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Tg Ambiente, edizione del 15 novembre 2022

Si parla di allevamenti e inquinamento, stufe a legna e plastica

Pubblicato:15-11-2022 16:07
Ultimo aggiornamento:15-11-2022 17:22

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ALLEVAMENTI INTENSIVI INQUINANO, INCHIESTA GREENPEACE

894 allevamenti intensivi inquinanti appartenenti a 722 aziende, segnalati nel Registro europeo delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti, che emettono maggiori quantitativi di ammoniaca, sostanza dannosa per l’ambiente e la salute umana. Li ha catalogati Greenpeace in una mappa che mostra come le regioni della Pianura Padana siano quelle maggiormente a rischio. Qui, infatti, ha sede il 90% degli allevamenti italiani che nel 2020 hanno emesso più ammoniaca. Capofila è la Lombardia, dove si trova oltre la metà degli stabilimenti che emettono grandi quantità di ammoniaca, “un inquinante che concorre in maniera importante a formare lo smog che respiriamo”, denuncia l’associazione: combinandosi con altre componenti atmosferiche come ossidi di azoto e di zolfo, l’ammoniaca genera infatti le pericolose polveri fini. Dati alla mano, spiega Greenpeace, in Italia gli allevamenti sono la seconda causa di formazione del particolato fine, risultando responsabili di quasi il 17% del PM2.5, più dei trasporti (al 14%) e preceduti solo dagli impianti di riscaldamento (al 37%). L’inchiesta dell’associazione ambientalista mostra inoltre come quasi 9 aziende su 10, tra quelle che possiedono allevamenti segnalati nel Registro europeo delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti abbiano ricevuto finanziamenti nell’ambito della Politica Agricola Comune (PAC): un totale di 32 milioni di euro nel 2020, per una media di 50.000 euro ad azienda.

ATTENZIONE ALLA STUFA A LEGNA, EMETTE CO2 E PM2.5

Molti puntano sulle stufe a legna visto il caro energia legato al gas, ma la combustione del legno produce più CO2 per unità energetica delle energie fossili – come gas, petrolio, carbone – e le emissioni di anidride carbonica derivanti dalla combustione di biomassa legnosa nell’Ue superano i 400 milioni di tonnellate l’anno, poco più del totale della CO2 emessa dall’Italia nel 2020. In tutto ciò sono di 17 miliardi di euro ogni anno i sussidi per questa fonte classificata come rinnovabile. E l’Italia è un grande importatore di biomassa forestale. Anche la salute viene messa a rischio: la combustione della legna è la prima fonte di polveri sottili PM2.5, una delle principali cause di inquinamento dell’aria, che causa in Europa oltre 300.000 decessi prematuri. Lo denuncia Green Impact, l’associazione italiana che fa parte di una coalizione di più di 100 associazioni europee – Forest Defenders Alliance – lanciando un grido di allarme “per le foreste europee che stanno andando in fumo per la produzione di energia”. Nel 2020 il 47% della biomassa bruciata è stata utilizzata per il riscaldamento residenziale e di servizi commerciali, 30% nel settore energetico e il 22% nel settore industriale. La biomassa residenziale, da sola, è principalmente originata da tagli di foreste in particolare quella utilizzata da Belgio, Danimarca, Italia e Paesi Bassi. Insomma, La biomassa forestale utilizzata per produrre energia fa male all’ambiente, al clima, alla salute e anche al portafoglio, eppure è classificata come rinnovabile e promossa come pulita, denunciano gli ambientalisti.

AMI E ROMANATURA INSIEME CONTRO LA PLASTICA

Oltre 66 chili di rifiuti tra plastica, carta, vetro, metallo e mozziconi di sigarette. È questo il triste bottino che i volontari di Ambiente Mare Italia e RomaNatura hanno raccolto sabato nell’azione di beach clean up nel tratto di costa di Ostia a ridosso del Canale dei Pescatori. L’azione di pulizia è stata preceduta da un incontro pubblico che si è svolto presso la Casa del Mare di Ostia, organizzato dall’Ente RomaNatura in collaborazione con Ambiente Mare Italia – AMI, nell’ambito del Programma Gens – Progetto Liberiamoci dalla plastica. Durante l’incontro è emerso come plastiche e microplastiche non risparmiano i fiumi, come dimostra l’ultimo rapporto dello IUCN, Unione Internazionale per la Conservazione della Natura. Lo studio stima una dispersione di plastica annuale media di 229.000 tonnellate, costituite dal 94 per cento di macro-plastiche e dal 6 per cento di micro-plastiche. Secondo il rapporto, gli ‘hot-spot’ di plastica sono situati vicino alla foce dei principali fiumi e vicino alle grandi aree urbane.
Per questo l’Ufficio di Scopo Piccoli Comuni e Contratti di Fiume della Regione Lazio ha portato avanti una sperimentazione che ha previsto l’installazione di barriere in polietilene nel letto del Tevere vicino alla foce, nel territorio del Comune di Fiumicino e sul Fiume Garigliano nel territorio di Minturno, in grado di intercettare i rifiuti e accumularli in un’area specifica, dalla quale vengono successivamente raccolti.


LAMINAZIONE SOTTILE E SOSTENIBILITÀ, UNA PRIORITÀ DEL GRUPPO

“La nostra è un’azienda che ha un tipo di produzione pesante con un elevato impatto sull’ambiente. Abbiamo sempre pensato che la sostenibilità non fosse un qualcosa di cui avere cura per via delle norme esistenti, ma riteniamo sia una leva di business: da sempre l’azienda ha avuto grande cura della gestione delle risorse, a comiciare dagli anni ’80. Questo nostro dna con il tempo si è incontrato con le esigenze del mondo: il cambiamento climatico, il green deal, le zero emissioni, spinte esterne che sono state semplicemente un acceleratore dei nostri processi”. Lo spiega Massimo Moschini, presidente di Laminazione Sottile, fondata a Napoli nel 1923 e attiva nella lavorazione di prodotti semilavorati in alluminio. Il gruppo – articolato in nove aziende, comprensive della capogruppo casertana, dislocate in Italia, Regno Unito, Germania, Turchia, Stati Uniti e Corea del Sud – ha fatto della sostenibilità una priorità attraverso riduzione delle emissioni in atmosfera, recupero energetico, impiego di fonti energetiche rinnovabili, riduzione dei consumi dell’acqua industriale e dei relativi scarichi idrici, riduzione della quantità di rifiuti prodotti e delle materie ausiliarie indispensabili per il processo produttivo. Investimenti continui e attività mirate di ricerca e sviluppo hanno consentito di registrare su base annua, nel 2021, grazie ai progetti avviati, a fronte di una rilevante crescita produttiva, risparmio energetico del 9% (per tonnellata prodotta), riduzione dell’8% delle emissioni di anidride carbonica, risparmio del 24% di acqua, riduzione del 7% di gas naturale, risparmio del 4% di rifiuti.

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