale è la natura di una riforma previdenziale. Non esisterà mai una riforma prevideziale definitiva. L’andamento del sistema è determinato da una serie di variabili. Se per esempio tra un po’ di anni ci troveremo 40 mila- invece di 20 mila- lavoratori, la situazione sarebbe completamente diversa. All’interno del testo abbiamo introdotto un tavolo di monitoraggio che ha il compito di verificare quale sia l’andamento di questa riforma e del cumulo di questa riforma con le riforme precedenti. Sono queste, in particolare quella del 2011, a incidere in maniera totalmente evidente più o meno tra 15 anni, quando decadranno completamente le norme del 1983. Questa riforma introduce un principio molto semplice: ci sono dei requisiti per avere la pensione, rimangono identici per quel che riguarda la pensione di vecchiaia, ovvero 66 anni con 20 di contributi, e modificati per quella di anzianità, ma c’è una precisa attenzione su ll’introduzione dei disincentivi che sono gli elementi che devono avere effetto. I requisiti per andare in pensione in anzianità o vecchiaia, se rispettati, garantiscono incentivi, mentre se non rispettati vanno incontro a disincentivi che siano favorevoli per il fondo pensioni. Garantiamo con questa riforma una conversione superiore all’80% quando sarà a regime. L’aumento della contribuzione a Fondiss garantisce copertura più ampia.
A chi si straccia le vesti in Aula, vorrei ricordare che il sistema previdenziale beneficiava di una Cassa compensanzione che ammontava a 80 mln di euro, prosciugata nel corso degli anni indebitamente per coprire spese socio-sanitarie, per non fare evidenziare nel bilancio dello Stato che il disavanzo dell’Iss era più importante di quello che si continuava a dire. Questi 80 mln sarebbero stati utilissimi per poter accompagnare la riforma previdenziale. Ma oggi la Cassa compensazione è pari a zero. E lo dico per chi dice che il Fondo pensioni è l’unico che ha ancora liquidità, è verissimo, perché tutti gli altri fondi sono stati prosciugati nel corso degli anni.
Non è vera invece l’affermazione secondo cui il prelievo – il tema cruciale- dei 17 mln e mezzo di euro per i primi due anni e 20 mln per gli ulteriori 8 anni dimezzi il fondo pensioni. E’ un calcolo fatto, anche se in buona fede, e non tiene conto della realtà dei fatti. Già oggi il fondo pensioni ha una rendita annuale dello 0,9% e lo Stato sta versando 9 mln di euro all’anno e lo farà fino a 2031, da ex Banca Cis. Considerando i 320 mln che oggi sono nel fondo pensioni, non si arriverà al dimezzamento, ma a circa 231 mln dieuro, senza considerare l’aumento del rendimento. Ma anche fingendo di non volerne tenere conto, il governo è impegnato nella redazione di un pdl che riguardi la revisione del modello di gestione partendo da Fondiss, per garantire un rendimento reale. In Italia il rendimento medio dei fondi pensione negli ultimi 10 anni è del 3,5%. La priorità è quella di garantire un rendimento. Si dirà perché non è stato fatto prima. Lo dico anche io. E’ già stato istituito un gruppo con i consulenti, io confido di avere un primo progetto entro la prossima settimana e finita questa riforma partiremo. E se si riuscirà ad avere un esito, è scontato che quel modello gestorio debba essere applicato anche al primo pilastro. A meno che non si voglia pensare che San Marino sia l’unico Paese in cui i fondi pensione sono gestiti dai sindacalisti.
Se si riuscisse ad avere un rendimento del 3%, questo prelievo garantirebbe nel 2033 300 mln di euro, rispetto i 320 mln attuali. E lo dico perchè il fondo è un accantonamento che lo Stato ha fatto nel corso degli anni introducendo un 10% anche quando i conti erano in attivo, anche per avere un tesoretto da usare nei momenti di difficoltà. Non è una questione politica, ma di necessità, di accompagnamento di un sistema che non regge. Se è vero che su 130 mln di entrate abbiamo 205 mln di uscite, nel 2022 saranno 214 mln e nel 2023 saranno 223 mln di euro. Credo l’indirizzo sia quello di rafforzare sempre più la parte contributiva, ma anche che il sistema debba restare ibrido, anche a regime, per tutelare le pensioni più basse. Ma progressivamente non possiamo fare altro che andare verso pensioni di tipo retributivo. E questa riforma introduce elementi sulla componente contributiva che sono storici. C’è un rafforzamento del Fondiss che passa dal 4 al 7%, con possibilità fino a 14%. Noi però non possiamo anche qua pensare che si possa continuare a considerare le percentuali di conversione, come se un secondo pilastro non esistesse. Chi sostiene che si sarebbe dovuto passare oggi a un sistema contributivo sta bleffando, significherebbe esporre il 95% dei lavoratori a pensioni sotto la somma del minimo. Chi va in pensione oggi, fino al 2005 ha versato contributi ridicoli e di questo dobbiamo tenere conto.
Alessandro Cardelli, Pdcs
Le pensioni sono argomento sicuramente atteso e sicuramente impopolare, perché si chiedono sacrifici a tutti, a fronte di una instabilità cronica dei fondi, ma è un impegno che questa maggioranza e questo governo si sono presi di portare avanti con il programma di governo. Credo la Segreteria per la Sanità abbia portato avanti un provvedimento che si contraddistingue per il suo equilibrio e gradualità, ringrazio la Segreteria e anche i relatori, entrambi hanno proposto all’Aula riflessioni e interventi utili.
Tutti in Aula dobbiamo riconoscere come un intevento in materia pensionistica sia necessario, poi si può dire che sia insufficiente, che doveva essere diverso, ma tutti concordiamo sulla sua necessità. Il punto di partenza è questo e ce lo dicono i dati: il disavanzo, l’intervento dello Stato ogni anno aumentano e se si vuole ridurre il disequiibrio di bilancio si deve approvare questo intervento. Che ridurrà il contributo dello Stato e lo sbilancio del fondo pensioni. Il Pdl è caratterizzato da una serie di direttive, la principale è allungare vita lavorativa e contributiva a 103, sono poi introdotti sistemi di incentivo o e disincentivo, c’è indubbiamente un lieve e graduale aumento delle aliquote che tocca sia lavoratori , sia le imprese, ma purtroppo la necessità ha portato maggioranza e governo a dover intervenire in modo concreto sul fondo pensione. Una riflessione della minoranza che convidido è ritenere che la riforma pensionistica debba tenere in considerazione l’intero sistema economico sammarinese. Ma bisogna dare atto al governo che interventi in questo senso li sta facendo, non è vero che manca un progetto unitario. Creodo la riforma sia necessaira, anche se difficile da sostenere perché ha scelte sulla cittadinana, ma a livello di prospettiva potrà dare risultati nei prossimi anni e potrà essere riconosciuta come riforma equilibrata.
Matteo Ciacci, Libera
Con Ciavatta non siamo mai stati morbidi nella sua azione da Segretario di Stato, in particolare sulla gestione della sanità, ma devo riconoscere- ed è l’unica nota di merito che farò al Segretario- da parte sua la volontà di aver portato a conclusione il progetto di legge. Quando parliamo di una riforma non sufficente e non all’altezza delle aspettative, sono sicuro che lei stesso Segretario avrebbe voluto portare a casa un intervento da un punto di vista ragioneristico che ‘facesse di più’, ma ha trovato mediazioni in maggioranza e sono state tutte a ribasso. Manca una visione di insieme perchè nel momento in cui si portano avanti interenti sul previdenziale, mancano ancora interventi di riforma sul lavoro e sull’Irg, due interventi in cui maggioranza e governo sono venuti meno. Il Sds Lonfernini ha ritirato tutto. La Dc anche in questa legislatura ha deciso di non fare niente. E gli unici interventi che vanno ad agire su alcune leve del sistema le ha fatte la Segreteria per la Sanità di Ciavatta.
Sugli aspetti della riforma che non convidiamo vi è l’intervento va andare a prendere risorse sul fondo pensioni. E’ stato assolutamente spregiudicato, andando a colpire i soldi dei lavoratori e non intervenendo piuttosto con politiche di bilancio, perché dobbiamo chiamare tutto il governo e non solo lei, che oggi ha un paese in piazza, a intervenire. Altro aspetto: gestione Fondiss e fondi. E’ innegabile sia una sfida quella di adottare rendimenti più efficenti e più validi per i nostri pilastri, ma attenzione, siamo un paese piccolo con poca liquidità ed elementi di salvaguardia e garanzia io li manterrei.
Alessandro Mancini, Npr
Il mio sarà un intervento politico. Questa maggioranza e il governo che la sostiene nel 2019 si sono preso un impegno con i cittadini con un programma elettorale, e al centro del programma c’era la necessità di fare interventi di riforma che da tanto tempo non venivano affrontati. Oggi siamo in Aula per affrontare la riforma previdenziale, tra 10 giorni torneremo per affrontare la riforma del lavoro e i primi dell’anno, dopo il bilancio, saremo in Aula per parlare di Igr. Tre riforme necessarie, che devono andare di pari passo, e ci mancherebbe, non più rinviabili. Se si voleva fare come in passato, gli alibi li potevamo avere, potevamo dire ‘ferma tutto ci penseranno gli altri’. Dl resto questa è stata una legislatura non ordinaria, prima la pandemia, poi il conflitto internazionale che purtoppo non è concluso. Avevamo gli alibi per dire ‘fermiamoci, lavoriamo sull’attualità’.
Questa riforma porta correttivi: sull’età di pensionamento, introduce il part-time pensionistico, c’è un incremento delle aliquote del primo pilastro. Il dato che non dobbiamo dimenticare è il disavanzo di 75 mln di euro, entrano dai contributi 130 mln di euro e ne escono 205 mln, questo il vero problema che ci porta a porre dei correttivi. Chiaro che se nei prossimi anni aumenterà in modo esponenziale il numero dei lavoratori, questi correttivi potrebbero già avere una revisione. Innovativo è l’articolo che prevede il tavolo di monitoraggio con tutti gli attori. Non è un contentino per i sindacati, ma una proposta della maggioranza. Non è vero che non c’è stato confronto, abbiamo aperto più di un anno fa i lavori in Aula, con dibattiti preliminari sul sistema previdenziale e sul sistema del mercato del lavoro e si è iniziato a lavorare. Tantissimi sono stati gli incontri con categorie e sindacati. E va riconosciuto alla Segreteria compentene e al Segretario Ciavatta non aver mai mancato il confronto con categorie e sindacati. Forse si poteva fare qualcosa di più con la politica che comunque spazi ne ha avuti.
Andrea Zafferani, Rf
Effettivamente abbiamo cercato in Commissione come opposizione a provare a dare un contributo per cercare di migliorare una riforma che comunque non convidiamo, perché riteniamo fosse un dovere farlo. Non dubito che nella scorsa legislatura diversamente l’opposizione di allora avrebbe fatto barricate. Nel merito non condividiamo la riforma, né come è stata proposta, né come è uscita dalla commissione. Non condivido l’approccio del Segretario che fa pensare che ogni 3-4 anni bisogna fare una riforma delle pensioni, che devono essere invece durature. E’ un principio di base. L’effetto di questa riforma che avremo nei prossimi anni sarà comunque un sistema previdenziale fuori controllo con un fondo dimezzato. Tra 10 anni, un tempo previdenziale corto, anzi fra 8 anni, avremo un deficit di nuovo fuori controllo, i disavanzi si rialzeranno a cifre insostenibili con un fondo pensioni dimezzato e il prossimo governo dovrà rifare una riforma pensioni dolorosa ancora una volta per chi lavora, con meno possibilità di intervento.
Lei Segretario si è trovato da solo nel fare riforme, rispetto ai suoi colleghi. Il Sds Lonfernini è tornato sui suoi passi, il Sds Gatti si è fatto di nebbia sull’Igr, mentre lei è l’unico a portare avanti una riforma in questo quadro politico.
Fondiss non può essere un corpo estraneo rispetto alla riforma prevideniale. Non si può dire, ‘adesso facciamo la riforma del primo pilastro, poi faremo Fondiss’, le due cose devono andare insieme. Si agisca sui rendimento dei Fondi, ma per Fondiss c’è anche una questione di quota contributiva. Abbiamo fatto tante considerazioni a latere sulla riforma: per esempio la scelta sbagliata di andare a ridurre il contributo Smac sui carburanti in questo momento. Poi le difficoltà legate oggi sui riscatti di laurea, abbiamo fatto proposte respinte, c’è un eccesso di disincentivi in riforma che abbiamo denunciato in commissione e interverremo anche qui con aggiustamenti. Per carità l’intervento andava fatto, ma per quello che lascia in eredità non è un granchè andarne fieri.
Mirco Dolcini, Dml
Era un procedimento necessario da affrontare, sicuramente sì. Non si può pensare a una riforma pensionisica solo con ‘tagli qui e tagli là’. Certo, si fosse intervenuto prima, i sacrifici sarebbero stati minori e non così importanti. E con riforme sullo sviluppo economico richieste a gran voce da Motus, a cui gli alleati non hanno creduto, come il Piano sviluppo 2030, e se si fosse accelerato il processo digitalizzazione, sicuramente si sarebbero potuti chiedere meno sacrifici, ma questi interventi andavano fatti e provvederemo a votarli. Poi Motus ha presentato diversi emendamenti a questa riforma, purtroppo senza accogliere consenso di percentuale tale di votanti per renderli effettivi. Continueremo a presentarli, faccio l’esempio della ritenuta di solidarietà provvisoria, che dovrebbe essere provvisoria appunto, ma nel testo di legge non c’è un termine. Noi abbiamo indicato il 2025. Abbiamo presentato poi l’emendamento per ridurre i tagli ai contributi Smac, non ci sembra un intervento corretto.
Stiamo assistendo qui fuori allo sciopero generale molto partecipato, io ritengo la partecipazione della cittadinanza sia comunque una cosa positiva, e poi vorrei capire fino a che punto abbia consapevolezza dei singoli articoli della riforma. Forse lo sciopero è un po’ tardivo per la riforma, mentre è più puntuale lo sciopero su una migliore politica dei redditi, su cui ci impegnamo, e ul rinnovo dei contratti.
Denise Bronzetti, Gruppo misto
Una riforma pensionistica non può essere solo un riequilibrio di quello che nel tempo non ha funzionato, è anche un modo per recuperare e tenere conto della situazione del Paese, intervenire e vedere con quali altri strumenti è possibile recuperare un gap notevole. Bene ha fatto il Segretario nel suo intervento a riproporre in Aula quale è stato il percorso che ha portato alla Riforma, e il ‘non fatto’ che ha contribuito a peggiorare la situazione che era sotto gli occhi di tutti. A me piacerebbe fare alcune considerazioni sulle quali è difficile essere chiari, per esempio, alcune persone sono andate in pensione con assegni mensili con retribuzioni più alte divquelle che percepivano a fine carriera.
Federico Pedini Amati, Sds per il Turismo
Mai visto una riforma previdenziale che producesse una tifoseria da stadio come quella che sentiamo qua fuori. E’ la migliore riforma del mondo? Tutto gira perfettamente? Certamente no e lo ha detto anche il Segretario Ciavatta. Ma necessariamente bisogna prevedere una riforma previdenziale che interessi tutti, anche quelli nati ieri, abbiamo una spesa per 205 mln ed entrate per soli 130 mln, da questo dato non ne usciamo.
Negli anni d’oro, in cui il bilancio dello Stato era in attivo, abbiamo deciso di mandare in pensione le persone con un versamento previdenziale ridicolo. Era una scelta del governo e della maggioranza di allora, abbiamo detto di dare una ricaduta economica in campo previdenziale ai cittadini e non era completamente sbagliato in una situazione con il bilancio in attivo. Ora ci sono due cose da fare: invertire la tendenza del costo dei 205 mln e dobbiamo garantire reddito alle pensioni più basse.
Noi ci eravamo impegnati nel programma di governo a fare la riforma previdenziale, siamo in ritardo e non va tutto bene, ma non possiamo far finta che in questi 3 anni sia andato tutto bene, è capitata la pandemia, è capitata la guerra, e non l’abbiamo scelta, è capitato un combinato disposto di aumento delle bollette, e siamo arrivati in netto ritardo sicuramente, ma adesso la riforma è sul tavolo. Mi va bene in tutto, in particolare la parte degli imprenditori? No, ma bisogna che governo e maggioranza prendano le decisioni. E non si può venire in piazza- che tira sempre in un momento di riforma previdenziale- a cose fatte. Una mobilitazione aveva più senso pun mese fa, non quando si vota in seconda lettura la riforma previdenziale.
Marica Montemaggi, Libera
Si rimane basiti ad ascoltare le posiziomi di un Segretario quando di sotto c’è una piazza che vede centinaia di cittadini in protesta. Un’analisi così ‘sempliciona’ della realtà di un Segretario che addirittura sfida la piazza è rappresentativa del modo in cui questo governo mantiene questo atteggiamento, senza ascoltare il grido di aiuto dei cittadini. Lei critica il sindacato per aver organizzato lo sciopero a cose fatte, ma se gli incontri con le organizzazioni sindacali avessero portato alla concertazione, non si sarebbe arrivati alla giornata di oggi, quando si culmina l’iter legislativo dela riforma. E oggi non credo sia lo sciopero dei sindacati, ma dei cittadini, con una partecipazione così ampia e non legata solo a questo pdl. Le motivazioni che accompagnano lo sciopero sono tante e non solo la riforma. Come Libera abbiamo sempre parlato della necessità di questo tipo di intervento. Se questa maggioranza avesse dimostrato un decimo della resposnaiblità che sta dimostando Libera nei confornti dei Pdl, questi inteventi si sarebbero anche potuti fare, ma troppo spesso la propaganda impedisce di mettere davanti le necessità del Paese.
Paolo Rondelli, Rete
Credo che si debba ragionare molto serenamente su un argomento così complesso. Lo sciopero si va a delineare come un insieme di argomenti e non è solo legato al tema che stiamo affrontando. Ovvero la riforma delle pensioni, un sistema che non può reggere sia per le nicchie di benessere e di privilegi che derivano da regole precedenti, mai messe in discussone. Non si è mai cercato di fermare una serie di priviegi che con certi regimi contributivi portano contributi superiori rispetto all’ultimo periodo contributivo e non si può mantenere così stabilità di sistema con le future generazioni. Mi risulta ci sia stato un lungo lavoro di confronto condotto dalla Segreteria per la Sanità e da parte consulenti con categorie e sindacati. C’è un obbligo morale di garantire stabilità di sistema, anche se c’è il rischio di scontentare qualcuno, ci siamo dati dei limiti e dei compiti in questa legislatura: portare avanti riforme- del lavoro, pensioni e poi anche quella sull’Igr. E alcuni mesi fa veniva richiamato il fatto che questa maggioranza non portava avanti irofrme, oggi le portiamo avanti, ma non vanno bene. Mi sembra un comportamento un po’ distopico, si deve dare forse contro per partito preso. Nessuna riforma delle pensioni copreun lungo periodo, inutile fare gli ipocriti.
Matteo Rossi, Npr
Ci siamo. La prima delle riforme significativa approda in Aula in seconda lettura e credo la piazza piena sia un segnale anche stimolante. La mia paura più grande era piuttosto l’apatia. Credo sia stato un lavoro equilibato fatto nel modo più opportuno a livello di confronto e metodo. La prima considerazione da fare è quella che mi ha lasciato più basito: noi, tutti gli anni, paghiamo 50-60 mln di euro ai pensionati, dal bilancio va questa somma al fondo pensione, è una sorta di reddito di cittadinanza ai pensionati. E serviva un correttivo, non ce lo possiamo permettere che un terzo delle pensioni le paghi lo Stato.

E’ lampante come vada riformata la gestione di questi fondi. Nelle commissioni stesse, quella di previdenza, per esempio, va riformata e professionalizzata. Chiaro che i rendimenti dei fondi vanno cambiati. I fondi pensione sono stati fondamentali per le banche sammarinesi, ma non è pensabile siano solo il tesoretto per tenere in equiibrio i bilanci delle banche. Torno quindi a ribadire la necessità di revisione anche del sistema bncario. E’ infatti una riforma che interviene su molti aspetti della nsotra economia. Non penso sia una ‘riformina’, ma un intervento che porterà risultati importanti per il paese.
Alessandro Bevitori, Libera
Dobbiamo prendere atto tutti qui dentro che la piazza qua fuori è piena. La cittadinanza a gran voce ci sta dicendo qualcosa. Io mi sono fermato questa mattina in mezzo ai manifestanti che non contestano di per sé nel merito la riforma prevideniale. E’ una contestazione più estesa per il governo e per la mancanza di progettualità. Ma è soprattutto una mancanza di fiducia che non c’è più verso questo governo. Si contesta il fare politiche recessive che vanno a mettere le mani in tasca ai cittadini in assenza del recupero del maltolto I sammarinesi stanno lamentando questo fuori da palazzo .Il resto viene tutto in seconda battuta. Poi il problema, Segretario, è che lei dimezza il Fondo pensioni e poi ci dice che dobbiamo gestirlo in modo manageriale per fare rendimenti più alti. Oggi dobbiamo tenere in considerazione questa piazza, io sono vicino a tutti i sammarinesi che hanno dato questa forte risposta al governo e al palazzo.
Marco Nicolini, Rete
Fuori da palazzo c’è la cittadinanza movimentata dalle sigle sindacali in uno sciopero generale che registra massiva partecipazione ma è comunque un fuoco su cui soffia qualche membro di opposizione. Niente di strano, è quello che fanno sindacati e opposizione. Se non fosse per qualche inclinatura: i sindacati hanno recriminazioni piuttosto inconsistenti rispetto questa riforma, perché dicono non sia equa e non ci sia stata condivisione, cose fasulle. In sostanza il sindacato ci dice che il sistema pensionistico andava bene come era. E non dice che gli incontri sono stati numerosi e articolati. La riforma non è fatta dal Segretario con la mannaia, ma in punta di fioretto, ponendo attenzione agli equilibri del nostro sistema. La sostenibilità è il principio cardine di questa riforma, ma lo sono anche il rispetto per le future generazioni, la stabilizzazione del deficit, la fruttuosità del fondo di riserva. Si introducono incentivi e disincentivi che prolungano l’età lavorativa, si norma il part time pensionistico, si fissano principi di prepensionamento per le donne con i figli, si assicurano i principi di equità intergenerazionale e all’interno della stessa generazione. Chi avrebbe potuto far meglio di questo e avuto il coraggio di mettere mano in tale ginepraio? Ringraizo chi ha lavorato a questa riforma.
Gaetano Troina, Dml
La riforma era un intervento necessario, tante le distorsioni evidenti a tutti ormai da tempo. Ecco perché alcune disposizioni risultano doverose e non più rimandabili. Se in questi tre anni si fosse stati più veloci e convinti nel lavorare insieme su normative che agevolassero lo sviluppo economico e digitale del paese, garantendo nuove entrate allo Stato, non sarebbe stato necessario intervenire nelle condizioni in cui lo stiamo facendo ora. Senza l’ingresso di nuove risorse, il paese è destinato a continuare a ridurre importi di stipendi e pensioni o aumentare le imposizioni. E’ già tardi per cambiare rotta ed evitare l’iceberg. In ambito della commissione IV, coerentemente con le posizioni sempre tenute, Dml ha presentato diverse proposte di modifica, per rendere l’intervento più bilanciato, tenendo presente che l’unico modo per favorire la ripresa è incentivare i consumi. Uno sviluppo economico che può ripartire mettendo in atto proposte concrete sul tavolo già da tempo. Come Dml abbiamo espresso contrarierà rispetto alcune disposizioni del provvedimento tra le quali il limite del 2% della rivalutazione annuale delle pensioni ordinarie, perché si va indebolire troppo il potere di acquisto delle famiglie. Siamo stati nettamente contrari ad articoli che introducono misure relative alla società tra professionisti, misura che riteniamo discriminatoria rispetto ad altre tipologie di attività economiche. Contrarietà anche sul mancato riconoscimento del rimborso Smac per i prodotti petroliferi. Tra le proposte presentate da Dml ricordiamo quella di ripristinare la disposizione per l’abbattimento del reddito minimo per i primi 5 anni di attività dei lavoratori autonomi, parzialmente accolta fino ai primi 4 anni, nonchè quella di consentire versamenti volontari per lavoratori part time, oltre alla limitazione temporale della ritenuta di solidarietà che è doverosa ma necessità di essere ben circoscritta. Con la speranza i lavori portino a ulteriori miglioramenti del testo, in questo paese chi ha sempre dichiarato tutte le proprie entrate in modo corretto ha dovuto sopportare un’ingiustizia sociale rispetto chi, a conti fatti, senza fare altrettanto, è rimasto impunito. Mancano ancora disposizioni concrete sui controlli in merito al dichiarato e al versato, oltre a sanzioni efficaci. Questo è l’intervento più urgente da fare. Altrimenti Se si mantiene il livello attuale, la soluzione sarà sempre aumentare le imposizioni, incentivando di conseguenza il nero, non è più accettabile. E questo è il motivo per cui come cittadino vorrei scioperare.
Eva Guidi, Libera
Oggi abbiamo la cittadinanza in piazza chiamata a uno sciopero generale che vede tutte e tre le sigle sindacali unite che gridano la propria contrarietà, alla legge sulle pensioni, ma anche a provvedimenti e cose che si sono viste nell’ultimo periodo, e a un governo sordo alle preoccupazioni dei cittadini. Basta guardare alle scritte sui cartelli: riguardano le bollette e il caro energia su cui è stata fatta una confusione esagerata, e qui è necessario che il governi lo comunichi presto e con chiarezza cosa devono aspettarsi. Ci sono poi cartelli che riguardano la sanità e anche in questo caso le preoccupazioni dei cittadini da tempo sono manifestate, dai social alle lettere sui giornali. Ma sono anche proteste sulla questione del debito e quello che ne è la finalità. Manca un vero e proprio progetto di sviluppo e bisogna essere molto vigili.
Noi delle opposizioni siamo stati poco coinvolti e abbiamo chiesto quali fossero le scelte-base della riforma, ma poi ci siamo resi conto che le risposte non venivano date. Una cosa però risulta chiarissima con la riforma: il bilancio dello Stato avrà un minore carico di 20 mln di euro per 10 anni perchè se ne farà carico il fondo pensioni. E’ una riforma che trova il suo sostentamento solo sui soldi dei cittadini, ma non sulla legge di bilancio. Non è una soluzione questa. E’ una manovra che non fa nulla di diverso dello svuotare altri fondi come in passato. E’ una riforma non del sistema previdenziale, ma del Fondo pensioni. Su Fondiss nessun intervento, massima vigilanza perché tra qualche anno diventerà un fondo importante, saremo vigili . Sull’Iced ci direte cosa avete contro, è un provvedimetno che va verso l’equità. Mentre il Sds Lonfernini fa presente che la sua non rapprenta una riforma, anche lei Segretario ha fatto presente che questa non è una legge risolutiva e dovremo tornarci sopra tra qualche anno, ma mi viene da dire: non eravate voi il governo delle riforme?
Adele Tonnini, Rete

Non credo esista una riforma pensioni senza scioperi e proteste, credo sia nella normalità delle cose. Allora bisognerebbe chiedersi perché nessuno ha portato avanti una riforma sul tema. Una riforma necessaria per coprire un gap che perdura da anni. Dal 2017 il contributo dello Stato è sempre andato aumentando, il disavanzo è sempre maggiore, da una perdita di 2,5 mln a 6 mln nel 2018, 22 mln nel 2020 e 18 mln rispetto al 2021. E il contributo dello Stato è andato sempre aumentando dai 44 mln nel 2017 ai 57 mln che lo Stato dovrà versare nel 2021. E’ una riforma che arriva tardi, ma non si poteva più nascondere la testa sotto la sabbia. Eppure dall’ultima riforma ad oggi non ci si è mai messo mano a risolvere le storture. Chiaro che opposizione e sindacato fanno il loro ruolo e anche noi siamo maggioranza e governo per fare le cose, non solo per dirle, malgrado tutti i problemi che ci sono. Se si pensa di portare una tale legge con il plauso del paese si è utopistici, ognuno pensa al suo interesse. Ecco perché non è la riforma migliore del mondo, ma è il massimo che si è potuto fare in questo momento. A regime, questa riforma farà risparmiare 50 mln di euro tra magigori entrate e uscite, è una riforma vera, checchè ne dicano le opposizioni, piuttosto che prosciugare la cassa compensazioni come avvenuto nelle legislature precedenti, oggi abbiamo dovuto tappare buchi ma non con un escamotage fatto per non scontentare nessuno. Obiettivo di quseta riforma è mantenere disavanzo stabile e intervenire tra 4-5 anni rivedendone l’impatto. La ritengo una buona riforma.
Massimo Andrea Ugolini, Sds per la Giustizia
Non è mai facile portare interventi di carattere economico come sugli aspetti pensionistici. Chiaramente manifestazioni come quella odierna vengono ad acclarare questi elementi. Da parte mia vorrei per prima cosa rimarcare il ringraziamento al collega Ciavatta per l’immane lavoro svolto sul tema di questa riforma che, vorrei ricordare, ha dato continuità al gruppo di lavoro e consulenti che da anni, non solo con questo governo, hanno lavorato sul tema di una riforma di carattere pensionistico. E’ dal 2011 che non ci si affacciava più su questo tema della riforma, perché è più facile dire che questi interventi ‘non li facciamo’, ma non sarebbe stato responsabile. Quando un fondo ha uno sbilancio di 75 mln l’atteggiamento di responsabilità è dire ‘dobbiamo intervenire’ affinché questa stortura non si applichi negli anni a venire. Qualcuno ha definito il lavoro ‘debole’ perché non si è voluto fare unariforma lacrime e sangue. E penso il Segretario abbia fatto bene, cercando un più equo bilanciamento del peso sulle tasche dell’economia dei lavoratori e delle famiglie e dei pensionati. Si è cercato di fare un lavoro in prpspettiva anche in considerazione delle tre riforme che vengono avanti. E’ chiaro che c’è un problemasul caro vita, evidenziato anche dalle protesta in piazza, e si cercherà in maniera costruttiva di cercare una formula più sostenibile possibile per famiglie e imprese.
Giuseppe Maria Morganti, Libera
Il Pdl non è supportate da analisi specifiche di tipo matematico o statistico che possano indicare un equilibrio all’interno di un regime pesionistico che fino a ieri è stato il fiore all’occhiello del nostro welfare-state e oggi sta vivendo invece enorme difficoltà, un problema insanabile perché la differenza tra pensionati e lavoratori si sta assotigliando. Da un lato i 70-75 mln di gap tra pensioni erogate e contributi, dall’altro i 50 mln si sa che li metterà lo Stato e si generanno pressioni sul deficit di bilancio dello Stato. Ancora uno scompenso, malgrado la compensazione dello Stato. Poi ci sono i soldi del fondo pensioni, come facciamo a dire che la riforma viene accompagnata dal fondo pensioni? Verrà depauperato di 195 mln in 10 anni, misura che casomai chiude un buco che la riforma non è di fatto riuscita a sanare. Per questo non si può essere d’accordo.
Selva Aida Maria Adele, Pdcs
Alcune considerazioni. Quello che ho colto, nel preparare la relazione, è che secondo me comprendere la riforma previdenziale in tutti i suoi aspetti non è facile. Di fatto, questo intervento è semplicemente per ribadire gli aspetti sostanziali che in parte, anche se con finalità diverse, il consigliere che mi ha preceduto ha evidenziato lui stesso. Questa riforma mantiene istituti che ci sono già in Repubblica, istituiti con valore solidaristico. Abbiamo un sistema misto basato soprattutto sul retributivo che garantisce proprio le pensioni più basse. Posso capire che tutte le riforme richiamano lo sciopero, ma dite voi stessi che è una riformina, se avessimo proposto di più, cosa avreste detto? La necessità al momento non permette di procedere diversamente, si è provato a contemperare tutte le esigenze. L’invito è di cercare di analizzare meglio il momento, i dati nelle relazioni, e di fare anche forse meno demagogia che non serve a nessuno. Leggete le relazioni, si può capire che è veramente necessario procedere con questa riforma. Maggioranza e questo governo si son posti l’obiettivo della riforma previdenziale, un lavoro non facile, anche sotto il profilo economico. Condivido molto anche le considerazioni che qualcuno ha fatto presente, ci troviamo in Aula a discutere di un provvedimento che fino a qualche tempo fa tutti conoscevano nella sua necessità, ma nessuno lo ha voluto fare. Anche chi ha avuto un ruolo nelle legislature precedenti non ha voluto entrare nel merito, forse è stato comodo, così il sistema è arrivato a un punto non più rinviabile.
Il segretario per la Sanità ha condiviso il suo lavoro con il congresso di Stato e con le parti sindacali che oggi sono in piazza, ma è difficile sostenere che non stiamo intervenendo a favore del futuro del Paese e delle generazioni future. Quando si guardavano i primi calcoli e le prime proiezioni da oggi, fino al tempo in cui scadeva la sostenibiltà dei pilastri, c’era da far tremare i polsi. Oggi interveniamo con una misura compatibile con le nuove proiezioni e sostenibile con gli aspetti di natura sociale ed è lavoro da portare a compimento quanto prima. Non sarà risolutivo di tutti i problemi, continueremo e avremo l’ambizione di lasciare un paese più in ordine di come lo abbiamo raccolto a inizio legislatura.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it